Che cos’è la “proposta Boeri”?
È un piano di riforma delle pensioni presentato dal presidente dell'INPS, che però il governo ha già bocciato: cosa prevede
Da venerdì sui giornali italiani di parla molto della cosiddetta “proposta Boeri”, un piano di riforma pensionistica pubblicato dal presidente dell’INPS, l’economista Tito Boeri. Il piano, che si chiama ufficialmente “Non per cassa, ma per equità”, prevede tra le altre cose un reddito minimo per le persone con più di 55 anni rimaste senza impiego, un taglio per le pensioni retributive sopra i 3.500 euro e la possibilità di andare in pensione in anticipo rinunciando a una parte della propria pensione. Il piano è stato pubblicato il 6 novembre e si concentra su tre principali proposte:
1. SIA55
Si tratta di un reddito minimo da 500 euro in su che dovrà essere pagato a quelle persone che rimangono senza impiego dopo i 55 anni. Per ottenere il SIA55 bisogna rispettare una serie di requisiti, come avere un reddito sotto una certa soglia, iscriversi alle liste di collocamento e non possedere abitazioni al di fuori dell’abitazione principale.
2. Flessibilità in uscita
Significa dare la possibilità di abbandonare il lavoro in maniera anticipata sacrificando parte della propria pensione. Negli ultimi mesi sono state fatte molte proposte in questo senso – anche dalla stessa INPS – ma il governo le ha respinte tutte. La proposta di Boeri prevede un’uscita anticipata dal lavoro a partire da 63 anni e 7 mesi, più vent’anni di contributi, con un sacrificio di circa il 10-11 per cento dell’assegno mensile.
3. Ricalcolo e semplificazioni
I costi della proposta di Boeri sarebbero dovuti essere coperti principalmente da una serie di ricalcoli di vecchie pensioni e semplificazioni. Boeri ha previsto di ricalcolare – e quindi tagliare – le pensioni che in passato erano state erogate con il metodo retributivo e superiori ai 3.500 euro. Altre risorse sarebbero dovute arrivare dal taglio dei trasferimenti che per una serie di ragioni finiscono al 10 per cento più ricco della popolazione.
Il governo ha già respinto in blocco la proposta di Boeri. Ieri sera il ministero del Lavoro ha pubblicato un comunicato stampa in cui si dice che «si è deciso di rinviare perché quel piano, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi». Non è chiaro come mai l’INPS abbia deciso di pubblicare proprio in questi giorni la proposta Boeri, ma si sa che da diversi mesi Boeri lavora a piani di riforma delle pensioni e che diverse possibili soluzioni sono già state discusse in passato con il governo.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sempre respinto queste proposte, tanto che nell’intervista concessa per il libro di Bruno Vespa “Donne d’Italia”, uscito proprio il 6 novembre, ha detto: «Alcuni correttivi proposti dall’INPS di Tito Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato. Non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani. Se metti le mani sulle pensioni di gente che prende 2.000 euro al mese, non è una manovra che dà serenità e fiducia. Per carità, magari è pure giusto a livello teorico. Ma la linea di questa legge è la fiducia, la fiducia, la fiducia. E, dunque, non si tagliano le pensioni».
In realtà la proposta attuale Boeri non tocca affatto le pensioni da 2mila euro, ma soltanto quelle superiori ai 3.500. Diversi commentatori, come ad esempio il blogger e analista finanziario Mario Seminerio, hanno fatto notare come il piano Boeri somigli molto alla proposta di riforma del sistema pensionistico fatta proprio da Matteo Renzi poco prima delle primarie del PD del dicembre 2013.