Con chi sta Comacchio
Un comune costiero italiano dovrà decidere se far parte dell'Emilia o della Romagna, e c'è un certo dibattito
Comacchio è un paese di circa 23 mila abitanti: è l’ultimo comune a est della provincia di Ferrara, a poca distanza dal delta del Po, e si trova al confine con la provincia di Ravenna. Di Comacchio si è parlato negli ultimi giorni a causa di un’importante decisione che l’amministrazione dovrà prendere nei prossimi mesi: se stare con Ravenna o con Bologna-Ferrara, cioè con l’Emilia o con la Romagna, riproponendo di fatto la storica divisione regionale della zona.
La storia ha a che fare con il riordino delle province e la creazione delle cosiddette “aree vaste”. Lo scorso luglio la regione Emilia-Romagna (presieduta da Stefano Bonaccini, PD) aveva approvato una legge che a sua volta faceva riferimento alla cosiddetta “legge Delrio”: la riforma delle province convertita in legge nell’aprile del 2014 dalla Camera non prevede un’abolizione delle province, ma una loro sostituzione con nuovi enti per i quali (a differenza di prima) non ci sono più elezioni dirette. Il provvedimento stabiliva anche che alcune competenze delle province restassero alle amministrazioni provinciali e alle nuove città metropolitane, che altre passassero invece – insieme ai dipendenti – alle regioni e ai comuni, e che i piccoli comuni si unissero con l’obiettivo di ridurre i costi e fornire servizi migliori.
La legge regionale approvata in Emilia-Romagna, tra le altre cose, anticipa la legge Delrio creando un nuovo modello di governo territoriale basato su quattro “aree vaste”: i territori provinciali potranno coordinarsi tra loro per gestire i servizi in modo unitario, per esempio in materia di turismo, trasporti o protezione civile. In questa riorganizzazione di competenze e territori rientra la questione di Comacchio, ma anche quella di Ferrara. I due comuni dovranno cioè decidere con quale “area vasta” stare.
Marco Fabbri – sindaco di Comacchio eletto nel 2012 con il Movimento 5 Stelle e poi espulso nel 2014 per essersi candidato alle provinciali in una lista con membri di altri partiti – aveva indetto già alla fine del 2013 un referendum consultivo per chiedere ai cittadini sotto quale provincia volessero rientrare. L’affluenza era stata del 30,7 per cento degli aventi diritto e l’88,8 per cento dei voti validi si era espresso a favore del passaggio con Ravenna. Il referendum non implicava il cambio immediato ma dava all’amministrazione il mandato politico per portare avanti l’iniziativa legislativa necessaria, che non si è ancora conclusa.
La storia del passaggio di provincia si è riproposta in occasione dell’approvazione a livello regionale della legge sul riordino delle province. In una recente intervista alla Nuova Ferrara il sindaco Fabbri ha riassunto il problema e ha spiegato:
«Con il ddl Delrio sulle città metropolitane, le province, unioni e fusioni di Comuni, si modifica la struttura degli enti locali, in attesa della riforma del Titolo V della Costituzione che modificherà nuovamente organi e funzioni. Nascono così Aree Vaste e Città metropolitane. Le città metropolitane sono nove e tra queste c’è anche Bologna. Ferrara non potrà dunque andare con Bologna ma dovrà decidere se inserirsi nell’asse emiliano con Modena, Reggio (in forse), Parma e Piacenza. Oppure se guardare a Ravenna, Rimini, Forlì e Cesena. È evidente che per noi non è una scelta facile».
La posizione del sindaco, nonostante il precedente referendum, non è però definitiva. Fabbri sostiene che se i “confini” che verranno posti alla “aree vaste” saranno rigidi (con lo spostamento di tutte le competenze da una parte o dall’altra), allora Comacchio sceglierà Ravenna e la Romagna, per interessi comuni sul settore del turismo (le principali attività di Comacchio sono connesse al turismo, soprattutto estivo nei suoi sette lidi, e alla pesca commerciale). Per quanto riguarda trasporti, rifiuti, energia elettrica, acqua e sanità sarebbe però conveniente per Comacchio restare con Bologna e con Ferrara, che dovrà prendere a sua volta una decisione.
Gli altri partiti politici rappresentati in giunta hanno posizioni più precise. Antonio Di Munno (centrodestra) ha detto che «la discussione è già chiusa: Comacchio deve andare con Ravenna perché i cittadini hanno così deciso»; la segretaria della Lega Nord Maura Tomasi la pensa invece diversamente: «Non c’è nemmeno da chiederselo, Comacchio deve stare con Ferrara e possibilmente con l’Emilia. La ricchezza, la possibilità d’investimento è tutta in quell’area. In Romagna saremmo uno dei tanti comuni costieri, in Emilia saremmo “il” comune costiero, e non è poco». Fabbri ha per ora concluso la discussione dicendo «che occorre capire cosa farà Ferrara, se avrà voglia di guardare anche lei verso Ravenna. Comacchio ha tutto l’interesse a stare con Ravenna e forse anche Ferrara. Cerchiamo di giocare bene le nostre carte, che sono vincenti».