Perché Twitter sta licenziando
La prima importante decisione del nuovo capo è stata tagliare 336 posti di lavoro, per fare ordine nello staff e risparmiare soldi da investire per risolvere i problemi del social network
Il piano di licenziamenti annunciato martedì ha riportato l’attenzione di media e analisti su Twitter, uno dei più grandi social network al mondo dopo Facebook, da mesi in serie difficoltà nel trovare il modo giusto per attirare nuovi iscritti e crearsi un’identità forte e riconoscibile. Il piano prevede che siano licenziati 336 dipendenti, pari all’8 per cento circa di quelli che lavorano a Twitter, per rimettere ordine in alcune divisioni della società, risparmiare soldi da investire altrove e introdurre quindi nuove funzioni. Si tratta della prima grande decisione presa dal cofondatore dell’azienda Jack Dorsey, diventato a tutti gli effetti CEO di Twitter appena una settimana fa, dopo avere svolto lo stesso incarico ad interim in seguito alle dimissioni del precedente amministratore delegato Dick Costolo.
Twitter ha circa 316 milioni di iscritti, ma in molti stimano che il numero effettivo di utenti attivi sia più basso. Molte persone si iscrivono, faticano a capire come funziona il sistema, non trovano con facilità i loro amici e lo abbandonano, preferendogli Facebook che è invece molto più intuitivo e frequentato. Il problema dell’abbandono precoce da parte degli utenti non è stato ancora risolto e Twitter sperimenta di continuo nuove soluzioni per ridurre il fenomeno, dando per esempio suggerimenti su chi seguire appena ci si è iscritti o informazioni su come funzionano i sistemi per menzionare qualcuno in una conversazione e, più in generale, interagire con gli altri.
Alla fine della scorsa settimana erano circolate, informalmente, le prime notizie circa il piano di licenziamenti, che avevano portato il titolo di Twitter a perdere quasi il 7 per cento lunedì alla riapertura dei mercati finanziari dopo il weekend. Martedì le cose sono andate lievemente meglio, con le azioni che hanno ripreso l’1 per cento chiudendo a 29,06 dollari, in seguito all’ufficializzazione del piano di licenziamenti e alle spiegazioni date ai dipendenti di Twitter via email da Dorsey. Nella lettera, il CEO spiega che nelle ultime settimane i gruppi di lavoro di Twitter, del servizio per gli streaming in diretta Periscope e di quello per i video della durata di pochi secondi Vine hanno “lavorato senza sosta” per elaborare nuovi “piani d’azione” legati ai loro prodotti, con novità e innovazioni che saranno realizzate e presentate nel corso dei prossimi mesi. Per farlo, ha scritto Dorsey, è però necessario rimettere ordine nei gruppi di lavoro, ridistribuendo incarichi e soprattutto riducendo il numero di persone che se ne occupano: da qui la necessità di licenziare l’8 per cento dei dipendenti.
I licenziamenti non sono stati indolori e alcuni hanno detto di avere scoperto quasi per caso di essere nella lista dei futuri ex dipendenti. Bart Teeuwisse, per esempio, ha scritto – su Twitter – di essersi accorto che qualcosa non andava quando ha provato a scaricare la posta elettronica del suo account aziendale: non aveva più la possibilità di accedervi.
https://twitter.com/bartt/status/653946266938818561
Nella sua email Dorsey assicura che Twitter fornirà assistenza agli ex dipendenti con un indennizzo e che li aiuterà a cercarsi un nuovo lavoro. Trovare un nuovo impiego per sviluppatori che arrivano da uno dei social network più importanti del mondo non dovrebbe comunque essere un problema, soprattutto nella Silicon Valley dove molte aziende e startup sono alla costante ricerca di nuovi impiegati per lo sviluppo dei loro prodotti. Ci sono già notizie di assunzioni e di annunci indirizzati verso gli ex dipendenti di Twitter.
Molti analisti hanno commentato negativamente il piano di licenziamenti, definendolo insolito per un’azienda ancora nei suoi primi anni di esistenza e la cui necessità primaria è crescere, espandendosi e realizzando nuovi prodotti. I meno critici ritengono invece incoraggiante l’iniziativa per mettere ordine all’interno dell’azienda, dopo mesi complicati in cui non si sapeva bene dove la volessero portare i suoi dirigenti (a partire dall’ex CEO Dick Costolo). Il fatto stesso che i licenziamenti siano stati annunciati da Dorsey, da poco a capo di Twitter a tutti gli effetti, viene visto come un’opportunità importante per cambiare passo.
Dorsey ha 38 anni ed era già stato CEO di Twitter tra il 2007 e il 2008; lo scorso giugno aveva ricevuto nuovamente l’incarico dopo le improvvise dimissioni di Costolo, spiegate ufficialmente con la volontà di dedicarsi ad altro, ma legate comunque a come stavano andando gli affari per l’azienda. Costolo ha avuto il merito di trasformare Twitter da una piccola startup a un’azienda quotata in borsa con un valore di mercato stimato intorno ai 25 miliardi di dollari, provvedendo inoltre a un piano di sviluppo che inizialmente era piaciuto molto agli azionisti. Negli ultimi anni aveva però mancato diverse promesse rendendo inquieti gli investitori, in attesa di nuovi dati incoraggianti sulla crescita del social network.
Il compito di dimostrare che le cose possono migliorare ora spetta a Dorsey, che non ha comunque perso tempo. La scorsa settimana ha presentato “Moments”, una nuova funzione di Twitter che rende più accessibili le notizie condivise sul social network, con contenuti curati da un team dedicato che li aggiorna man mano che le storie si sviluppano. “Moments” per ora è disponibile solo negli Stati Uniti, ma ha ricevuto critiche positive e potrebbe diventare uno strumento per rendere più semplice l’utilizzo di Twitter, soprattutto dagli utenti meno esperti. Nelle ultime settimane si è anche parlato della possibilità di affiancare ai classici tweet un nuovo strumento che, senza snaturare il social network, permetta di pubblicare testi che superano il famoso limite dei 140 caratteri. Per ora è un’idea e non è chiaro se diventerà qualcosa di concreto e con che tempi.
Dorsey ha soprattutto il compito di risolvere il problema legato alla scarsa resa degli annunci pubblicitari per gli inserzionisti. I tweet sponsorizzati, l’equivalente dei banner su Facebook, non raggiungono molte persone e sono poco coinvolgenti. Twitter ha introdotto nuove opzioni, come la possibilità di acquistare direttamente un prodotto da un tweet sponsorizzato, per rendere i contenuti sponsorizzati più interessanti, ma per ora non hanno dato il risultato sperato.
In termini economici Twitter non se la sta cavando male, comunque. La società ha comunicato che i ricavi del suo terzo trimestre saranno pari o superiori a quelli previsti qualche mese fa, quindi tra i 545 e i 560 milioni di dollari. I profitti dovrebbero essere intorno ai 110 – 115 milioni di dollari, di poco inferiori ai 117 milioni di dollari previsti da diversi analisti. I dati per ora sono preliminari e le cifre definitive e ufficiali saranno rese note solo alla fine di ottobre.