La protesta degli scrittori in India
In 40 hanno restituito il più importante premio letterario del paese per manifestare contro il governo nazionalista di Narendra Modi
Nell’ultimo mese 40 scrittori, poeti e commediografi indiani hanno riconsegnato il più importante premio letterario del paese che hanno ricevuto nel corso degli anni dalla Sahitya Akademi, l’Accademia delle lettere indiana. È un segno di protesta verso il silenzio dell’accademia e del governo su alcuni episodi di violenza che – dicono – minacciano la libertà di espressione nel paese.
Lo scrittore britannico di origine indiana Salman Rushdie ha sostenuto su Twitter la protesta.
I support #NayantaraSahgal and the many other writers protesting to the Sahitya Akademi. Alarming times for free expression in India.
— Salman Rushdie (@SalmanRushdie) October 12, 2015
Secondo gli scrittori il clima di violenza è dovuto al crescente nazionalismo indù – circa l’80 per cento degli indiani è induista – e al rafforzarsi dei movimenti e dei partiti politici fondamentalisti. La situazione è precipitata a settembre dopo l’uccisione dello scrittore e studioso Malleshappa Madivalappa Kalburgi, assassinato nella sua casa nello stato meridionale di Karnataka. Kalburgi aveva criticato l’adorazione degli idoli della religione induista e aveva ricevuto per questo minacce di morte. Alcuni membri della Accademia nazionale degli scrittori, di cui Kalburgi faceva parte, hanno criticato la Sahitya Akademi – che nel 2006 aveva consegnato un premio allo stesso Kalburgi – per non aver commentato e condannato l’assassinio. Il motivo – dicono – è la vicinanza alle posizioni del governo centrale, da cui riceve grossi finanziamenti. Dal 2014 il governo è una coalizione composta dal Partito popolare indiano (Bharatiya Janata Party, BJP), di orientamento nazionalista indù e conservatore e guidato dal primo ministro Narendra Modi, e dall’Alleanza nazionale democratica, di centrodestra. Secondo i commentatori quella in corso è la più grossa protesta contro il governo del BJP da quando è stato eletto.
Da anni il BJP è accusato di alimentare il clima di intolleranza verso le minoranza religiose e linguistiche. Soltanto a inizio ottobre un musulmano è stato picchiato a morte da un gruppo di induisti nella periferia di New Delhi con l’accusa di aver ucciso e mangiato una mucca, animale sacro dell’induismo. La scorsa settimana il cantate pakistano Shiv Sena ha cancellato un concerto a Mumbai dopo aver ricevuto minacce dagli estremisti induisti.
Il primo ministro Modi ha commentato la protesta degli scrittori dicendo che è una trovata politica contro il suo governo: gli intellettuali indiani infatti sono sempre stati più vicini ai partiti di laici e di sinistra. Modi ha minimizzato anche gli episodi di violenza delle ultime settimane, definendoli «una disgrazia» e aggiungendo che: «si sono già verificate simili controversie in passato, queste cose devo essere risolte con il dialogo». Lo scrittore indiano Amitav Ghosh (pubblicato in Italia da Neri Pozza) e vincitore nel 1990 del premio per la letteratura della Sahitya Akademi, ha detto che non riconsegnerà il premio per rispetto dell’istituzione, ma ha aggiunto che «non c’è dubbio che il governo stia tacitamente consentendo questi attacchi non punendo i responsabili o non prevenendo queste situazioni».
Narendra Modi è spesso malvisto dai gruppi più laici e di sinistra della società indiana per le sue posizioni nazionaliste ed estremiste. La sua carriera è iniziata nel Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), un’organizzazione induista di estrema destra vicina al BJP: fu un ex membro di RSS ad assassinare Gandhi nel 1948. L’iniziale successo politico di Modi fu dovuto a una serie di campagne elettorali costruite su misura per l’elettorato indù e basate sulla demonizzazione della minoranza musulmana (che in India costituisce circa il 13 per cento della popolazione). Gli oppositori lo accusano di aver istigato le violenze tra indù e musulmani in Gujarat avvenute durante la sua campagna elettorale e subito dopo la sua nomina nel 2002. Nel tempo Modi ha saputo abilmente far dimenticare il suo passato controverso, concentrando la propria attenzione sui temi dello sviluppo e della crescita economica, e diventando in breve il riferimento politico principale della classe media, degli industriali e degli uomini d’affari indiani.
La Sahitya Akademi venne istituita dal governo indiano nel marzo del 1954. Il premio è annuale e viene assegnato da una giuria nominata dall’accademia, che prende in considerazione i libri pubblicati in India in una delle 24 lingue ufficialmente riconosciute. Il premio consiste in una targa e in 100mila rupie (circa 1400 euro). Gli autori più conosciuti in Italia ad aver vinto il premio sono Vikram Seth (pubblicato in Italia da Fandango, Longanesi e TEA), Amitav Ghosh e Jeet Thayil (pubblicato da Neri Pozza).