L’ISIS ha davvero abbattuto l’aereo russo?
L'ipotesi di una bomba a bordo è considerata sempre più probabile anche dall'intelligence statunitense ed europea, ma non ci sono ancora certezze
Fonti della sicurezza europee e statunitensi hanno detto a Reuters che l’aereo della compagnia russa Metrojet precipitato sabato nel Sinai potrebbe essere caduto a causa dell’esplosione di una bomba a bordo. L’aereo era partito dall’aeroporto di Sharm el-Sheikh, in Egitto, ed era diretto a San Pietroburgo, in Russia: nell’incidente sono rimaste uccise tutte le 224 persone che si trovavano a bordo. L’ipotesi di un attentato era già circolata nei giorni scorsi, soprattutto dopo la rivendicazione della provincia del Sinai dello Stato Islamico (“Wilayat Sinai”), un gruppo affiliato all’ISIS che opera nella penisola del Sinai, in Egitto. Nelle ultime ore è però diventata più concreta, a causa di nuove prove e nuove dichiarazioni di alcuni governi occidentali.
Il primo governo a esprimersi apertamente sulla possibilità di una bomba è stato quello britannico. Mercoledì il ministro degli Esteri Philip Hammond ha detto: «Abbiamo concluso che c’è una significativa possibilità che lo schianto sia stato causato da un dispositivo esplosivo a bordo dell’aereo». Il Regno Unito ha anche sospeso tutti i voli diretti verso il suo territorio e con partenza da Sharm el-Sheikh. Giovedì i Paesi Bassi hanno preso una decisione simile, cancellando tutti i voli diretti verso Sharm el-Sheikh. Anche EasyJet e Lufthansa hanno deciso di sospendere per ora tutti i loro voli da e per Sharm el-Sheikh. Turkish Airlines ha detto a BuzzFeed che manterrà i suoi voli ma solo durante le ore del giorno. Per quanto riguarda l’Italia: la compagnia aerea Meridiana sta continuando il regolare servizio verso l’aeroporto di Sharm el-Sheikh, mentre i voli Easyjet da Milano Malpensa sono stati cancellati.
Dopo le dichiarazioni del governo britannico, fonti della sicurezza statunitensi ed europee hanno riparlato della probabilità dell’esplosione di una bomba a bordo dell’aereo, anche se hanno specificato che non ci sono ancora conclusioni definitive a riguardo (dichiarazioni simili sono state fatte da fonti governative rimaste anonime ad AFP, Reuters e CNN). Il governo egiziano ha reagito con parecchia durezza alle dichiarazioni del governo britannico e alle successive ipotesi delle intelligence statunitense ed europea. Il ministro del Turismo egiziano ha anche detto che la decisione delle compagnie aeree di sospendere i voli verso Sharm el-Sheikh è “ingiustificabile”, e potrebbe danneggiare molto il settore locale del turismo. Al momento comunque stanno proseguendo le analisi sulla scatola nera e sui campioni di sangue prelevati dai corpi dei passeggeri uccisi nello schianto.
La provincia del Sinai dell’ISIS aveva detto di essere responsabile dello schianto dell’aereo russo poche ore dopo l’incidente. Inizialmente la sua rivendicazione non era stata considerata completamente credibile da molti esperti di Medio Oriente e ISIS: già in passato alcuni gruppi affiliati all’ISIS avevano rivendicato attentati che non avevano compiuto. Negli ultimi giorni la provincia del Sinai ha però rivendicato l’attentato altre due volte: la prima in una registrazione audio in cui ha detto che diffonderà le prove dell’attentato in un futuro non ancora definito; la seconda in un messaggio nel quale ha legato quello che è successo con l’aereo russo all’anniversario della sua affiliazione con l’ISIS, risalente al novembre del 2014. Finora non c’è un’ipotesi prevalente su come i miliziani della provincia del Sinai avrebbero potuto mettere la bomba sull’aereo: CNN ha ipotizzato in un suo articolo che potrebbe averlo fatto una persona che lavora all’aeroporto di Sharm el-Sheikh. Liam Stack, giornalista del New York Times, ha scritto che gli investigatori che si stanno occupando del caso hanno cominciato a indagare sui membri dell’equipaggio del volo di Metrojet e sul personale a terra. Intanto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha detto che il Regno Unito ha effettuato dei controlli all’aeroporto di Sharm el-Sheikh dieci mesi fa, non riscontrando alcuna anomalia.
Investigation into the Sinai crash now looking at the staff & crew of Sharm el-Sheikh Airport, thinking one of them may have planted a bomb.
— Liam Stack (@liamstack) November 5, 2015
L’ipotesi della bomba, nonostante sia considerata fra le più probabili a questo punto delle indagini, non è ancora definitiva. Gli esperti stanno ancora analizzando l’aereo di Metrojet per cercare di capire cosa abbia causato la sua “frattura” in volo: sembra improbabile l’ipotesi che l’aereo sia stato abbattuto da un missile. I dubbi sull’autenticità della rivendicazione dell’ISIS sono legati anche a valutazioni politiche. La Russia – che è alleata del regime siriano di Bashar al Assad – ha cominciato a bombardare in Siria alla fine di settembre: finora i suoi attacchi si sono concentrati soprattutto contro i ribelli – sia estremisti islamisti sia gruppi di ribelli moderati appoggiati anche dagli Stati Uniti – e molto meno contro l’ISIS, nonostante il governo russo sostenga di essere intervenuto per sradicare il terrorismo. La conseguenza immediata di un attentato terroristico dell’ISIS contro la Russia potrebbe essere un cambio di obiettivi della Russia in Siria, che potrebbe cominciare ad attaccare più direttamente lo Stato Islamico.