Il Diario di Anna Frank non fu scritto solo da lei
La fondazione che ne gestisce i diritti ha dichiarato coautore il padre Otto: quindi i diritti d'autore non scadranno più nel 2015 ma nel 2050
La Fondazione svizzera Anne Frank Fonds, che gestisce i diritti di Diario di Anna Frank ha stabilito che il padre di Anna, Otto Frank, è co-autore della famosa biografia, e non soltanto il suo curatore com’era stato considerato finora. La decisione ha un importante risvolto pratico, perché prolunga di molti anni il copyright sul libro, gestito appunto dalla fondazione.
Le leggi europee in materia di proprietà intellettuale sui libri (in Italia la legge è la 633 del 1944) stabiliscono che il copyright si estende per 70 anni dopo la morte dell’autore. Anna Frank morì nel campo di concentramento di Bergen-Belsen nel 1945: significa che il diritto d’autore sarebbe scaduto il primo gennaio del 2016, e molti editori erano già pronti a pubblicare liberamente il Diario. Ora invece bisognerà aspettare 70 anni dalla morte del padre Otto, avvenuta nel 1980: il copyright sarà così esteso fino al 2050. Negli Stati Uniti il copyright sarebbe comunque scaduto nel 2047, perché la legislazione americana prevede 95 anni dalla prima pubblicazione dell’opera, avvenuta nel 1952. L’estinzione del copyiright permette a chiunque di scrivere libri, commercializzare merchandising o girare un film, senza pagare royalities o chiedere il permesso a chi detiene i diritti.
La Anne Frank Fonds aveva annunciato la possibilità di dichiarare Otto Frank autore del libro un anno fa, e già cinque anni prima aveva chiesto il parere legale di alcuni esperti, dato che Otto Frank aveva editato, modificato e tagliato parti del diario creando così una «opera nuova», «una sorta di collage», come spiega al New York Times Yves Kugelmann, un membro della fondazione. La decisione sta provocando moltissime proteste da parte degli editori ma anche di chi accusa la fondazione di aver mentito per anni, spacciando il diario come scritto un’unicamente da Anna Frank. Spiega per esempio l’avvocato francese Agnès Tricoire, specializzata in diritto della proprietà intellettuale, che «Se accettiamo le argomentazioni della fondazione, significa che ha mentito per anni dicendo che Anna Frank era l’unica autrice del diario».
La fondazione ha spiegato la sua scelta dicendo di voler proteggere Anna Frank e il suo lascito, ma molti la accusano di avere soltanto interessi economici. Come spiega l’avvocato olandese Stef van Gompel, professore dell’università di Amsterdam e specializzato in diritto d’autore: «più a lungo reclama la protezione del copyright, più a lungo potranno chiedere soldi per le pubblicazioni».
L’azione della Anne Frank Fonds è l’ennesimo capitolo dei contrasti con la Casa Anna Frank, fondazione olandese nata nel 1957, che gestisce il museo dedicato ad Anna Frank ad Amsterdam. Le due associazioni hanno lavorato insieme per molti anni, soprattutto per impedire qualsiasi speculazione commerciale sul nome di Anna Frank, ma dagli anni Novanta hanno iniziato una serie di battaglie legali su diritti d’immagine e merchandising. Il museo lavora inoltre da cinque anni con storici e ricercatori per realizzare una versione online del Diario da pubblicare una volta estinto il copyright. Maatje Mostart, una portavoce del museo, ha commentato dicendo che «Non abbiamo ancora deciso come e quando pubblicare i risultati delle nostre ricerche, ma qualunque pubblicazione sarà fatta in maniera legale». E ha aggiunto: «Né Otto Frank né nessuna altra persona è coautore del libro». In Francia ci sono state le proteste più forti, alcune copie complete del diario sono state messe online gratuitamente, ma poi ritirate dopo la minaccia di denuncia da parte delle case editrici.
Il Diario di Anna Frank racconta la vita clandestina di Anna e della famiglia Frank ad Amsterdam, dove si erano trasferiti da Francoforte per sfuggire alle leggi naziste in Germania. Nel 1944 vennero scoperti e arrestati: Anna e sua sorella Margot furono deportate nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove morirono di tifo nel febbraio del 1945, pochi giorni prima della liberazione da parte degli alleati. L’unico della famiglia che sopravvisse all’olocausto fu il padre Otto, che riuscì a far pubblicare il diario in tedesco nel 1947, e poi nella traduzione inglese nel 1952, con il titolo The Diary of a Young Girl. In Italia fu pubblicato per la prima volta nel 1954 da Einaudi, ad oggi è stato tradotto in più di 70 lingue.
La fondazione Anne Frank Fonds, che ha sede a Basilea in Svizzera, fu creata da Otto Frank nel 1963 per gestire le royalties del diario e distribuirle a enti benefici per l’educazione dei bambini: la fondazione non pubblica rapporti sullo stato delle sue finanze ma – scrive il New York Times – negli ultimi anni ha raccolto e donato un milione e mezzo di dollari all’anno (circa 1,4 milioni di euro) a centinaia di associazioni benefiche. Otto Frank è anche il fondatore della Casa Anna Frank, che nel 1960 collaborò col Comune di Amsterdam per recuperare e trasformare in museo la casa in cui si era nascosta la sua famiglia.