Il piano del governo per il dopo EXPO
In una piccola parte dell'area occupata dall'esposizione universale verrà creato un centro di ricerca per studiare "il miglioramento della vita", dice il Corriere della Sera
Il Corriere della Sera ha pubblicato un’anteprima del piano per la riutilizzazione di 70 mila metri quadri che fino a una settimana fa erano occupati da EXPO 2015, l’esposizione universale che ha chiuso sabato 31 ottobre. Il piano si chiama “Human technopole. Italy 2040” e sarà ufficialmente presentato a Milano martedì prossimo dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Secondo il Corriere, il piano prevede la creazione di un centro di ricerca con lo scopo di studiare “il miglioramento della vita in tutti i suoi aspetti”. Non è ancora chiaro cosa accadrà al resto dell’area EXPO, in tutto più di un milione di metri quadrati, nei pressi del comune di Rho.
Una vita più lunga e di qualità. Un progetto molto ambizioso per realizzare a Milano il centro di eccellenza mondiale per il miglioramento della vita in tutti i suoi aspetti. Questo il piano per il dopo Expo (25 cartelle in inglese dal titolo provvisorio «Human technopole. Italy 2040») che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, presenterà martedì a Milano. Il progetto propone di creare in una parte dell’area dell’Esposizione universale un polo internazionale di ricerca e tecnologia applicata. Dedicato non solo all’ alimentazione, tema dell’Expo, ma a tutte le competenze che possono contribuire all’allungamento e al benessere della vita. Si mira quindi all’interazione fra scoperte e tecnologie mediche, welfare in una società che invecchia, innovazioni nei materiali sostenibili e nel ciclo dell’acqua e dei rifiuti, fino alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale «come parte di una alta qualità della vita per i cittadini di tutte le età».
Le scelte al vertice
Il polo sarà guidato dall’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia (fondazione di diritto privato finanziata dal governo) diretto dal 2005 dal 53enne fisico di fama mondiale Roberto Cingolani, che si avvarrà della collaborazione di altri due centri di eccellenza del Paese: l’Institute for international interchange di Torino, presieduto da un altro fisico di punta, Mario Rasetti (74 anni di cui una quindicina passati negli Stati Uniti, tra i maggiori esperti di Big data) e la Edmund Mach Foundation di Trento, centro di eccellenza per la ricerca e la formazione in campo agricolo, alimentare e ambientale, con a capo l’agronomo 54enne Andrea Segré. Contatti sono in corso o previsti, dice il documento, con l’Università statale di Milano, col Politecnico di Milano, l’Assolombarda, l’European molecular biology Laboratory, il Weizman Institute, l’Ibm Watson Lab, Google e «un’ampia rete di ospedali di ricerca». Quanto alle imprese, si citano come coinvolte nel progetto, oltre all’industria farmaceutica italiana, Bayer, Dupont, St Microelectronics, Ibm, Ferrero, Barilla, Crea, GlaxoSmithKline, Novartis, Nestlè, Unilever Syngenta. Infine, tra le fondazioni, la Umberto Veronesi, Benetton, San Paolo, Crt.Per partire 200 milioni
Il polo indirizzerà la sua attività a precisi obiettivi contenuti nella «Italy 2040 vision», costruiti sulla credibilità di un Paese che eccelle proprio per la durata e la qualità della vita. Dovrà attrarre i migliori talenti mondiali e lavorare in sinergia con le aziende private, con ricadute positive sui cittadini e sull’economia. Il governo, spiegano a Palazzo Chigi, finanzierà il progetto con iniziali 100 milioni di euro mentre altri 100 milioni saranno investiti da Iit. Il polo è pensato per occupare un’area di 70 mila metri quadrati su un totale di un milione e 100 mila dell’Expo (di cui circa la metà destinata a verde), lasciando ampio spazio ai progetti immobiliari che verranno sviluppati da Arexpo, la società della Regione Lombardia e del Comune di Milano (34,67% ciascuno), partecipata dalla Fondazione Fiera (27,66%), dalla città metropolitana (2%) e dal Comune di Rho (1%) proprietaria dell’intera area dell’esposizione universale. Da tempo il governo ha annunciato di voler entrare in Arexpo e ha messo al lavoro la Cassa depositi e prestiti e l’Agenzia del demanio su come valorizzare il dopo Expo.