I bombardamenti russi in Siria funzionano?
Non molto: l'avanzata dell'esercito di Bashar al Assad ha rallentato e i ribelli hanno cominciato a ricevere molte armi dai loro alleati
Da oltre un mese il governo russo ha iniziato una campagna di bombardamenti aerei in Siria contro le forze ribelli che combattono il regime siriano di Bashar al Assad. Molti degli attacchi aerei compiuti dai russi sono stati diretti a sostegno di una massiccia operazione che il regime ha iniziato insieme agli iraniani, suoi alleati, nella Siria centro occidentale. Dopo cinque settimane di combattimenti non solo le vittorie ottenute dai russi sembrano essersi arrestate, ma in diverse città i ribelli sono riusciti a contrattaccare e a riconquistare il territorio che avevano perduto in precedenza.
Proprio in questi giorni l’agenzia di stampa Reuters ha parlato con due fonti molto vicine al governo di Bashar al Assad che hanno definito i progressi dell’esercito siriano “modesti” e hanno detto che l’unico risultato notevole fino ad oggi è stata una piccola avanzata a sud di Aleppo, una città nel nord della Siria dove ribelli ed esercito combattono da più di quattro anni.
Un’altra città contesa è Hama, che si trova in un punto strategico lungo la strada che collega la capitale Damasco con la zona costiera della Siria, l’area dove sono concentrati i cristiani e gli alauiti, il grosso dei sostenitori del regime siriano oltre che la quasi totalità degli ufficiali dell’esercito e buona parte dei suoi coscritti. Nelle zone costiere della Siria il regime è riuscito a conquistare con fatica alcune città, ma negli ultimi giorni ha subìto diversi contrattacchi. Le due fonti consultate da Reuters hanno detto che i soldati del regime hanno dovuto abbandonare giovedì la cittadina di Morek, e venerdì quella di Atshan.
Il fatto è che l’appoggio dei russi all’esercito siriano è stato in parte neutralizzato dai nuovi rifornimenti di armi che i ribelli hanno ricevuto dai loro alleati: «Il sostegno dell’Arabia Saudita per l’opposizione non solo non è diminuito, ma è arrivato a livelli senza precedenti», ha detto la fonte di Reuters. Un’arma in particolare ha contribuito a rallentare i progressi del governo: i missili TOW, un’arma di fabbricazione americana che l’Arabia Saudita e la CIA forniscono ad alcuni gruppi ribelli selezionati.
Il TOW è un missile anticarro, cioè un’arma progettata per distruggere veicoli blindati, ma che può essere utilizzata anche per distruggere postazioni fortificate. È piuttosto semplice da usare anche per personale non troppo addestrato: è un missile filoguidato, cioè una volta sparato il proiettile rimane collegato alla postazione di tiro tramite un filo attraverso il quale l’operatore invia segnali al missile in modo da guidarlo sul bersaglio. In pratica, l’operatore deve soltanto tenere il mirino dell’arma fisso sul bersaglio e il missile correggerà automaticamente la sua rotta per colpirlo. Un TOW può colpire con precisione un bersaglio anche a due-tre chilometri di distanza.
Secondo Charles Lister, uno dei principali esperti di guerra in Siria, dall’inizio dei bombardamenti russi c’è stato un incremento dell’850 per cento nell’utilizzo di missili TOW da parte dei ribelli:
Dal primo al 20 ottobre sono stati registrati 82 lanci di missili TOW, contro 13 in tutto settembre. Ogni missile vale almeno 50 mila dollari e quindi questi attacchi sono costati circa 4,1 milioni di dollari in sole tre settimane.
La maggior parte di questi missili sono forniti a un ridotto numero di gruppi di ribelli dalla CIA, nel quadro di un preciso programma di addestramento e sostegno (diverso da quello ufficiale portato avanti dal dipartimento della Difesa e chiuso all’inizio di ottobre). Tenere il conto di questi missili è relativamente semplice. I ribelli siriani che ricevono i missili TOW sono obbligati a informare la CIA della posizione e dell’utilizzo dei missili e devono fornire prove video di ogni lancio. Spesso i video vengono postati su YouTube o su altre piattaforme.
I missili TOW sono particolarmente utili ai ribelli perché contribuiscono a limitare uno dei principali vantaggi del regime siriano: l’elevata disponibilità di veicoli corazzati (l’altro vantaggio è l’aviazione, contro cui però i ribelli non hanno armi altrettanto efficaci). Un’altra fonte pro-Assad ha lamentato la perdita di 24 veicoli blindati e 250 soldati per conquistare “cinquanta centimetri di terreno”. I TOW si sono rivelati così efficaci che tre settimane fa i ribelli hanno annunciato una controffensiva proprio nella regione di Hama, dove il regime ha concentrato le sue forze, e in pochi giorni sono riusciti a riconquistare diversi territori. Secondo le due fonti intervistate da Reuters, le sconfitte subite dall’esercito di Assad non sono particolarmente gravi e probabilmente l’offensiva del regime non si fermerà, ma grossi risultati sono oramai improbabili nelle prossime settimane.