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  • Mercoledì 21 ottobre 2015

La misteriosa morte di Jacky Sutton

Un'ex giornalista di BBC è stata trovata morta in un bagno dell'aeroporto di Istanbul: la stampa turca parla di suicidio, ma molti credono che sia stata uccisa

Jacky Sutton.
Jacky Sutton.

Aggiornamento 17.35 – La famiglia di Jacky Sutton, inizialmente scettica rispetto all’ipotesi del suicidio, ha diffuso un comunicato per dire di avere cambiato idea dopo avere ricevuto le conclusioni preliminari dalla polizia turca. Ora la famiglia e l’IWPR, l’organizzazione per cui lavorava Sutton, dicono di credere all’ipotesi che Sutton si sia suicidata, e non sia stata uccisa come avevano sostenuto in molti dopo la notizia della sua morte.

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Da qualche giorno la stampa internazionale si sta occupando della morte di Jacqueline Sutton, la direttrice per l’Iraq dell’Institute for War and Peace Reporting (IWPR), un’organizzazione che aiuta i giornalisti a lavorare in zone di guerra. Sutton – 50 anni, britannica, ex giornalista di BBC ed ex membro dello staff dell’ONU in Iraq, Afghanistan, Iran e Balcani – è stata trovata morta sabato nei bagni dell’aeroporto di Istanbul, in Turchia. Secondo la stampa turca, Sutton si è uccisa per lo stress e la disperazione seguiti ad aver perso la coincidenza che doveva portarla a Erbil, in Kurdistan, e per non essere riuscita a comprare un nuovo biglietto aereo. Molti colleghi e amici hanno però messo in dubbio la ricostruzione della stampa turca: dicono di non credere che una donna che ha lavorato a lungo sotto pressione e in posti con grande violenza si sia uccisa solo per avere perso un volo, una situazione molto frequente per chi entra e esce da una zona di guerra.

Secondo la stampa turca, Sutton era arrivata sabato all’aeroporto di Istanbul, poco prima delle 22 ora locale. Le autorità turche hanno diffuso delle riprese realizzate da alcune telecamere a circuito chiuso che mostrano Sutton in aeroporto sabato, il giorno del suo arrivo. Secondo i giornali turchi, Sutton era entrata in uno stato di confusione e ansia dopo avere scoperto di non avere i soldi sufficienti a comprare un nuovo biglietto aereo per sostituire quello che aveva perso. A quel punto è andata in un bagno dell’aeroporto e si è impiccata. Il suo corpo è stato trovato da alcuni turisti russi. Altre porzioni dei video girati dalle telecamere dell’aeroporto non sono disponibili per via di quello che è stato descritto dai turchi come un “problema tecnico”, ha detto il direttore esecutivo di IWPR.

Sutton aveva frequentato zone di guerra per decenni e in particolare lavorava sull’Iraq e sull’Afghanistan da circa 10 anni. Parlava cinque lingue, tra cui l’arabo. Era divorziata, senza figli, e un mese prima di morire aveva parlato dei rischi che il suo lavoro comportava e delle difficoltà nel portare avanti il suo progetto di difendere i diritti delle donne in Iraq. I rischi in particolare erano ben noti a tutti: il 2 maggio il precedente direttore per l’Iraq dell’IWPR – l’organizzazione per cui lavorava Sutton – era stato ucciso a Baghdad per l’esplosione di un’autobomba messa dall’ISIS.

Sutton aveva parlato dei rischi del suo lavoro anche in una email che aveva mandato a giugno ad Amanda Whitley, la fondatrice del magazine online Her Canberra: nell’email, Sutton spiegava che si era fatta cambiare l’alloggio che le era stato fornito a Erbil, in Kurdistan, perché non aveva una via d’uscita da poter usare se qualcuno fosse entrato “senza essere invitato” con l’ordine di ucciderla (Sutton faceva riferimento anche direttamente all’ISIS). Su Her Canberra, Sutton aveva anche raccontato di aver sofferto in passato del disturbo post-traumatico da stress, causato da un episodio successo mentre viveva in Eritrea, un paese con uno dei regimi più autoritari e chiusi al mondo: Sutton era stata accusata di essere una spia ed era stata arrestata.

Diversi amici e colleghi hanno messo in dubbio la ricostruzione della stampa turca sulla morte di Sutton e hanno chiesto un’indagine internazionale per stabilire quanto è successo. Borzou Daragahi, giornalista di Buzzfeed fino a pochi mesi fa al Financial Times, ha scritto:

«Sutton ha lavorato in Iraq e in altre zone di guerra per decenni, sopravvivendo a circostanze molto dure in posti come Kabul e Baghdad. Perché sarebbe dovuta rimanere sconvolta per un volo perso, una cosa che succede spesso a chi si sposta in aereo per entrare e uscire dalle zone di guerra? Perché non ha usato una carta di credito per comprare un altro biglietto, o le centinaia di dollari in contanti che i corrispondenti di guerra e gli operatori internazionali si portano dietro regolarmente quando vanno in un paese senza bancomat? E come avrebbe potuto impiccarsi senza che nessuno se ne accorgesse in uno dei bagni delle donne dell’aeroporto di Ataturk, che sono un via vai di clienti e personale di servizio?»

Molti altri funzionari di organizzazioni internazionali hanno espresso forti dubbi sulla tesi del suicidio: ne hanno scritto per esempio Jane Pearce, la direttrice per l’Iraq del World Food Programme, e il giornalista iracheno Mazin Elias, che ha parlato anche dell’ipotesi che Sutton sia stata uccisa. Delvin Arsan, una ricercatrice svedese che aveva lavorato con Sutton alle Nazioni Unite in un programma sull’Iraq, ha detto che il mistero attorno alla morte di Sutton potrebbe spaventare altre donne che vanno a lavorare in Medio Oriente: «Quello che è successo a Jacky potrebbe succedere a ognuna di noi. Non viaggerò più a Istanbul da sola».