I danni cerebrali dei giocatori di calcio
Secondo uno studio di un'università americana, i ripetuti colpi di testa dati al pallone possono causare grossi problemi nel lungo periodo
Il direttore dello Human Injury Research and Regenerative Technologies Laboratory dell’Università di Purdue, Eric Nauman, con l’aiuto dei colleghi Tom Talavage e Larry Leverenz, lo scorso anno ha seguito per una stagione intera due squadre di calcio liceali femminili e una universitaria per approfondire uno studio sui danni causati dai colpi di testa dati ai palloni da calcio. Per raccogliere i dati, Nauman ha fatto portare alle giocatrici un sensore xPatch posizionato dietro l’orecchio destro durante gli allenamenti e le partite. I sensori xPatch vengono utilizzati per quantificare la forza di ogni impatto della testa con il pallone e per misurare l’accelerazione angolare (che si misura in gradi di rotazione al secondo quadrato) del cervello dopo ogni impatto. Nauman e i suoi assistenti hanno inoltre registrato la tipologia di ogni scontro e sottoposto le giocatrici a scansioni cerebrali prima, durante e dopo la stagione.
Nonostante i palloni da calcio usati negli ultimi anni siano decisamente più morbidi e leggeri di quelli usati anche solo un decennio fa, i risultati della ricerca hanno riscontrato danni al cervello provocati dai colpi di testa. La forza generata dai colpi di testa più violenti (quelli sui rinvii del portiere o sui calci d’angolo) è maggiore di quanto il team di Nauman si aspettasse: alcuni hanno fatto registrare un’accelerazione compresa fra 50 e 100 volte l’accelerazione di gravità, simile a quella generata da uno scontro fra due giocatori di football americano o dal pugno di un pugile.
I giocatori che colpiscono più volte il pallone nel corso di una sessione di allenamento o durante una partita danneggiano molti vasi sanguigni della testa, che hanno bisogno di tempo e riposo per rigenerarsi: questo è uno dei principali problemi, perché i colpi di testa sono molto frequenti nel calcio e i giocatori hanno solo pochi giorni di riposo tra partite e allenamenti. Il pallone da calcio non può essere considerato per questo un oggetto pericoloso, ma per quei giocatori che colpiscono il pallone con la testa regolarmente esiste il rischio che il cervello possa subire delle lesioni sub-concussive in grado di causare danni a lungo termine. Nauman ha spiegato inoltre che se si paragonano i cervelli di chi ha subito numerose lesioni sub-concussive con chi ha ricevuto un solo grosso colpo, i cervelli con le lesioni sub-concussive presentano danni più gravi e duraturi.
Nel suo articolo per il Guardian, Sean Ingle si è soffermato sul modo in cui il mondo del calcio prende in considerazione queste ricerche, e ha spiegato che ancora non c’è molta informazione e che non esiste nessun tipo di precauzione per limitare i danni causati dai colpi di testa, ritenuti solamente parte del gioco, come un qualsiasi fallo (una discussione simile, per quanto sia in una fase ben più avanzata, è in corso da anni nel football americano). Ogni studio simile a quello condotto da Nauman è accolto spesso con una certa diffidenza, ma la pericolosità dei danni cerebrali sub-concussivi è più alta dei normali infortuni di gioco: quasi mai un calciatore se ne accorge e in questo modo le lesioni si aggravano sempre di più.
I possibili danni causati dai colpi di testa per i giocatori professionisti dei principali campionati europei possono essere paragonati a quelli registrati dallo studio di Nauman sulle calciatrici americane, in quanto la potenza data al pallone dagli uomini è maggiore ma il colpo di testa è in parte assorbito dai muscoli del collo, più sviluppati negli uomini che nelle donne.
Non sono rari i casi di ex giocatori che dopo il ritiro dall’attività agonistica hanno sofferto di malattie cerebrali degenerative in parte causate dai ripetuti colpi di testa dati ai palloni di cuoio. Il caso più famoso è quello di Jeff Astle, ex attaccante del West Bromwich morto nel 2002 a 59 anni, la cui attività da calciatore causò un danneggiamento delle condizioni cerebrali che contribuirono successivamente alla sua morte.