116 foto per spiegare la Terra agli alieni
Nel 1977 la NASA mandò due sonde nello spazio: a bordo, tra le altre cose, mise 116 immagini che raccontano la nostra vita, dal sistema metrico al modo in cui comunichiamo con gli sguardi
Nel 1977 la NASA, l’agenzia spaziale degli Stati Uniti, lanciò nello spazio due sonde – Voyager 1 e Voyager 2 – il cui scopo era di vagare per lo Spazio inviando informazioni alla Terra e trasportando il Golden Record, un disco per grammofono registrato e placcato in oro contenente suoni e immagini della Terra, per provare a raccontarla, sintetizzarla e spiegarla bene nel caso qualche forma di vita aliena ci si fosse imbattuta. Le due sonde sono entrambe ancora in funzione e nel 2012 Voyager 1 – la più veloce delle due – ha superato i confini del Sistema Solare.
Il Golden Record trasportato dalle due sonde contiene un saluto fatto in 50 lingue, una raccolta di suoni tipici del pianeta Terra (suoni della natura, ma anche il rumore di un treno), 90 minuti di musica (da Bach a Chuck Berry, ma non i Beatles, perché pare che la loro casa discografica non diede i “diritti” per Here Comes the Sun), un messaggio dell’allora presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter – ci arriviamo poi – e 116 immagini della e dalla Terra, in formato analogico. Le immagini erano tutte in bianco e nero ed erano sia tecniche (informazioni sul Sistema Solare e sull’anatomia umana) che artistiche (paesaggi ed esseri umani, tra le altre cose). Vox ha raccolto e ricolorato le immagini, aggiungendo le scritte in giallo e le “didascalie”. Tra le foto non ci sono immagini di guerre, povertà, carestie, ideologie o religioni: si decise di non metterle.
Voyager 1 e Voyager 2 hanno dei computer di bordo che, spiega Vox, «sono migliaia di volte più deboli di quello dello smartphone che abbiamo in tasca» e in questi decenni hanno mandato molte e fondamentali informazioni su Giove, Saturno, Urano, Nettuno e su molte delle cose che succedono dentro e appena fuori il Sistema Solare. Voyager 1 è al momento a circa 20 miliardi di chilometri dalla terra e dire che è uscita dal sistema solare è in realtà un’imprecisione: lo spazio interstellare non ha un preciso punto d’inizio e il punto in cui termina il Sistema Solare e inizia lo Spazio interstellare non è quindi definibile con precisione.
Che ci sia appena fuori o già dentro, Voyager 1 ha comunque preso abbastanza velocità per iniziare il suo viaggio nello Spazio interstellare ed è probabile che nei prossimi anni e decenni le due sonde continueranno la loro missione, con a bordo il Golden Record, montato all’esterno delle due sonde, protetto da una copertura d’alluminio e accompagnato da delle istruzioni su come aprirlo. L’immagine qui sotto mostra quelle istruzioni sulla “copertina” del Golden Record, e i cerchi gialli su cui è possibile cliccare (aggiunti da Vox) ne spiegano il significato.
È improbabile che il Golden Record venga mai letto da una qualche forma di vita aliena, anche perché le sonde Voyager 1 e 2 non sarebbero in grado di andare verso degli eventuali alieni e comunicare con loro. Dovrebbero essere gli alieni a trovare e intercettare le sonde, provando poi ad aprirle. È impossibile dire se degli eventuali e ipotetici alieni riusciranno a capire quello che troveranno nelle sonde. Il messaggio di Jimmy Carter, per esempio:
Questa navicella spaziale Voyager è stata costruita dagli Stati Uniti d’America. Siamo una comunità di 240 milioni di esseri umani e facciamo parte dei 4 miliardi che abitano il pianeta Terra. Noi essere umani siamo ancora divisi in stati nazionali, ma questi stati stanno rapidamente diventando una civiltà globale. Mandiamo questo messaggio nello spazio. È probabile che sopravviverà per miliardi di anni, quando la nostra civiltà sarà profondamente cambiata e la superficie del pianeta terra enormemente mutata. Dei 200 miliardi di stelle della Via Lattea, alcune – forse molte –potrebbero essere abitate da civiltà che viaggiano nello Spazio.
Se una di queste civiltà intercettasse Voyager e comprendesse questo messaggio:
Questo è un regalo da un piccolo mondo lontano, un estratto dei nostri suoni, della nostra scienza, delle nostre immagini, della nostra musica, dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. Stiamo cercando di sopravvivere al nostro tempo, così da poter vivere fino al vostro. Speriamo un giorno di poter aver risolto i problemi che abbiamo e di raggiungere una comunità di civiltà galattiche. Questo estratto rappresenta la nostra speranza, la nostra determinazione e le nostre buone intenzioni in un immenso e meraviglioso universo.
A decidere cosa doveva andare nel Golden Record non fu però Carter, fu una commissione speciale guidata da Carl Sagan, un astronomo e divulgatore scientifico statunitense. Sagan scrisse – e poi recitò – anche l’estratto noto come Pale Blue Dot, “un pallido punto blu”, dedicato al pianeta Terra, visto da lontano e piccolissimo in una fotografia scattata nel 1990 dalla Sonda Voyager.
Vox spiega che mentre si attende che Voyager 1 e 2 possano arrivare più vicine a una nuova stella di quanto non siano al Sole – se tutto andrà bene ci vorranno 40mila anni – la NASA sta ancora cercando di fare quello che ha fatto con il Golden Record. La sonda New Horizons – quella che ha raggiunto Plutone alcuni mesi fa – raggiungerà lo Spazio interstellare tra circa trent’anni: è stata lanciata senza un Golden Record a bordo, ma le nostre tecnologie ci permettono ora di mandargliene uno (parole, suoni, immagini), con un meccanismo non molto diverso da quello che si mette in atto quando si caricano informazioni su una chiavetta USB. Vox scrive che un gruppo guidato da Jon Lomberg, uno dei membri della commissione guidata da Sagan negli anni Settanta, sta cercando di convincere la NASA a caricare su New Horizons un nuovo messaggio.