Le 4 richieste di Cameron all’Unione Europea
Il primo ministro britannico ha elencato cosa vorrebbe cambiare – su economia, immigrazione e sovranità – in vista del referendum sulla permanenza del paese nell'UE
David Cameron, primo ministro del Regno Unito, ha scritto una lettera a Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, elencando le richieste perché il suo paese possa continuare a far parte dell’Unione Europea. La lettera, che è lunga sei pagine e si può leggere integralmente qui, spiega che tutte le quattro richieste si possono racchiudere in una singola parola – “flessibilità” – ed è un passo propedeutico al referendum sulla permanenza o l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, che si terrà entro la fine del 2017.
Le richieste di Cameron sono:
– proteggere i paesi che non usano l’euro come moneta
Il governo britannico teme che i 19 paesi dell’euro possano approfittare del loro trovarsi in maggioranza nell’UE – i paesi dell’UE sono in tutto 28 – per approvare riforme senza il consenso di chi non fa parte dell’euro. I britannici sono interessati soprattutto alle riforme dei mercati finanziari, particolarmente importanti per Londra. Cameron chiede quindi l’introduzione di un meccanismo che impedisca ai paesi che condividono l’euro di cambiare le regole anche per gli altri, oppure l’introduzione di una specie di “freno di emergenza” che permetta al Regno Unito di sospendere iniziative di questo genere; e chiede che i paesi che non fanno parte dell’euro possano decidere di non aderire a riforme del settore bancario. Il problema è che un simile meccanismo andrebbe inserito nei trattati fondamentali dell’Unione e i tempi tecnici rendono impossibile arrivare a quest’obiettivo entro la fine del 2017.
– mettere la competitività nel DNA dell’intera Unione Europea
Questo è il più semplice tra gli obiettivi enunciati da Cameron, anche per quanto è vago. Il governo britannico fa riferimento soprattutto alle norme e ai regolamenti europei che possono frenare lo sviluppo dell’economia: chiede di rimuoverli, e chiede di rendere più facile la circolazione di merci, capitali e servizi.
– mantenere la sovranità del Regno Unito
Il governo britannico chiede che sia data al Regno Unito la possibilità di recedere dall’impegno – incluso nel Trattato di Roma – per lavorare alla creazione “di un’unione ancora più stretta” con gli altri paesi dell’Unione Europea. Quelle parole – sono solo tre in inglese: “ever closer union” – secondo Cameron non sono solo simboliche, e in questi anni hanno giustificato decisioni che hanno ridotto il potere del Parlamento del Regno Unito a vantaggio di quello europeo. Cameron chiede di introdurre una norma che permetta ai parlamenti dei singoli paesi, coalizzandosi, di bloccare norme decise dal Parlamento europeo; e di rafforzare il principio di sussidiarietà, spostando i luoghi in cui si prendono le decisioni più vicino possibile alle persone coinvolte da quelle decisioni. “Decida l’Europa dove necessario, decidano le nazioni dove possibile”.
– controllare l’immigrazione e limitare gli abusi della libertà di movimento
È il tema che sta più a cuore agli elettori britannici ma anche quello su cui è più difficile che il governo Cameron ottenga quello che spera. Cameron chiede che al Regno Unito sia permesso di introdurre una legge sul diritto di asilo che permetta di accedere al welfare – sgravi fiscali, case popolari e bonus per i figli – solo agli stranieri che risiedono nel paese da almeno quattro anni. Cameron chiede inoltre che quando un nuovo paese entra nell’Unione Europea, i suoi cittadini non abbiano immediatamente diritto alla libertà di movimento negli altri paesi finché l’economia del loro paese non si è “allineata” con quella del resto dell’UE, e che si sorvegli meglio sui matrimoni contratti solo per permettere a un cittadino extra-comunitario di raggiungere l’UE.
Nel presentare le sue richieste, che dovranno essere discusse dalla Commissione e dai capi di stato e di governo dei paesi membri, Cameron si è rivolto direttamente ai cittadini britannici: ha detto che lui rimane favorevole alla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, a queste condizioni, ma che comunque dovranno essere gli elettori a prendere una decisione una volta per tutte. «Sarete voi, il popolo britannico, a decidere. In quel momento avrete in mano il destino del nostro paese. Questa è una decisione fondamentale per il nostro paese, probabilmente la più importante che avremo modo di prendere nell’arco delle nostre vite. E sarà una decisione definitiva».
Il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea era una delle promesse elettorali di David Cameron. Il voto si terrà entro il 2017 – anche il Partito Laburista, dopo un iniziale scetticismo, è favorevole alla consultazione – e sottoporrà agli elettori il quesito: “Should the United Kingdom remain a member of the European Union or leave the European Union?” (“Pensi che il Regno Unito dovrebbe rimanere un membro dell’Unione Europea o lasciare l’Unione Europea?”). Cameron ha detto che spera che le sue richieste vengano accolte, e che in quel caso farebbe campagna elettorale perché il paese rimanga nell’UE; Jeremy Corbyn, nuovo segretario del Labour, ha detto che prima di prendere una decisione vuole vedere se e come Cameron cambierà le condizioni per la permanenza del Regno Unito. Lo UKIP, il partito di destra xenofobo e nazionalista guidato da Nigel Farage, ha già detto che intende votare per l’uscita dall’UE; i Liberaldemocratici, i Verdi e gli indipendensti scozzesi e gallesi intendono votare invece per la permanenza nell’UE.
La prima e ultima volta che i cittadini britannici si sono espressi sui rapporti tra Regno Unito e Unione Europea è stato nel 1975, quando ratificarono con un referendum l’entrata del paese nella Comunità Economica Europea (CEE). Negli ultimi anni però i movimenti anti-europeisti sono cresciuti molto, come mostrano anche i recenti successi elettorali dello UKIP: nel 2014 ha vinto le elezioni per il Parlamento europeo superando Conservatori e Laburisti, mentre alle elezioni legislative ha preso circa 4 milioni di voti, il 13 per cento del totale. Per questo molti, tra cui lo stesso Cameron, sono convinti che per arginare i movimenti anti-europeisti sia necessario un nuovo voto popolare che decida la questione una volta per tutte.