La Champions League delle Americhe
È ancora soltanto un progetto, ma piuttosto affascinante: ci giocherebbero 64 squadre di calcio provenienti da Nord, Centro e Sud America
di Tariq Panja - Bloomberg
Da più di vent’anni la UEFA Champions League è la più prestigiosa competizione per club di calcio al mondo. Oggi un’agenzia che si occupa di diritti televisivi sta pianificando una competizione equivalente per i due continenti americani, promettendo nuove entrate alle tante società sudamericane in difficoltà economiche e la possibilità per i club nordamericani di mettersi alla prova in un palcoscenico mondiale.
La MP & Silva, un’agenzia che si occupa di distribuzione di diritti televisivi con sede a Londra, sta promuovendo la creazione di un torneo ad eliminazione diretta composto da 64 squadre provenienti da Sud, Centro e Nord America. Non c’è ancora nessun partner televisivo ma un ex commissario della NFL, Paul Tagliabue, è già stato assunto come consigliere. Le squadre americane, che ogni anno hanno un fitto calendario di partite, potrebbero ricevere circa 440 milioni di dollari dalla partecipazione alla Champions League delle Americhe: niente in confronto al miliardo e mezzo che ricevono le squadre europee, ma molto se paragonato a quello che ricevono oggi dai tornei continentali a cui partecipano.
“Quello americano è un mercato enorme e ricco, molto interessato al calcio”, ha detto durante un’intervista telefonica Riccardo Silva, co-fondatore della MP & Silva. “È un’opportunità perfetta per i club sudamericani per entrare nel mercato nordamericano, ed è perfetta anche per i club statunitensi, che hanno bisogno di giocare in un torneo internazionale più competitivo: è una situazione in cui vincono tutti”.
Oggi i principali club sudamericani giocano ogni anno la Coppa Libertadores. Al vincitore spettano 5,3 milioni di dollari, la stessa cifra che guadagnerebbe ciascuna delle 64 squadre partecipanti alla Champions League delle Americhe. Le squadre del Centro America, dei Caraibi e del Nord America giocano invece la CONCACAF Champions League, che non distribuisce nessun premio in denaro.
Per una squadra come il Nacional di Montevideo, un premio in denaro del genere è una prospettiva vertiginosa. A dispetto della sua ricca storia, il club è limitato dai soli tre milioni di abitanti dell’Uruguay ed è costretto a vendere molto presto i suoi giocatori migliori ai più ricchi club europei, come successo con Luis Suarez e Diego Godin. Il presidente del Nacional, Eduardo Ache, ha detto: “Immaginate di ricevere 5 milioni per giocare come minimo due partite. La risposta è semplice”.
Silva sostiene che a diversi club di vari paesi sudamericani l’idea piace, come al Corinthians, il club più ricco del Brasile, o a una delle squadre di Rio de Janeiro, la Fluminense, il cui presidente ha scritto rispondendo a una mail che “la creazione della Champions League delle Americhe è decisamente una grande idea e il mercato delle americhe ne beneficerà molto.”
La competizione dovrebbe essere largamente sostenuta dalle reti televisive e Silva ha già fatto sapere che il progetto ha generato molto interesse, ma non ha specificato ancora di chi. L’audience televisivo della Major League Soccer negli Stati Uniti sta lentamente crescendo, quasi del 10 per cento negli ultimi due anni secondo Brad Adgate, direttore delle ricerche di Horizon Media. Le finali degli ultimi Campionati mondiali di calcio maschili e femminili hanno attratto dai 20 ai 30 milioni di spettatori statunitensi. Adgate ha citato anche la sete di eventi sportivi in diretta fra i telespettatori e l’aumento della popolarità del calcio negli Stati Uniti.
Il progetto però avrà bisogno di molto tempo per diventare realtà. Silva sta ancora cercando l’approvazione delle due federazioni continentali e dovrà inserire la competizione nel calendario stagionale e tra i tornei già esistenti, che come ha annunciato non verranno eliminati. Metà dei club partecipanti giocherebbero solo due partite in più a stagione mentre le due finaliste al massimo 11, incluse alcune partite speciali giocate in città come Rio de Janeiro, New York o Miami.
Programma a parte, deve essere considerata l’organizzazione necessaria a far giocare tra loro squadre geograficamente molto distanti. A differenza dell’Europa, dove i club si trovano al massimo a quattro ore di volo l’uno dall’altro, una partita tra Seattle Sounders e Boca Juniors vorrebbe dire percorrere quasi 22 mila chilometri per un turno infrasettimanale, prima di ritornare a giocare nei propri campionati nazionali nel fine settimana.
La FIFpro, il sindacato mondiale dei calciatori, si è detto scettico riguardo alla creazione della nuova competizione, sostenendo che “il calendario della partite stagionali è già fitto abbastanza e l’aggiunta di altre partite aumenterebbe il numero di infortuni ai giocatori”. Se il torneo dovesse essere giocato, l’organizzazione vorrebbe almeno tre giorni di recupero fra una partita e l’altra, una giornata di ambientamento per ogni fuso orario attraversato e un massimo di una partita a settimana nelle ultime otto settimane della stagione.
Silvia ha detto che le concessioni sono già state fatte: “Inizialmente le emittenti avrebbero preferito una fase a gironi e più partite ma alla fine si sono convinti che quella presentata sia una buona soluzione, riferendosi alle eliminazioni dirette”. In ogni caso, è probabile che passino almeno altri due anni prima che le squadre si possano contendere il titolo di campione delle Americhe: “Potremmo iniziare a giocare nel 2017 o nel 2018, non abbiamo fretta. Anche se dovessimo cominciare nel 2019 non ci sarebbe alcun problema”.
© Bloomberg 2015