Due nuovi film sul giornalismo
Escono negli Stati Uniti in questi giorni, in Italia all'inizio del 2016: raccontano entrambi storie vere dei primi anni Duemila
Nei prossimi giorni nei cinema degli Stati Uniti ci saranno due film dedicati al giornalismo, che raccontano due storie vere: il primo – nei cinema da alcuni giorni – è Truth di James Vanderbilt; il secondo – che uscirà il 6 novembre – è Spotlight di Thomas McCarthy. Truth e Spotlight usciranno in Italia nel gennaio e nel febbraio del 2016 e sono entrambi tra i film che si pensa possano competere per qualche premio Oscar, soprattutto Spotlight.
Oltre che per le loro qualità cinematografiche, dei film si parla anche per le storie che raccontano: Spotlight – che in Italia diventerà Il caso Spotlight – parla di un’inchiesta del Boston Globe che, nei primi anni del 2001, scoprì molti casi di pedofilia – e tentativi di copertura di quei casi – all’interno della diocesi cattolica di Boston. Truth racconta invece fatti avvenuti nel 2004, negli ultimi mesi della campagna presidenziale poi vinta da George W. Bush. In quei mesi un programma del canale televisivo CBS trasmise un servizio che metteva in discussione il fatto che Bush, che era in corsa per ottenere un secondo mandato, aveva davvero fatto parte della Texas Air National Guard – il corpo d’aviazione del Texas – durante la guerra del Vietnam, negli anni Settanta, come lui aveva raccontato.
Truth
La protagonista della storia è Mary Mapes, interpretata da Cate Blanchett. Il film è tratto da Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power, libro di cui è autrice, che offre la sua versione su quella vicenda. Nel 2004 Mapes era la produttrice di 60 Minutes Wednesday, un programma settimanale condotto dal famoso giornalista Dan Rather, interpretato da Robert Redford. Nel servizio giornalistico al centro del film, Rather disse che Bush era stato rifiutato dalla Texas Air National Guard, non avendo superato i necessari test: un presidente in carica in piena campagna elettorale aveva mentito, quindi, secondo CBS.
I documenti che Rather presentò come prove sono noti come i “Killian documents” e secondo Mapes erano autentici e scritti da Jerry B. Killian, ufficiale dell’aviazione texana negli anni Settanta. L’autenticità di quei documenti fu però subito messa in discussione da molti: si disse per esempio che erano stati scritti al computer e non a macchina. Chi li fornì a Mapes confessò di averli falsificati e il fatto portò nel 2005 alle dimissioni di Rather. Nonostante la confessione non c’è però assoluta certezza – e unanimità – sull’autenticità o meno di quei documenti.
Truth non è finora piaciuto moltissimo, né al pubblico né alla critica. Sul sito IMDB – in cui gli utenti possono votare ogni film da 1 a 10 – la media tra i voti di quasi 900 utenti è di 5,8. Il Metascore del film – una media delle recensioni fatte da critici professionisti – è leggermente migliore: 66 su 100. I critici apprezzano soprattutto la recitazione di Blanchett e Redford. In molti però criticano altri aspetti del film: parlando dei personaggi interpretati da Redford e Blanchett, Chris Nashawaty di Entertainment Weekly scrive: «Vengono fuori più come santi virtuosi invece che come giornalisti che sono stati un po’ troppo affamati di scoop». Secondo altri invece il film evidenzia quanto possano diventare cattive e velenose le critiche quando sono dirette a una donna, e quanto sia diventato difficile oggi fare giornalismo d’inchiesta.
Il caso Spotlight
Il film ha tra i suoi attori Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Michael Keaton, Liev Schreiber e Stanley Tucci. Racconta la storia di Spotlight (“riflettore”, in italiano), il più longevo team di giornalismo investigativo degli Stati Uniti, un team di lavoro interno al Boston Globe. Per le loro inchieste su quello che è ora conosciuto come il “Massachusetts Catholic sex abuse scandal” i giornalisti di Spotlight vinsero nel 2003 il premio Pulitzer per il miglior servizio pubblico. Spotlight inizia nel 2001, con l’arrivo nella redazione del Boston Globe di Marty Baron, nuovo direttore del giornale. Baron vuole rilanciare la squadra di giornalisti d’inchiesta di Spotlight e la prima storia con cui prova a farlo riguarda un sacerdote accusato di abusi su minori. Da quel sacerdote l’inchiesta si allargò fino a toccare molti altri e sempre più importanti esponenti della Chiesa cattolica di Boston: molti furono accusati di abusi su minori, altri di aver coperto quegli abusi, temendone le ripercussioni mediatiche.
Se Truth racconta eventi ambigui, di cui esistono più versioni, Spotlight racconta di un’inchiesta documentata su cui non esistono dubbi o versioni contrastanti. L’inchiesta del Boston Globe portò a molte denunce e, nel 2002, alle dimissioni di Bernard Francis Law, arcivescovo metropolita di Boston. Spotlight – presentato il 3 settembre al Festival di Venezia – ha ricevuto ottime recensioni: il suo Metascore è di 82 su 100. I critici hanno apprezzato la recitazione corale degli attori; il critico a cui il film è piaciuto di più è probabilmente Gregory Ellwood, che su HitFix ha scritto:
Così come ogni atto creativo, anche un film è la somma delle sue parti. Riducendo alla base, ha bisogno di una sceneggiatura, un cast di attori per dare vita alla sceneggiatura e di un regista capace di arrangiare i pezzi in qualcosa che abbia un forte impatto. Scusate l’iperbole, ma Spotlight di Tom McCarthy è un esempio di quando tutti i pezzi stanno insieme quasi alla perfezione.