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  • Domenica 1 novembre 2015

È morto Günter Schabowski, che annunciò per errore la caduta del Muro di Berlino

Era il portavoce del governo della Germania Est e durante una conferenza stampa rese storico – per sbaglio – il 9 novembre 1989

(dpa/picture-alliance/dpa/AP Images)
(dpa/picture-alliance/dpa/AP Images)

Domenica 1 novembre è morto a 86 anni Günter Schabowski, il portavoce della Repubblica Democratica Tedesca (RDT) che il 9 novembre 1989 contribuì in maniera decisiva – e per un suo errore – alla caduta del Muro di Berlino. Quel giorno, durante una generica conferenza stampa tenuta dal regime comunista della RDT, Schabowski comunicò ai giornalisti che da quel momento i cittadini della Germania Est sarebbero potuti entrare liberamente e senza restrizioni nel territorio della Germania Ovest (la Repubblica Federale Tedesca, RFT).

La dichiarazione di Schabowski lasciò tutti stupefatti – i confini fra RDT e RFT erano strettamente sorvegliati – ma di fatto fu annunciata per sbaglio. Schabowski doveva solamente annunciare che i cittadini della RDT potevano chiedere dei nuovi “permessi speciali” per entrare nella RFT, e che la misura sarebbe entrata in vigore dal giorno successivo. Schabowski non era stato però presente all’incontro in cui si era discusso della nuova misura, e nell’annunciarla ai giornalisti si confuse e in pratica fornì il pretesto per far cadere il Muro. Quella sera stessa migliaia di abitanti della RDT si ammassarono nei pressi del checkpoint di Berlino di Bornholmer Strasse, costringendo i soldati della RDT ad aprire i confini. Il 9 novembre 1989 passò alla storia come il giorno in cui cadde il Muro di Berlino: la Germania tornò unita l’anno successivo, nel 1990.

Dopo la riunificazione della Germania, Schabowski lavorò come giornalista per un giornale locale da lui fondato, lo Heimat-Nachrichten. Nel 1997 fu condannato a tre anni per aver contribuito a instaurare misure molto dure contro chi cercava di scavalcare illegalmente il Muro. Nel 2000 ottenne la grazia e uscì di prigione. Nel 2009 ha poi pubblicato un’autobiografia molto critica con il regime della RDT intitolata Wir haben fast alles falsch gemacht (“Abbiamo sbagliato quasi tutto”).

Come si arrivò a quella conferenza stampa
Nel 1989 ci furono moltissime manifestazioni di protesta contro il governo della Germania Est, il cui leader Erich Honecker, in carica dal 1971, si dimise il 18 ottobre. I suoi successori, spaventati dalle proteste, cercarono di concedere qualcosa ai manifestanti nel tentativo di mantenere in vita il regime. Il Politburo – così si chiamava il gruppo dirigente della RDT – decise di organizzare una conferenza stampa per annunciare una serie di nuove riforme e di aperture nei confronti dell’occidente. Robert McCartney, allora corrispondente del Washington Post, ha ricordato come, insieme ad altre decine di giornalisti, quel giorno cercasse di tenere traccia sul suo taccuino di tutte le piccole modifiche e aperture che il portavoce del governo, Günter Schabowski, stava elencando. Lo stile della RDT era lento e pomposo, e McCartney ricorda come tutti i presenti alla conferenza stampa fossero annoiati. Nessuno pensava di essere a un passo da uno dei momenti più importanti della storia del Novecento.

(Il giorno della caduta del Muro di Berlino – Il Post)

Improvvisamente, nel mezzo di uno di questi elenchi, Schabowski fece una dichiarazione incredibile e inaspettata. Il corrispondente dell’agenzia di stampa italiana ANSA Riccardo Ehrman chiese a Schabowski se il governo non fosse pentito per una serie di restrizioni ai viaggi verso alcuni paesi comunisti che poco tempo prima il governo aveva imposto. Schabowski rispose che no, il governo non era pentito. Poi, leggendo confusamente tra le sue carte, aggiunse: «Ah…oggi abbiamo deciso su un nuovo regolamento che rende possibile per ogni cittadino della Repubblica Democratica Tedesca di…uscire attraverso i posti di confine…della…Repubblica Democratica Tedesca». In altre parole, senza alcun preavviso e con molta incertezza, il portavoce del governo tedesco sembrava stesse dicendo a decine di giornalisti di tutto il mondo che il muro di Berlino era caduto. Immediatamente Schabowski venne messo sotto pressione da tutti i presenti.

Il primo fu l’italiano Ehrman, che aveva fatto la prima domanda a Schabowski. Il secondo fu Peter Brinkmann, un giornalista del quotidiano tedesco Bild, che per i minuti successivi continuò a gridare domande a Schabowski, contribuendo a tenerlo sotto pressione. Il terzo fu Krzysztof Janowski di Voice of America, il network radiotelevisivo pubblico americano. Janowski fece una domanda che si sarebbe rivelata fondamentale nelle ore successive: chiese a Schabowski se le nuove regole che rendevano possibili i viaggi tra est ed ovest si applicassero anche a Berlino. Dovette ripeterla un paio di volte prima che il sempre più confuso Schabowski rispondesse: «Sì, sì…», mentre cercava di leggere le carte che aveva davanti. Il più importante dei quattro giornalisti, però, fu un uomo di cui fino allo scorso ottobre non si conosceva nemmeno l’identità: per 25 anni è stato soltanto una voce nella registrazione della conferenza stampa (si tratterebbe di un ex giornalista e ora uomo d’affari di nome Ralph T. Niemeyer, che all’epoca aveva vent’anni).

Niemeyer fece a Schabowski una domanda fondamentale: «Da quando queste nuove misure avranno effetto?». Schabowski, sempre più confuso, tornò a leggere di nuovo le sue carte e rispose: «Che io sappia…dovrebbero…dovrebbero avere effetto immediatamente. Da ora». Quelle parole divennero i titoli dei telegiornali della sera in tutta la Germania occidentale. In breve la notizia si diffuse anche a est, ed entro sera una folla gigantesca si radunò davanti ai checkpoint del muro di Berlino: ancora oggi si ricorda il 9 novembre come l’anniversario della caduta del Muro.