La mostra su Toulouse-Lautrec a Pisa
Sono esposti manifesti, disegni, dipinti e litografie di uno dei più grandi pittori francesi: molti li avete già visti e magari non sapete che sono suoi
di Francesco Marinelli – @frankmarinelli
ll 16 ottobre scorso è stata inaugurata a Palazzo Blu di Pisa la mostra “Toulouse-Lautrec. Luci e ombre di Montmartre”, che andrà avanti fino al 14 febbraio 2016. L’esposizione, composta da 180 opere, è interamente dedicata al conte Henri de Toulouse-Lautrec: ci sono i suoi manifesti più celebri, i disegni, una selezione dei dipinti, le litografie e – per la prima volta in Italia – una delle più complete collezioni della sua produzione grafica. La maggior parte di quello che viene raccontato nelle sue raffigurazioni rimanda a Parigi, la città che per Toulouse-Lautrec è stata il luogo ideale in cui esprimere le proprie capacità tecniche, riuscendo a esaltarne le caratteristiche in una delle epoche più ricche a livello artistico: la Parigi del Moulin Rouge e del quartiere di Montmartre di fine Ottocento.
Cosa c’è nella mostra a Palazzo Blu
Toulouse-Lautrec ha sempre voluto raccontare la Parigi che viveva in prima persona e non una Parigi ideale, descrivendone quindi un’umanità circoscritta, con cui ha condiviso gioie, eccessi e debolezze. Un universo popolato da personaggi stravaganti e pittoreschi, ritratti con grande furore e intensità. Proprio la prima sezione della mostra (“Le star – luci e colori di Montmartre”) è dedicata ai protagonisti del quartiere di Montmartre, con i più noti manifesti realizzati dall’artista, tra i quali “Moulin Rouge” e “La Goulue”, la diva del locale. La seconda sezione (“Il Teatro, l’opera e lo spettacolo d’avanguardia”) è dedicata agli spettacoli teatrali che Toulouse-Lautrec andava a vedere e che poi raffigurava: oltre a rappresentare gli attori, si concentrava anche su quanto avveniva sul palco e lungo i corridoi del teatro, come in “Loge au mascaron doré” (litografia del 1894) e “La grande Loge” (litografia a colori del 1896). “Il Grande pubblicitario” è il titolo della terza sezione: ci sono le grafiche realizzate da Toulouse-Lautrec per pubblicizzare e illustrare gli oggetti più vari, tra cui il celebre manifesto “La Chaîne Simpson” del 1896, utilizzato per pubblicizzare una nota marca dell’epoca di catene per biciclette.
La mostra a Palazzo Blu dedica ampio spazio alla serie di litografie che compongono l’album “Elles”, nella sezione delle “Maison closes”: in queste opere del 1896 Toulouse-Lautrec racconta la vita quotidiana delle prostitute. La quinta e ultima sezione (“Nel segno. Le passioni”) raccoglie una serie di litografie e dipinti dedicati alla natura e ai temi di vita quotidiana, come in “Il granchio che mangia una razza”, acquerello su cartone del 1893.
Cosa raccontano le opere di Henri Toulouse-Lautrec
Nel suo atelier a vetrate a Montmartre, Henri de Toulouse-Lautrec ha ospitato le personalità più eccentriche dell’epoca, studiandone e raffigurandone i volti e il corpo: le immagini della Goulue – la diva del Moulin Rouge – la tensione nelle braccia sottili e nervose di Jane Avril, i tratti raffinati di Yvette Guilbert, il fascino del bolero di Marcelle Lender, i veli di Loïe Fuller. Molti soggetti raffigurati sono nudi: Toulouse-Lautrec passava molto tempo nei bordelli parigini e lì studiava la nudità, per trasformarla in arte e colori, nel fondo viola o blu dei suoi enormi manifesti.
Nei ritratti di Toulouse-Lautrec si notano il gusto per l’inquadratura di tipo fotografico e la volontà di mettere in luce, grazie ai dettagli, la fisionomia del corpo umano. Una tecnica che traeva ispirazione dal suo amico e pittore Edgar Degas conosciuto nel 1884. Toulouse-Lautrec amava i toni accesi e utilizzava spesso “la caricatura” di un soggetto, privilegiando le immagini forti. Era contrario alla ricerca del senso della perfezione, perché considerava tale concetto distante dalla realtà dell’uomo e dei suoi vizi. Per questo prediligeva rappresentare la lussuria e la decadenza. Toulouse-Lautrec è considerato anche un innovatore della tecnica dell’incisione, soprattutto attraverso le sue litografie colorate: illustrò album, opere letterarie, testi musicali, mescolando grafica e pittura.
Grazie a un altro suo caro amico e pittore, l’olandese Vincent Van Gogh, Toulouse-Lautrec si avvicinò al “giapponismo”, diventando un grande estimatore (e collezionista) delle stampe giapponesi. Questa passione lo influenzò anche a livello tecnico, con una semplificazione delle linee e con la stesura dei colori in modo omogeneo, come nel manifesto dedicato al Divan Japonais del 1892 o nel manifesto dedicato all’attore “Caudieux” del 1893.
La vita di Henri Toulouse-Lautrec
Toulouse-Lautrec nacque ad Albi, in Francia, nel 1864. Apparteneva a un’antica famiglia aristocratica del sud, quella dei Conti di Toulouse. Fin da bambino aveva un fisico malandato, probabilmente a causa dei frequenti matrimoni tra consanguinei dei suoi antenati. A peggiorare le sue condizioni di salute contribuirono due cadute che in meno di due anni gli provocarono la rottura di entrambe le gambe. I suoi arti inferiori smisero di crescere e la sua altezza, anche in età adulta, rimase di circa un metro e mezzo. L’arte rappresentò per lui una via di fuga, non potendosi dedicare – a causa dei suoi problemi fisici – a molte altre attività.
Toulouse-Lautrec divenne presto famoso per le sue illustrazioni e collaborò con le più importanti riviste francesi dell’epoca, tra cui il Figaro Illustré e il Courrier Francais. Tra la gente del quartiere parigino di Montmartre era una vera e propria celebrità. Un amore ricambiato, dato che nelle sue opere venivano continuamente raffigurati i locali della zona, i teatri e soprattutto le “maison closes”, i bordelli. Negli ultimi anni della sua vita – debilitato e indebolito dall’alcol – Toulouse-Lautrec riprese a disegnare i temi che aveva amato durante la sua giovinezza: il circo e i cavalli. Morì il 9 settembre 1901, poco prima di compiere 37 anni.