I problemi del fiume Tagliamento
Marco Imarisio racconta sul Corriere la storia del pericoloso fiume del Friuli-Venezia Giulia: bisognerebbe metterlo in sicurezza, i fondi ci sono, ma è tutto fermo
Il Tagliamento è un fiume del Friuli-Venezia Giulia: è lungo circa 170 chilometri, nasce sul Passo della Mauria, in provincia di Belluno, e sfocia nel Mar Adriatico. Marco Imarisio ha raccontato sul Corriere della Sera – in un articolo pubblicato sulla versione cartacea il 22 ottobre – le complicate vicende che riguardano la gestione del Tagliamento, che negli anni Sessanta è esondato due volte, nel 1965 e nel 1966, causando la morte di più di 20 persone. Negli ultimi decenni le aree abitate sulle sponde del Tagliamento sono state più volte sgomberate per il rischio di altre esondazioni. Imarisio spiega che nonostante ci sarebbero fondi per mettere in sicurezza il fiume, “l’inerzia della politica” impedisce di adoperarli in modo efficace.
Da quando nel 1966 Aldo Moro definì il Tagliamento «il più infido dei nostri corsi d’acqua» e istituì una Commissione nazionale incaricata di valutare cosa aveva causato le esondazioni, non è stato fatto quasi nulla, scrive Imarisio. «Sono passate invano altre due Commissioni interministeriali, una Regionale, due Gruppi di studio, un Concorso di progettazione, e soprattutto un Piano stralcio per il riassetto idrogeologico tuttora in vigore che dal 2000 ha dato a Veneto e Friuli Venezia Giulia la bellezza di 41 milioni di euro da dedicare alla definitiva messa in sicurezza del fiume».
Le case sull’argine hanno le finestre sbarrate. Sulle imposte è appeso il cartello «Affittasi» ormai consumato dal tempo. Il sole splende, il cielo è azzurro. Ma lungo la passeggiata che costeggia il Tagliamento non si incontra un’anima. Latisana vive con le spalle girate al suo fiume, come se avesse paura di guardarlo. Sembra un controsenso, per una città da 14.000 abitanti della Bassa friulana che lavora con il turismo generato dalla darsena sulla laguna. «Come fosse ieri. Le travi di legno del solaio dove ci eravamo rifugiati scricchiolavano per la pressione dell’acqua. Si sentivano i muggiti dei bovini trascinati via dalla corrente. Mio padre uscì per cercare soccorsi. La sua barchetta restò incastrata in un recinto sommerso. Rimanemmo così per due giorni, senza poterci muovere».
I traumi e le ferite si tramandano, fino a diventare paure ancestrali. Angelo Valvason era un bambino quando accadde. La prima piena secolare fu quella del 2 settembre 1965, 4.300 metri cubi d?acqua al secondo. Il Tagliamento esondò coprendo la città di fango. Morirono undici persone. Le strade erano ancora piene di detriti quando il 4 novembre 1966 arrivò la seconda piena secolare. Saltarono gli argini. Il fiume allagò Latisana e altri 53 Comuni. Le vittime furono 16. «Se dovesse succedere ancora, finirebbe nello stesso modo». Oggi Valvason è vicesindaco della città dove è nato. «Il problema è ben conosciuto, come pure la soluzione. Ci sono anche le risorse. Ma quando le scelte scientifiche vengono filtrate dalla mediazione politica, il risultato è questo: zero»