Il centro segreto di detenzione della polizia di Chicago
Si chiama Homan Square, racconta un'inchiesta del Guardian, e a chi ci finisce – per lo più neri accusati di reati minori – non viene permesso di vedere un avvocato o avvisare qualcuno
Il Guardian ha pubblicato una lunga inchiesta su Homan Square, una zona di Chicago dove si trova un grande edificio usato dalla polizia della città come centro per la detenzione e gli interrogatori di persone accusate di vari reati. Secondo il Guardian – che si occupa della storia dall’inizio del 2015 – negli Stati Uniti il centro di Homan Square è l’equivalente interno agli Stati Uniti dei centri di detenzione illegali della CIA nel mondo: l’inchiesta ha scoperto che la stragrande maggioranza delle persone che sono state detenute a Homan Square non hanno mai avuto la possibilità di contattare i propri famigliari e i propri avvocati, e che la struttura è gestita segretamente da unità speciali della polizia cittadina. Al suo interno, sostiene il Guardian, sono state commesse negli ultimi 11 anni ripetute violazioni dei diritti costituzionali, soprattutto sui cittadini neri.
Il Guardian ha iniziato l’inchiesta prima di riuscire a ottenere dal dipartimento di polizia di Chicago i documenti su Homan Square. La sua richiesta di visionarli sulla base del Freedom of Information Act – la legge sulla libertà di informazione del 1966 che autorizza l’accesso agli archivi di stato e ad altri documenti riservati da parte dei giornalisti – era stata rifiutata e il Guardian aveva deciso di iniziare un’azione legale grazie alla quale ha infine ottenuto la documentazione. Il Guardian ha però specificato di non avere ottenuto tutti i documenti, e molte informazioni e dati rimangono ancora oggi riservati.
I detenuti che non esistono
Nella sua ultima inchiesta, il Guardian ha scritto che più di 7mila persone fermate dalla polizia sono “scomparse” nell’edificio di Homan Square dall’agosto del 2004 al giugno 2015: nel periodo di detenzione il loro nome non risultava in alcun registro pubblico della polizia di Chicago e la loro condizione non veniva notificata né alla famiglia né al loro avvocato. Secondo i documenti interni della polizia, dei 7mila detenuti nella struttura solo a 68 è stato permesso di contattare un avvocato o di comunicare la loro condizione a famigliari o amici. Alcuni avvocati contattati dal Guardian e assunti da persone detenute nella struttura hanno descritto Homan Square come un “find-your-client game”, ovvero un posto dove è molto difficile trovare e mettersi in contatto con un cliente. David Gaeger, un avvocato il cui cliente è stato detenuto a Homan Square nel 2011, ha detto: «Quel posto era ed è spaventoso. È un posto spaventoso. Non c’è niente che lo faccia assomigliare a una centrale di polizia. È come se uscisse fuori da un film di James Bond, o qualcosa di simile». Gaeger ha detto anche al Guardian: «Prova a trovare un numero di telefono di Homan per vedere se c’è qualcuno lì dentro. Non ci riesci, mai».
Demografia e reati di chi è stato detenuto a Homan Square
Il Guardian ha scritto che i dati sulle persone detenute a Homan Square mostrano una sproporzione molto forte tra i bianchi e i neri. L’82,2 per cento dei detenuti negli ultimi 11 anni sono stati neri: una percentuale molto alta se si considera che la popolazione nera di Chicago è il 32,9 per cento di quella totale. L’11,8 per cento sono stati ispanici (gli ispanici a Chicago sono il 28,9 per cento della popolazione), mentre solo il 5,5 sono stati bianchi (i bianchi a Chicago sono il 31,7 per cento della popolazione). Un altro dato sorprendente è che la struttura di Homan Square non ospita e interroga i più violenti criminali di Chicago, come si potrebbe pensare: il 74,9 per cento dei detenuti è stato accusato di possesso di droga. I dati raccolti dal Guardian non sono però completi: la polizia di Chicago non ha diffuso quelli precedenti al settembre del 2004 – sostenendo che quelle informazioni sarebbero state troppo difficili da produrre, vista la mancanza di un archivio digitale precedente a quell’anno – e nemmeno quelli relativi a coloro che sono stati detenuti e poi mai incriminati formalmente.
Storie di detenuti a Homan Square
Nel maggio 2007 una donna identificata dal Guardian con il nome di Chevoughn fu detenuta a Homan Square con l’accusa di essere coinvolta in un furto. Secondo i documenti dati al Guardian dalla polizia di Chicago, gli agenti permisero a Chevoughn di vedere un avvocato. Chevoughn ha sempre negato che fosse successo: «Rimasi lì per molto tempo, forse otto o dieci ore», ha raccontato Chevoughn dicendo di essere rimasta “pietrificata” in particolare quando la polizia la interrogò in quella che lei chiama una “gabbia”.
A maggio il Guardian ha raccontato la storia di Angel Perez, che il 21 ottobre 2012 fu fermato per strada dalla polizia e poi portato a Homan Square. Spencer Ackerman, il giornalista del Guardian che si è occupato delle inchieste su Homan Square, ha scritto che la polizia voleva che Perez collaborasse nel contattare un trafficante di droga che gli agenti pensavano che lui conoscesse. Perez si rifiutò di collaborare: il suo polso destro fu ammanettato a una sbarra metallica in una stanza degli interrogatori al secondo piano di Homan Square. Prima gli fu detto che se non avesse collaborato sarebbe stato mandato alla prigione della contea di Cook – la contea dell’Illinois a cui appartiene anche Chicago – conosciuta per le sue violenze. Poi due agenti lo fecero piegare in avanti e inserirono un oggetto metallico nel suo retto.
Cosa dice la polizia di Chicago su Homan Square
La polizia di Chicago ha descritto la struttura a Homan Square come un centro che si occupa di crimini non particolarmente gravi legati alla droga. Secondo il Guardian, circa il 65 per cento degli arresti documentati a Homan Square dal 2004 ad oggi sono avvenuti negli ultimi anni, da quando il democratico Rahm Emanuel – ex capo di gabinetto della Casa Bianca sotto l’amministrazione di Barack Obama – fu eletto sindaco di Chicago, nel maggio del 2011. Emanuel ha detto che a Homan Square la polizia “segue tutte le regole”, un’affermazione che però contraddice diverse testimonianze di ex detenuti e avvocati raccolte nell’ultimo anno dal Guardian. In particolare la polizia è tenuta a registrare l’arresto di una persona accusata di un crimine e «deve permettere all’arrestato di poter telefonare a un avvocato, un famigliare o un amico», normalmente nel giro di un’ora dalla sua detenzione.
Dalla pubblicazione della prima inchiesta del Guardian, sono state avviate tre azioni legali contro alcuni agenti della polizia di Chicago per violazioni commesse all’interno di Homan Square. L’ultima è stata avviata il 19 ottobre contro sei agenti accusati di «usare tattiche coercitive e di tortura anticostituzionali». Il portavoce della polizia di Chicago non ha ancora risposto alla richiesta di commento fatta dal Guardian, ma il dipartimento ha diffuso una scheda informativa in cui dice: «L’accusa che la violenza fisica sia parte degli interrogatori ai sospettati è inequivocabilmente falsa, è offensiva e non è sostenuta da alcun tipo di prove».