Ha chiuso Grantland
Era una delle riviste online di sport più popolari e innovative: ESPN, che ne detiene i diritti, ha sospeso le pubblicazioni dopo 4 anni
Venerdì ESPN, la più importante rete televisiva sportiva statunitense, ha deciso di sospendere le pubblicazioni di Grantland, una popolare e apprezzata rivista online che dal 2011 pubblicava articoli molto lunghi di sport e cultura pop. Della possibile chiusura della rivista si parlava già da alcuni mesi: a maggio ESPN aveva deciso di non rinnovare il contratto al fondatore e allora direttore di Grantland Bill Simmons, che in seguito è andato a lavorare per la rete televisiva via cavo HBO.
Negli ultimi mesi Grantland non ha avuto un direttore “vero” – le funzioni sono state temporaneamente assunte dal giornalista Christopher Connelly – e diversi bravi giornalisti che ci lavoravano hanno lasciato la redazione, facendo intuire che il sito avrebbe potuto chiudere nel giro di poco tempo. ESPN ha ufficializzato la chiusura di Grantland con un comunicato in cui spiega: «abbiamo deciso di indirizzare il nostro tempo e le nostre energie in progetti che crediamo avranno un impatto più esteso e significativo all’interno dell’azienda». L’ultimo articolo pubblicato da Grantland è incentrato sugli allenatori ad interim della NFL, la principale lega di football americano. Ora sulla homepage del sito c’è solamente un messaggio di ringraziamento per i lettori, che dice: «È stata una bella corsa».
Cos’era Grantland
La storia di Grantland è legata moltissimo al suo fondatore, Bill Simmons, uno dei più famosi giornalisti sportivi americani. Simmons divenne famoso alla fine degli anni Novanta quando dopo una carriera da giornalista sportivo finita nel nulla mise in piedi sul portale AOL una specie di “blog” dove parlava di sport. Nel 2001, in seguito al successo del suo blog, ESPN gli offrì un lavoro da editorialista online. Nel 2007 Simmons ideò e curò come produttore esecutivo 30 for 30, una serie di documentari sportivi considerata fra i migliori mai realizzati. Grantland – il cui nome è ispirato a quello di Grantland Rice, famoso giornalista sportivo americano morto nel 1954 – fu invece avviato ufficialmente l’8 giugno 2011.
I loved everyone I worked with at G and loved what we built. Watching good/kind/talented people get treated so callously = simply appalling.
— Bill Simmons (@BillSimmons) October 30, 2015
Grantland si è affermata presto come una delle migliori riviste sportive online al mondo, grazie soprattutto allo stile originale e alla bravura dei suoi giornalisti – spesso scelti personalmente da Simmons – e a un modo “nuovo” di fare giornalismo sportivo online. Un normale articolo di Grantland prevedeva infatti un ampio uso di video, immagini, link e GIF animate nonostante mantenesse una grafica pulita ed essenziale. Sebbene fosse molto concentrata sugli sport americani – la sua copertura di NBA e NFL comprendeva decine di articoli, analisi e podcast – Grantland ha pubblicato lunghi articoli memorabili anche su calcio, tennis, atletica leggera e altri sport, con uno stile molto riconoscibile, preciso ma anche “leggero”.
Il 15 maggio 2014 pubblicò ad esempio un lunghissimo profilo della nazionale di calcio del Belgio, che comprendeva anche una seria analisi “sociale” del Belgio contemporaneo: fu uno degli articoli migliori mai pubblicati in vista dei Mondiali di calcio del 2014. Quasi tutti gli articoli di tennis erano scritti da Brian Phillips, uno dei migliori giornalisti sportivi al mondo (il suo articolo migliore di sempre è probabilmente un reportage per Grantland dell’Iditarod, la famosa gara di cani da slitta). Ma Grantland si occupava anche di cinema, serie tv e letteratura: Shea Serrano e Jason Concepcion erano due giornalisti che ad esempio stilavano liste ed elenchi di film semi-seri, molto apprezzati dagli impallinati di cinema (il Post di recente ne ha riprese due: una lista sulle migliori scene dei film di lotta e una sui migliori mentori nella storia del cinema). Grantland è citata spesso come esempio positivo di riviste online di successo: ad esempio è stata una delle fonti di ispirazione per l’Ultimo Uomo, la più importante rivista online di sport in Italia che pubblica articoli “lunghi”.
Nella sua storia Grantland ha dovuto affrontare un’unica seria controversia: il 15 gennaio 2014 pubblicò un lungo articolo del giornalista Caleb Hannan su Essay Anne Vanderbilt, una donna che sosteneva di avere inventato una mazza da golf rivoluzionaria. Il guaio fu che Hannan scoprì che Vanderbilt era transessuale, e che aveva mentito su diversi aspetti del proprio passato: Vanderbilt – che aveva parlato più volte con Hannan – si suicidò nell’ottobre del 2013 mentre Hannan stava per sottoporre il pezzo a Grantland. La redazione di Grantland decise lo stesso di pubblicare l’articolo. Nei giorni successivi Grantland fu criticata moltissimo per il tono indelicato dell’articolo nei confronti di Vanderbilt e della sua identità sessuale e per il presunto coinvolgimento di Hannan nel suicidio di Vanderbilt. Grantland ospitò sul proprio sito un editoriale di una giornalista transessuale di ESPN molto critico sull’articolo di Hannan e lo stesso Simmon spiegò di aver fatto «una cazzata».
Cosa non ha funzionato
In sostanza, da mesi giravano voci sul fatto che ESPN non avesse più intenzione di puntare su Grantland perché lo riteneva un progetto poco integrato nell’azienda, e sostanzialmente poco redditizio (Grantland restava comunque una rivista “di nicchia”, per appassionati che avevano il tempo di leggere articoli lunghi o che coglievano i frequenti riferimenti pop). Grantland, per esempio, aveva la sua redazione a Los Angeles, mentre ESPN ha la sede storica e principale nella città di Bristol, nel Connecticut: praticamente dalla parte opposta degli Stati Uniti. Secondo Mashable, Simmons era l’unica persona che legava la redazione di Grantland e quella di ESPN. Dopo l’abbandono di Simmons, diversi giornalisti di Grantland lo hanno seguito a HBO, mentre già nelle scorse settimane altri membri della redazione erano stati assunti da giornali importanti come il New York Times e il New York Magazine.