L’agente Collins e i “super recognizers”
La storia di un agente di polizia inglese e della sua straordinaria abilità nel riconoscere le facce delle persone
Nella sola città di Londra sono installate circa un milione di videocamere di sicurezza attive 24 ore su 24. La polizia inglese, per cercare di utilizzarle nel modo più efficace possibile, ha sviluppato negli anni uno dei sistemi di riconoscimento facciale più avanzati al mondo. Nonostante questo, nessun computer ha ancora superato l’efficacia dell’occhio di Gary Collins, un agente “super recognizer” (super riconoscitore) dell’unità anti gang di Scotland Yard – la polizia metropolitana di Londra – in grado di riconoscere facilmente centinaia di volti di persone viste per strada, nelle registrazioni di sicurezza e nei database della polizia, anche a distanza di diversi anni. Alla sua storia e a quella dei “super recognizers” il New York Times ha dedicato un lungo articolo, pubblicato pochi giorni fa.
Durante le rivolte di Londra del 2011 il sistema di riconoscimento facciale usato dalla polizia inglese riuscì a identificare solo una persona su circa quattromila immagini di volti parzialmente coperti. L’agente Collins ne identificò invece 180, servendosi delle stesse immagini usate dal software, alcune delle quali incomplete e poco definite. Sempre durante le rivolte del 2011 i colleghi di Collins non riuscivano ad identificare una delle persone più attive negli scontri, ripresa più volte mentre saccheggiava negozi e dava fuoco a delle macchine in sosta. L’uomo indossava sempre un cappello nero e una bandana rossa che gli lasciavano scoperti solo gli occhi. Dopo aver dato un’occhiata veloce al fascicolo, l’agente Collins riconobbe dalle immagini il volto di Stephen Prince, un uomo incontrato di sfuggita sei anni prima e che successivamente fu condannato a una pena detentiva di sei anni: una delle più alte inflitte per le rivolte del 2011.
L’agente Collins è il miglior “super recognizer” di Scotland Yard: racconta che fin da bambino ha sempre avuto questo particolare dono ma solo da pochi anni ha cominciato a sfruttarlo davvero. Quando i dirigenti di Scotland Yard cominciarono a dubitare degli effetti sulla prevenzione dei crimini dati dalla sola installazione di telecamere, l’ispettore Mick Neville, a capo del Central Forensic Image Team, organizzò un test con l’aiuto di un professore dell’Università di Greenwich per verificare le abilità di una ventina di agenti addetti al riconoscimento facciale, in modo da sfruttare nel miglior modo possibile le registrazioni delle telecamere. I risultati dell’agente Collins furono talmente alti da farlo rientrare in quella percentuale di popolazione, stimata attorno al 2 per cento, in grado di associare in brevissimo tempo e con scarsi mezzi i volti e i nomi delle persone. Dal 2013 il numero di riconoscimenti della polizia di Londra è triplicato e la squadra di super-recognizers adesso è composta da 152 agenti, tutti selezionati in base alle loro capacità di riconoscimento.
Lo sviluppo di queste unità ha permesso a Scotland Yard di risparmiare molto: senza riconoscimento facciale infatti, si deve ricorrere quando possibile alle più costose analisi del DNA e delle impronte digitali.
L’agente Collins ha 48 anni e prima di entrare in polizia ha studiato design. Abita per sua scelta fuori Londra, per evitare di imbattersi nei volti di persone indagate o sospettate, davanti ai quali si troverebbe in difficoltà soprattutto se in compagnia della moglie o dei suoi figli. A volte è capitato che il suo modo di fissare il volto delle persone abbia infastidito qualcuno e gli abbia provocato qualche guaio.
Da quando è poliziotto, Collins ha riconosciuto con successo circa 800 volti. Qualche anno fa, mentre si trovava nel retro di un furgone della polizia, il capo di una gang appena arrestato gli disse che nelle carceri dell’area metropolitana di Londra in molti parlavano di lui e si chiedevano come facesse a riconoscere tutti.