Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di istigazione al sabotaggio per la sua frase sul sabotaggio della TAV
"Perché il fatto non sussiste". De Luca aveva detto in un'intervista allo Huffington Post che «la TAV va sabotata» e ha ribadito il pensiero nell'aula del tribunale
Lo scrittore Erri De Luca è stato assolto dal tribunale di Torino per le sue frasi contro la linea ferroviaria ad alta velocità TAV “perché il fatto non sussiste”. L’accusa era di istigazione al sabotaggio: De Luca aveva affermato in un’intervista nel settembre del 2013 allo Huffington Post che «la TAV va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti». I pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Andrea Padalino avevano chiesto, lo scorso 21 settembre, una condanna a 8 mesi con le attenuanti generiche perché lo scrittore «con la forza delle sue parole ha sicuramente incitato a commettere reati».
All’inizio dell’udienza di oggi De Luca ha letto una dichiarazione spontanea: «Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua». De Luca ha più volte detto che in caso di condanna non avrebbe fatto ricorso in appello né avrebbe presentato domanda di grazia («Ci sono detenuti che meritano davvero la grazia, e non è il mio caso»). De Luca è da molti anni uno dei personaggi più noti ad aver preso posizione netta a favore degli attivisti No TAV, che contestano i cantieri dell’Alta Velocità della Val di Susa in Piemonte. Dopo l’intervista allo Huffington Post, la Lyon-Turin ferroviarie (Ltf), la società che lavora alla tratta comune della linea ad alta velocità Torino-Lione, aveva deciso di denunciare lo scrittore costituendosi poi parte civile. Nel giugno del 2014 De Luca era stato rinviato a giudizio e il processo era iniziato lo scorso 28 gennaio.
La versione di Erri De Luca
De Luca – che sulla sua vicenda ha scritto anche un libro, «La parola contraria» – fin dal suo primo interrogatorio si era difeso insistendo sul significato della parola “sabotare” – «il verbo è un verbo nobile», aveva detto – spiegando che in italiano la parola “sabotare” ha più di un significato e che lui l’aveva usata facendo riferimento al suo significato più vicino a quello di “intralciare”: «Il primo [significato] che risulta è quello di danneggiamento materiale. Gli altri sono intralciare, impedire e ostacolare. Ritengo di aver detto che la TAV [..] vada ostacolata, impedita e intralciata e perciò di fatto sabotata. Con cesoie e molotov? Evidentemente no. L’intralcio che dura da più di venti anni è stato attuato da una comunità unanime, che finora è riuscita a sabotare l’opera. Se il sabotaggio avvenisse con le cesoie l’opera sarebbe già conclusa da un pezzo».
Uno dei principali argomenti degli avvocati di De Luca, dello scrittore stesso e anche dei suoi sostenitori al di fuori del tribunale è poi che l’articolo del codice penale a cui l’accusa ha fatto riferimento è del 1930, di epoca fascista, e che il principio che sarebbe stato necessario tutelare in questo specifico caso è quello contenuto nell’articolo 21 della Costituzione, sulla libertà di manifestazione del proprio pensiero.
A conclusione di una delle udienze del processo l’avvocato di De Luca, Gianluca Vitale, ha concluso citando la frase «On n’arrête pas Voltaire» («Non si arresta Voltaire»), pronunciata dal generale De Gaulle nel 1968 per sostenere la libertà di manifestazione del pensiero. Vitale ha detto: «Questo processo è importante perché parliamo di libertà di manifestazione del pensiero e perché l’Italia sta affrontando un esame con questo processo: le chiedo, giudice, di decidere se le parole di De Luca, che inducono a una riflessione, possano essere pronunciate in un sistema democratico. Se la risposta è sì, allora Voltaire può continuare a esprime sue idee. Se è no, allora Voltaire può essere arrestato».
La posizione di De Luca è ben riassunta in questa sua recente intervista fatta da Corrado Formigli a Piazza Pulita:
In questi ultimi mesi Erri De Luca è stato difeso pubblicamente da diversi scrittori e personaggi pubblici. Molti intellettuali francesi, oltre a François Hollande, alla sindaca di Parigi, a Salman Rushdie e a Paul Auster hanno firmato un appello, “Liberté pour Erri De Luca”, in nome della libertà d’espressione. De Luca ha invece più volte fatto notare il mancato sostegno di molti scrittori e intellettuali italiani («un’assenza che si nota, si sono presi la responsabilità della loro assenza»).
La versione dell’accusa
I pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, durante le varie udienze, hanno cercato di dimostrare convocando diversi testimoni, compreso l’ex dirigente della Digos, Giuseppe Petronzi, che gli assalti al cantiere della TAV si sono intensificati dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di De Luca sul sabotaggio. L’accusa – che ha chiesto il minimo della pena, cioè otto mesi di carcere – ha parlato più volte «di forza suggestiva» ricordando che nel settembre del 2013 dopo le frasi incriminate si sono verificate tre azioni contro delle aziende al lavoro sulla TAV.
Il presupposto dell’accusa era che quelle parole non sono state «pronunciate da uno qualunque. Quando il signor De Luca parla, le sue parole hanno un peso determinante». E ancora: «Mi pare inevitabile che queste parole siano dirette a incidere sull’ordine pubblico. De Luca ha peso, pregnanza, possibilità di incidere sulla volontà di altri e con la forza delle sue parole ha sicuramente incitato a commettere reati».