Cinque falsi miti sulle diete

Non è vero che non ci sono obesità "sane", o che dopo una dieta si riprende sempre peso, spiega il Washington Post

di Kevin D. Hall – Washington Post

Kevin D. Hall è un ricercatore del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK), un istituto che fa parte del Dipartimento della Salute americano – l’equivalente del Ministero della Salute – e che si occupa di diabete e disturbi alimentari.

L’obesità è da anni in aumento: ogni anno fa rischiare a migliaia di persone di sviluppare diabete, malattie cardiache e diversi tipi di tumori. Negli Stati Uniti, due terzi degli adulti e un terzo dei bambini sono in sovrappeso [in Italia, secondo un sondaggio del 2014 sono in sovrappeso il 42 per cento degli adulti]. Più aumentano queste cifre, e più si espandono le aziende che si occupano di diete e perdita di peso, il cui giro d’affari oggi vale decine di miliardi di dollari. Ciò che non sta aumentando, invece, è la consapevolezza di molte persone su cosa significa essere obesi e come si fa per perdere peso. Ecco qualche mito che possiamo sfatare.

1. L’indice di massa corporea è inutile
L’indice di massa corporea, o IMC, è un metodo semplice ed estesamente utilizzato per determinare se una persona sia o meno obesa. Si calcola dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza in metri, cosa che compensa il fatto che le persone alte sono enormemente più magre delle persone basse nel caso abbiano lo stesso peso.

L’IMC è spesso criticato perché non tiene conto della differenza fra muscoli e grasso. Le persone molto muscolose, dunque, secondo l’IMC sono considerate erroneamente sovrappeso. A dispetto dei suoi limiti però, l’IMC in più dell’80 per cento dei casi riesce a indicare correttamente se una persona ha dei grassi in eccesso in corpo oppure no. Altri indici molto semplici come il girovita possono essere ancora più efficaci, perché ci dicono in quale zona del nostro corpo si trova il grasso.

2. Nessuna persona obesa è “sana”
L’idea che le persone obese non siano “sane” è molto diffusa. CNN ha detto ai suoi spettatori che non esiste un’obesità “sana”. Forbes ha definito la sua esistenza “un mito”. “Non si può essere grassi e sani”, ha scritto Time.

In realtà, dipende da dove il grasso si trova nel corpo. Se una persona ha un fisico “a pera” e accumula il grasso nel sedere e sui fianchi, rischia di meno di una persona fatta “a mela”, che accumula grasso nella pancia.  Il grasso particolarmente nocivo è quello che si accumula vicino agli organi e in particolare attorno al fegato. Se una persona ha un fisico “a pera” ed è obesa, può avere meno rischi per la salute di persone “a mela” oppure normopeso. Questa scoperta ha portato al concetto di “obesità metabolicamente sana”.

Sono i nostri geni a determinare in quale zona del corpo accumuliamo grasso. Gli uomini, specialmente quelli con un background genetico dell’Asia meridionale, hanno molte più possibilità di sviluppare grasso attorno agli organi rispetto alle donne. Perdere specificamente peso in una zona specifica del corpo è molto difficile, ma una perdita di peso complessiva si riflette su una diminuzione di grasso in vari suoi depositi. Inoltre, l’esercizio fisico può controbilanciare gli effetti dell’obesità. Le persone obese ma attive e in forma hanno un rischio di mortalità per malattie cardiovascolari simile o più basso rispetto a persone magre ma meno in forma.

3. Avere un peso “normale” è tutta una questione di forza di volontà e responsabilizzazione
Le persone magre spesso si vantano di riuscire a non diventare grasse, implicando che l’obesità derivi da una forma di sciatteria e dalla golosità. Dopo tutto, tutti quei commenti di medici sui forum dicono di mangiare di meno e fare più esercizio!

Già, bastasse quello. Prendete l’esercizio fisico. Anche quando le persone partecipano a un programma controllato, la perdita di peso è molto inferiore a quella che ci si aspetterebbe se badassimo esclusivamente al consumo di calorie. In media, le donne non perdono praticamente peso e molta gente addirittura ne guadagna. La colpa potrebbe essere di tutta quell’attività fisica normale che dopo un esercizio fisico non facciamo – è il caso ad esempio di quando collassiamo sul divano dopo una corsetta di mezz’ora. Oppure è colpa della fame: non ci vuole moltissimo cibo per recuperare le calorie perse durante l’esercizio fisico.

Non possiamo semplicemente tenere sotto controllo le calorie che assumiamo tramite un’app? Sfortunatamente, anche usando le migliori app, le persone tendono a sottostimare molto la quantità di cibo che consumano. Inoltre, la quantità di calorie che assumiamo varia moltissimo di giorno in giorno. Certo, possiamo sempre mangiare MOLTO meno, e in effetti è questo che fa la gente quando intende “stare a dieta”. Quando lo facciamo, però, l’organismo aziona dei meccanismi difensivi, come ad esempio aumentare l’appetito e la fame.

4. Stare a dieta induce l’organismo ad entrare in modalità “bassi consumi”, rallentando il metabolismo e fermando la perdita di peso dopo pochi mesi
L’idea che mettersi a dieta possa essere controproducente è diffusa un po’ ovunque. Ma sebbene sia vero che il metabolismo rallenta quando una persona assume meno calorie, ci vogliono anni prima che l’organismo rallenti a sufficienza per bilanciare la diminuzione delle calorie. Il fatto che molte persone ricominciano a guadagnare peso dopo molti mesi di dieta dipende da altri fattori.

Molto probabilmente dipende dal fatto che molti di loro si sono allontanati dal piano iniziale: molta gente consuma più calorie quando la loro perdita di peso si è stabilizzata, piuttosto che all’inizio di una dieta. Ancora non sappiamo perché questo accada, ma probabilmente è una questione biologica: sappiamo ad esempio che la perdita di peso causa uno scompenso ormonale che altera le sensazioni di appetito e sazietà, e in generale il modo in cui il cervello si relaziona col cibo. Dopo mesi di dieta, il cibo ci può davvero sembrare più soddisfacente del solito. Questi scompensi avvengono a un livello inconscio: di conseguenza alcune persone possono onestamente poter dire di mangiare le stesse cose mentre criteri oggettivi indicano il contrario.

5. Tutte le diete falliscono, alla fine
Attenzione, avverte Slate: le probabilità che manteniate il peso raggiunto alla fine di una dieta è simile al tasso di sopravvivenza a un tumore ai polmoni già in metastasi. Questo mito esiste perché statisticamente le persone tendono a prendere almeno un po’ di chili, qualche anno dopo aver finito una dieta. Questo è vero in particolare per chi considera la dieta uno stato temporaneo. Quando però gli accorgimenti presi durante la dieta diventano definitivi, molte persone mantengono lo stesso peso a lungo.

Uno studio recente ha mostrato che otto anni dopo che un adulto inizia una dieta e un programma di esercizio, più di metà di quelli che non sono malati di diabete hanno perso più del 5 per cento del peso che avevano all’inizio del programma. Oltre a una costante misurazione del proprio peso, il segreto del successo potrebbe essere l’attività fisica. Sebbene questa non sia molto efficace per perdere materialmente peso, lo è per mantenere la perdita già sperimentata. Al contrario della perdita di peso, infatti, per rimanere più magri di prima serve un cambiamento di assunzione di calorie meno drastico. Secondo un istituto dietetico americano, ad esempio, una donna di 40 anni che pesa 90 chili dovrebbe rimuovere dai propri pasti circa 1000 calorie al giorno per più di sei mesi per perdere in tutto 18 chili. Ma per mantenere il nuovo peso di 72 chili dovrebbe rimuovere dalla sua dieta precedente “solo” 350 calorie, che possono essere bruciate ad esempio con un’ora di camminata al giorno.

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