Perché Hillary Clinton è andata meglio di tutti al dibattito dei Democratici
Cosa è successo stanotte a Las Vegas, spiegato e mostrato in nove punti
di Francesco Costa – @francescocosta
Nella notte tra martedì 13 e mercoledì 14 – si è tenuto il primo confronto televisivo tra i candidati del Partito Democratico alle primarie in vista delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che si terranno l’8 novembre del 2016. Negli Stati Uniti il dibattito si è tenuto la sera di martedì 13. Chi che ne è uscito meglio, a giudicare dalle opinioni della grandissima parte dei giornalisti e degli analisti di politica statunitense, è stata Hillary Clinton, la favorita e al momento ampiamente in testa nei sondaggi. Il dibattito, organizzato da CNN, è durato poco più di due ore: sono mancate quasi del tutto le liti e gli attacchi diretti tra i candidati, come era atteso, ma ci sono stati diversi scambi interessanti ed esemplari delle discussioni in corso in questo momento nella politica statunitense. Se avete solo un minuto, ecco un video di sintesi del New York Times; se no, di seguito il riassunto in 9 punti di quello che è successo.
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1. Chi c’era
Cinque candidati hanno partecipato al dibattito: Hillary Clinton, già segretario di Stato e senatrice, moglie dell’ex presidente Bill Clinton; Bernie Sanders, senatore del Vermont; Lincoln Chafee, ex senatore e governatore del Rhode Island; Martin O’Malley, ex sindaco di Baltimora e governatore del Maryland; Jim Webb, ex militare, eroe di guerra ed ex senatore della Virginia. Non c’erano né il vicepresidente Joe Biden, che non ha ancora deciso se candidarsi o no, né il docente universitario Lawrence Lessig, che si è candidato ufficialmente ma è ancora invisibile nei sondaggi e per questo non è stato invitato da CNN.
Le attenzioni di molti erano concentrate soprattutto su Clinton e Sanders: la prima è considerata la grande favorita di queste primarie, per via della sua superiore esperienza, notorietà e influenza politica ed economica; il secondo, che si definisce socialista, ha generato moltissimo entusiasmo in questi mesi tra gli elettori più di sinistra del Partito Democratico e ha guadagnato spazio nei sondaggi fino addirittura a rimontare Clinton in New Hampshire, il secondo stato in cui si terranno le primarie dal prossimo febbraio.
2. L’inizio tosto di Clinton e Sanders
La prima domanda del dibattito è stata rivolta a Clinton: riguardava una delle cose di cui è accusata più spesso dai suoi oppositori, cioè l’aver più volte cambiato idea su importanti questioni per ragioni di opportunità elettorale. Recentemente, peraltro, Clinton ha cambiato posizione sul TPP, un importante trattato commerciale tra gli Stati Uniti e 11 paesi asiatici. Clinton ha risposto dicendo che – come capita a molte persone – nel corso della sua vita ha imparato nuove cose e quindi cambiato idea su alcuni temi, tutto sommato cavandosela e schivando il colpo, e la discussione è proseguita anche perché gli altri candidati non ne hanno approfittato. Anche Sanders ha avuto una prima domanda impegnativa, sul suo definirsi socialista e sulla sua opinione del capitalismo, e se l’è cavata un po’ peggio anche perché Clinton invece è intervenuta per criticarlo: quando Sanders ha parlato della necessità di allargare il welfare del paese facendo l’esempio della Danimarca, sia Clinton che gli altri candidati hanno fatto notare che la Danimarca ha meno di 6 milioni di abitanti mentre gli Stati Uniti ne hanno quasi 320.
Questo primo scambio è stato il preludio di quello più intenso dell’intero dibattito, riguardo le armi. Sanders viene da uno stato rurale e nella sua lunga carriera da deputato ha votato più volte per proteggere i diritti di chi possiede armi e contro leggi che ne regolamentassero meglio la vendita: questo è uno dei pochi temi in queste primarie su cui Clinton ha posizioni più di sinistra di lui, e ne ha approfittato. Quando il moderatore le ha chiesto se Sanders ha posizioni abbastanza forti sulle armi, Clinton ha risposto: «No, per niente. La legge contro cui votò Sanders non era “complicata”, come dice: io all’epoca ero senatrice e non ci trovai niente di complicato». Anche gli altri candidati si sono uniti nella critica a Sanders sulle armi, evidenziando quello che è considerato il suo principale punto debole.
3. Anche sulla politica estera, meglio Clinton
La discussione si è spostata poi sulla politica estera, altro tema su cui Clinton gode di un certo vantaggio rispetto agli altri candidati per competenza ed esperienza (e lo ha fatto pesare, parlando per esempio di quando si è trovata nella sala emergenze della Casa Bianca a decidere se far uccidere o no Osama bin Laden). Gli altri candidati però potevano approfittarne per criticare la linea dell’amministrazione Obama, che soprattutto negli ultimi quattro anni in politica estera non ha ottenuto grandi risultati.
Sanders si è detto contrario sia all’uso di soldati in Siria che all’istituzione di una no-fly-zone, una proposta di Hillary Clinton; ha descritto la guerra in Iraq come il più madornale errore compiuto dagli Stati Uniti ma – coerentemente con quanto ha fatto nella sua campagna elettorale fin qui – non ha attaccato direttamente Clinton per aver sostenuto inizialmente la guerra. Non è apparso scioltissimo sul tema, in generale, e ha ricordato comunque di non considerarsi un pacifista rivendicando di aver votato a favore delle operazioni militari in Kosovo e in Afghanistan. Clinton se l’è cavata meglio, difendendo anche la guerra contro Gheddafi in Libia e riuscendo a evitare domande delicate sull’attacco di Bengasi, dove morì l’allora ambasciatore statunitense Chris Stevens.
Quando ai candidati è stato chiesto di citare la più grande minaccia per gli Stati Uniti, Chafee ha parlato del caos nel Medioriente; O’Malley dell’Iran; Clinton delle armi nucleari; Sanders dei cambiamenti climatici; Webb della Cina.
4. L’inaspettato riscatto di Sanders
Quando il moderatore ha spostato la discussione sulla storia delle email che Hillary Clinton ha inviato dal suo account privato durante gli anni in cui è stata segretario di Stato – uno dei temi su cui è più criticata dai Repubblicani, che la accusano di essere inaffidabile e bugiarda – ci si poteva aspettare che gli altri candidati ne approfittassero per attaccarla e che lei finisse in difficoltà. È successo il contrario, in quello che resterà probabilmente come l’altro momento politicamente significativo della serata: Clinton si è difesa con i suoi soliti argomenti e Sanders invece di attaccarla l’ha difesa. «Il popolo americano è stanco di sentir parlare di queste maledette email», ha detto con veemenza ricevendo un grande applauso; Clinton ha sorriso, lo ha ringraziato e gli ha stretto la mano.
Quando Jim Webb poco dopo ha provato a criticare Clinton sulle email, il moderatore ha chiesto a Clinton se voleva replicare: lei ha risposto sorridendo laconicamente “no”, facendo intendere che la frase di Sanders aveva di fatto chiuso la discussione. La frase di Sanders sicuramente aiuterà Clinton con gli elettori di sinistra più scettici, ma non è stato un regalo disinteressato: Sanders ha dimostrato una volta di più quanto è diverso dalla grandissima parte dei politici di Washington e quanto preferisca parlare dei temi concreti invece che dedicarsi alla lotta nel fango di certe campagne elettorali. Inoltre gli elettori Democratici alle primarie storicamente sembrano premiare i candidati che tentano di unire il partito invece di dividerlo: anche per questo durante il dibattito lo staff di Sanders ha mandato un’email ai suoi sostenitori sollecitando una donazione e segnalando proprio quel passaggio del confronto tv con Clinton.
5. L’economia e Wall Street
Il buon momento di Sanders nel dibattito è proseguito perché la discussione si è spostata poi sul tema su cui è più forte e ferrato: le diseguaglianze economiche. Sanders ha rivendicato le sue posizioni forti contro le lobby e le grandi banche, dicendo di volerle smembrare; e ha detto che gli Stati Uniti devono creare milioni di posti di lavoro investendo mille miliardi nella ricostruzione o ristrutturazione delle grandi infrastrutture del paese, e ridurre la distanza tra i più ricchi e più poveri della popolazione. «Non è il Congresso a regolamentare Wall Street, in questo momento; è Wall Street che regolamenta il Congresso», ha detto.
Sia Sanders che Clinton e O’Malley hanno proposto di alzare il salario minimo (anche se Clinton meno degli altri due) e sia O’Malley che Sanders hanno proposto di espandere i programmi di welfare. Sanders ha proposto di far pagare più tasse ai ricchi; Clinton ha descritto il suo piano per dare college gratuito agli studenti che lavorano e incoraggiare le imprese a condividere i loro profitti con i lavoratori.
6. E gli altri tre candidati?
Si sono visti poco e niente. O’Malley fra i tre è quello più competente e preparato, ma è stato molto criticato in questi mesi dopo le rivolte di Baltimora – di cui è stato sindaco, prima di diventare governatore del Maryland – e non è mai riuscito a emergere davvero. Webb e Chafee invece si sono fatti notare per i motivi sbagliati: Webb ha posizioni più moderate e conservatrici rispetto agli altri candidati, sia sulla politica estera che sull’energia; è apparso molto ingessato e alla fine del dibattito ha dato una risposta un po’ bizzarra (ci arriviamo). Chafee invece ha dato quella che diversi giornalisti americani su Twitter hanno definito una delle peggiori risposte mai sentite durante un dibattito.
Interpellato su un suo voto del 1999 in Senato a favore della deregolamentazione delle banche, Chafee ha praticamente detto di aver votato quella legge senza sapere cosa ci fosse dentro: per giustificarsi ha detto che era appena arrivato al Senato – fu nominato temporaneamente dopo la morte di suo padre, che occupava il seggio – e fu il suo primo voto. Quando il moderatore lo ha incalzato, Chafee ha risposto: «Credo che lei sia un po’ troppo duro con me».
7. Per il resto
Si è parlato, seppur più in fretta, di molte altre cose: per esempio di marijuana (Sanders si è detto favorevole alla legalizzazione a scopo ricreativo, Clinton ha detto che lascerebbe decidere la questione ai singoli stati), delle questioni razziali negli Stati Uniti (tutti i candidati salvo Webb si sono detti d’accordo con lo spirito del movimento “Black Lives Matter” e desiderosi di ridurre l’uso della carcerazione nel paese). Le ultime due questioni rilevanti di cui si è discusso sono state però le politiche di sorveglianza della NSA e l’eredità di Barack Obama.
Sulla NSA, solo Sanders ha detto esplicitamente che interromperebbe i programmi di sorveglianza delle comunicazioni svelati dai documenti trafugati e resi pubblici da Edward Snowden: ma anche lui, insieme a tutti gli altri candidati, ha insistito sul fatto che Snowden ha violato la legge e per questo dovrebbe essere perseguito negli Stati Uniti. Tutti sono stati molto attenti nel distinguere la loro opinione su Snowden da quella sulla causa di Snowden; Clinton ha detto: «Non credo che dovremmo riportarlo a casa senza fargli una ramanzina». Riguardo l’eredità di Obama, nessuno ha cercato di distanziarsi davvero dall’amministrazione uscente: quello che ha usato i toni più decisi comunque è stato Sanders, che ha auspicato una «rivoluzione politica». Clinton ha detto che la sua elezione sarebbe un segno di discontinuità anche perché sarebbe la prima presidente donna, ma più volte ha ricordato ed enfatizzato il suo lavoro con Obama in questi anni (anche perché Obama è molto popolare tra gli elettori Democratici, che sono quelli che votano alle primarie).
8. Nemici vivi e nemici morti
Un altro momento notevole della serata è arrivato poco prima dei dimenticabili appelli finali dei candidati, quando il moderatore ha chiesto a ognuno chi fosse il nemico che erano più contenti di aver fatto arrabbiare. O’Malley ha citato la lobby delle armi; Chafee quella del carbone; Sanders ha parlato di Wall Street e Clinton – dopo aver elencato: le assicurazioni sanitarie, la lobby delle armi, l’industria farmaceutica, i governanti iraniani – ha risposto sorridendo: i Repubblicani più di tutti. Jim Webb invece ha citato il nemico che durante la guerra in Vietnam gli lanciò contro una granata, ferendolo; e poi ha aggiunto in modo un po’ inquietante «lui non può raccontarlo, perché non è più in giro». Si è trattato forse della prima volta che un candidato si è vantato di aver ucciso un uomo durante un dibattito televisivo (il video qui sotto è una delle varie parodie che stanno già saltando fuori online).
9. E quindi?
Secondo la gran parte degli osservatori e degli analisti statunitensi, Clinton è apparsa nettamente la più preparata: sia relativamente alla competenza sui singoli temi su cui si è discusso, sia riguardo la dimestichezza con questo genere di dibattiti televisivi, di cui ha avuto grande esperienza nella sua lunga carriera politica. È riuscita a criticare Sanders sui pochi temi in cui ha un vantaggio politico con la base del partito – per esempio le armi e il libero mercato – ed è riuscita a difendersi bene sugli altri, usando implicitamente l’argomento dell’eleggibilità sulle questioni su cui è più moderata («Io sono una progressista che ha a cuore ottenere risultati», ha detto) ed evitando grossi colpi su questioni per lei delicate come la storia delle email, la sua affidabilità personale e i suoi rapporti con Wall Street.
Tutto sommato, però, è stata una buona serata anche per Sanders: ha dimostrato minore dimestichezza di Clinton con i confronti televisivi e ha avuto un inizio molto complicato, ma è stato efficace e convincente quando si è parlato di economia. Il suo dibattito non è stato quello di un candidato che può davvero vincere le primarie, niente di simile a quanto visto con Barack Obama nel 2008, ma Sanders ha fatto capire perché la sua candidatura sta attirando così tanta curiosità e perché Clinton sta cercando di attrarre quel pezzo di elettorato così ricco di entusiasmo ed energia. Gli altri tre, invece, non hanno avuto la serata che speravano: O’Malley è andato un po’ meglio di Chafee e Webb – ha fatto soprattutto una buona dichiarazione conclusiva – ma probabilmente non abbastanza da farsi notare e rilanciare le sue possibilità.
Il prossimo dibattito tra i candidati Democratici si terrà il 14 novembre a Des Moines, in Iowa, lo stato da cui cominceranno le primarie il prossimo febbraio. I Repubblicani invece – che hanno già fatto due dibattiti tv – si confronteranno di nuovo il 28 ottobre a Boulder, in Colorado.