La storia di Terence Trent D’Arby
Nel 1987 fece un disco memorabile e un successo mondiale, poi qualcosa andò storto e decise di sparire: a Milano
Nel 1987, l’anno in cui uscì il suo primo disco, Terence Trent D’Arby aveva venticinque anni e fu già paragonato, per somiglianze artistiche e vocali, ad alcuni grandi musicisti come Prince, Michael Jackson e Sam Cooke. Introducing the Hardline According to Terence Trent D’Arby – col suo elegante e originale titolo – fu un enorme successo: venne molto apprezzato dalla critica, si disse che aveva venduto un milione di copie solo nei primi tre giorni e poi più di dieci milioni in tutto il mondo. Vinse dischi di platino negli Stati Uniti – lui è di Manhattan – in Canada e nel Regno Unito. Lui fu sulle copertine di mezzo mondo, col suo fascino e i dreadlocks, e il nome aristocratico, derivante da un apostrofo artificiosamente aggiunto al cognome del suo patrigno.
Il successo di D’Arby però si ridimensionò molto velocemente, deludendo le aspettative di molti, e le sue. Fece altri tre dischi in otto anni, di risultati sempre calanti e imparagonabili a quel primo, malgrado qualche singolo di discreta programmazione radiofonica. Ma dieci anni dopo l’uscita – e l’enorme successo – di Introducing the Hardline, D’Arby lasciò l’America per l’Europa, cambiò nome e si ritirò temporaneamente dalle scene, lasciando quella che sarebbe potuta diventare una grande carriera musicale. Il settimanale inglese New Statesman lo ha intervistato a Milano, dove vive da tempo, per raccontare di nuovo cosa successe.
Terence Trent D’Arby (il nome vero era Terence Trent Howard) è nato a New York nel 1962. Non conobbe mai il padre biologico e venne cresciuto dalla madre e dal patrigno, un vescovo pentecostale. Con la famiglia viaggiò per diversi stati prima di stabilirsi definitivamente in Florida. Era considerato un pugile molto promettente ma a diciott’anni decise di iscriversi all’Università, da cui si ritirò dopo un anno per arruolarsi nell’esercito. Nel 1983 venne congedato con disonore mentre era di stanza in Germania (nel vecchio reggimento di Elvis Presley) per essersi allontanato dalla base senza aver chiesto alcun permesso.
I suoi genitori, per motivi legati alla loro grande religiosità, gli avevano impedito di ascoltare musica pop in casa e la sua prima esperienza canora fu quella con il coro di studenti della sua scuola. Mentre era in Germania con l’esercito, D’Arby lavorò con il gruppo dei The Touch, con cui nel 1984 pubblicò l’album Love One Time. Dopo essere stato congedato si trasferì a Londra, dove cominciò a lavorare a Introducing the Hardline. Il disco, una raccolta di brani rock, pop e rhythm and blues, che allora si mostrò molto originale proprio per la capacità di modernizzazione pop di alcuni andamenti molto soul, uscì prima in Inghilterra, nel luglio del 1987, e in autunno negli Stati Uniti. In pochi giorni entrò nelle prime dieci posizioni delle classifiche degli album più venduti in Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera, Austria, Olanda, Australia e Norvegia e in un paio di giorni ne vennero vendute più di un milione di copie. Introducing the Hardline fece ottenere a D’Arby quattro nomination ai Grammy del 1988 e il premio come miglior performance maschile R&B.
Dall’uscita dell’album molti musicisti famosi elogiarono il lavoro di D’Arby e lui stesso ritenne di definire il suo album il più importante nella storia della musica pop dopo Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles.
Neither Fish Nor Flesh, il secondo disco di D’Arby, venne pubblicato due anni dopo: era una raccolta di pezzi più sperimentali, ben accolta dalla critica ma che non ottenne molto successo nelle vendite. Le reazioni del pubblico all’album turbarono e infastidirono D’Arby, che iniziò ad assumere un atteggiamento ostile nei confronti delle case discografiche, a suo parere poco inclini a promuovere il merito e il talento e più concentrate sull’immagine degli artisti più “vendibili”.
Nei successivi tre anni D’Arby si trasferì a Los Angeles e pubblicò altri due dischi, che seguirono l’andamento calante delle vendite iniziato con Neither Fish Nor Flesh, malgrado la maggior facilità di alcune canzoni nel primo dei due, tra cui un duetto con la cantante Des’ree, “Delicate”. Fece un tour mondiale ma quasi in contemporanea lasciò la casa discografica con cui aveva pubblicato tutti i suoi album, la Columbia Records, che poi accusò di aver contribuito a rovinargli la carriera. Firmò con la Java Records per un anno, al termine del quale produsse da sè alcuni suoi album mai pubblicati. Nel 1995, dicendosi ispirato in questo da alcuni sogni ricorrenti, decise di cambiare nome in Sananda Maitreya, spiegando che la sua scelta coincideva con l’inizio di una nuova “vita artistica”.
Maitreya si ritirò dalla scene per sei anni. Quando decise di ricomparire, lo fece ancora una volta dall’Europa. Nel 2011, durante la sua permanenza a Monaco, creò una sua etichetta, la Treehouse Pub. Cambiò anche legalmente il suo nome e intanto si era trasferito a Milano, città in cui si è sposato dal 2012 con Francesca Francone, ex modella, e presentatrice e intervistatrice televisiva con cui ha avuto due bambini.
Dal 2001 ad oggi ha pubblicato altri otto album, mai entrati nelle classifiche, autoprodotti e diffusi principalmente tramite il suo sito internet (l’ultimo – “The Rise Of The Zugebrian Time Lords” – pubblicato quest’anno, inizia con una cover di “You’re going to lose that girl” dei Beatles). Racconta Kate Mossman sul New Statesman che prima di ogni intervista i collaboratori di Maitreya si raccomandano con i giornalisti di evitare di citare alcune cose. A lei è stato detto di non pronunciare mai il nome Terence Trent D’Arby e di non fare paragoni tra la sua scelta di cambiare nome e quella di Prince, che cambiò nome d’arte nel 1993.
«Una cosa degli italiani è che non devi dar loro troppo spazio. Sono indiscreti. Gli inglesi e i tedeschi sono popoli canini: gli italiani sono gatti. Ti aiutano molto, ma a modo loro, coi loro ritmi, e ti può fare uscire pazzo»
Quando racconta la sua carriera, oscillando tra un agitato fastidio e un’esibizione di serenità e soddisfazione, Maitreya attribuisce le cause del suo inaspettato fallimento al mondo della musica: alle case discografiche e al percorso privilegiato riservato agli artisti più “presentabili” e fedeli alla linee imposte dalle etichette. Maitreya cita spesso anche la sua difficile convivenza artistica con Michael Jackson, sempre ammirato come artista, ma il cui enorme peso nel sistema del business della musica, secondo lui, mise in secondo piano la sua, di carriera: «Questo mondo non vuole avere troppe facce nere simili in giro».