La Turchia dice di aver identificato gli attentatori di Ankara
Uno dei due era un membro dell'ISIS, fratello dell'uomo che si fece esplodere a a Suruç lo scorso luglio
La polizia turca ha detto di avere identificato i due attentatori suicidi che sabato 10 ottobre hanno compiuto un attentato ad Ankara, la capitale della Turchia, uccidendo almeno 95 persone e ferendone altre centinaia. I due attentatori sono Yunus Emre Alagöz, che secondo la polizia turca era un membro dello Stato Islamico (o ISIS), e Ömer Deniz Dündar, entrambi turchi provenienti da Adıyaman, città del sud-est della Turchia. Yunus Emre Alagöz, stando alle informazioni riportate dalla stampa turca, era il fratello di Şeyh Abdurrahman Alagöz, l’attentatore suicida che si fece esplodere a Suruç il 20 luglio scorso uccidendo 33 persone. Le dichiarazioni del governo turco, comunque, vanno prese con cautela: da mesi in Turchia va avanti una crisi politica fatta anche di reciproche accuse e una forte propaganda governativa.
Il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu non ha chiarito se i due uomini identificati come i responsabili dell’attentato di Ankara fossero inclusi nella lista del governo relativa a potenziali attentatori suicidi, che Davutoğlu ha ammesso di avere. Kemal Kılıçdaroğlu, il leader del principale partito di opposizione turco – il Partito Popolare Repubblicano, noto con la sigla CHP – ha accusato il governo di essere responsabile dell’attentato di Ankara, il peggiore mai compiuto in Turchia. Durante un’intervista a CNNTürk, Kılıçdaroğlu ha chiesto a Davutoğlu di chiarire se i nomi di Alagöz e Dündar erano inclusi nella lista dei potenziali attentatori suicidi posseduta dal governo: «Se così fosse, è un disastro ancora più grande di quanto già non lo sia».
Mercoledì intanto il ministro degli Interni turco ha detto che alcuni funzionari pubblici sono stati sospesi dopo l’attentato di Ankara. Tra gli altri ci sono il capo della polizia responsabile dell’area di Ankara e il capo dell’intelligence e della sicurezza pubblica per la stessa area. Martedì il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva detto che il governo aveva ricevuto una segnalazione dell’intelligence in cui si diceva che l’attentato di Ankara era legato alla Siria, dove lo Stato Islamico (o ISIS) controlla dei territori al confine con la Turchia. Il governo turco aveva accusato l’ISIS di avere compiuto anche l’attentato di Suruç, che aveva spinto Erdoğan a cominciare a bombardare le postazioni dell’ISIS al di là del confine con la Siria e quelle del PKK – il Partito dei Lavoratori del Kurdistan – nel nord dell’Iraq.
La situazione politica in Turchia è sempre più tesa, anche in vista delle elezioni anticipate che si terranno il primo novembre. Lo scorso giugno, per la prima volta in dodici anni, l’AKP – il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, di cui è membro anche il presidente Erdoğan – si è trovato senza una maggioranza assoluta con cui governare. I successivi colloqui tra le varie forze politiche non hanno portato a nessun accordo ed Erdoğan ha indetto nuove elezioni (alcuni pensano che lui stesso abbia fatto naufragare i colloqui, nella speranza di ottenere una larga maggioranza alle prossime elezioni e ottenere anche un numero di seggi necessari per cambiare la Costituzione). Non è ancora chiaro chi potrà guadagnare in termini elettorali da quello che è successo ad Ankara sabato scorso.