Oltre a tenere la postura giusta e lo sguardo fisso sui giudici: tutto abbastanza ipnotico da diventare virale su TikTok

Per vincere una gara di bestiame bisogna essere serissimi

Fasi, passaggi, in balia dei destini e di altro da noi

Una canzone dei Delines

È la più vista su Netflix in decine di paesi, e ha dato improvvisa rilevanza ai temi di cui parla, arrivando al parlamento britannico

Era un po’ che una serie non aveva l’impatto di “Adolescence”

La sua società Plan B è diversa da quelle gestite normalmente dagli attori, e probabilmente l'avete già vista in molti titoli di testa

Brad Pitt produce film a tutto spiano

Andare in Turchia per farne uno è diventato normale, grazie ai prezzi accessibili e alle persone che raccontano le loro esperienze sui social 

C’è sempre meno stigma sui trapianti di capelli

Eravamo in un altro mondo di pensieri e aspettative


Un’altra canzone di Michael Giacchino

Si trova in Finlandia e l'ha pensata l'artista Agnes Denes ispirandosi tra le altre cose anche a un ananas 

Una foresta che è un’opera d’arte

Una sassofonista bolognese che l’ha intitolato come un meme ambientalista, con fatalismo ma anche una certa leggerezza

Un disco di Laura Agnusdei

Nelle selezioni italiane per il Bocuse d'Or, la più importante del mondo, non ci sono colpi di scena o “mistery box” e si valutano anche sprechi e pulizia

Le vere gare di cucina non sono come MasterChef

Per ragioni evolutive l'abbiamo sempre allontanata il più possibile, ma ci sono anche degli svantaggi che iniziano a vedersi

Non abbiamo mai voluto avere niente a che fare con la nostra cacca

Jonna Mendez fu per vent'anni a capo del camuffamento degli agenti della CIA, e una volta ingannò perfino il presidente

Come si traveste una spia, spiegato da una spia

Da gennaio in alcune scuole francesi sarà usato un modello tridimensionale: moltissime persone – uomini e donne – non ne sanno quasi niente

La clitoride, spiegata bene

<p><a href="https://www.washingtonpost.com/lifestyle/donna-karans-fashion-wisdom-in-7-easy-pieces/2015/10/09/b6050d90-6eab-11e5-91eb-27ad15c2b723_story.html">In un’intervista</a> con Jocelyn Noveck  di <em>Associated Press</em>, la stilista americana <a href="https://www.ilpost.it/2015/07/25/donna-karan-dkny/">Donna Karan</a> ha messo in fila alcuni dei concetti che sono sempre stati alla base del suo lavoro, a partire da quando nel 1985 lanciò la sua casa di moda con la collezione diventata poi celebre dei &#8220;Sette pezzi facili&#8221;, una manciata di vestiti pensati per essere abbinati e formare un guardaroba adatto ad essere indossato dalla mattina alla sera da donne lavoratrici che non sapevano quale sarebbe stato l&#8217;evolversi della loro giornata, senza che si dovessero vestire necessariamente come gli uomini. C&#8217;erano pantaloni classici, vestiti aderenti, gonne a conchiglia, giacche di pelle, cappe, dolcevita, capi con le spalle scoperte. Tutto nero.</p>

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<p>A distanza di trent&#8217;anni Donna Karan è tornata a spiegare le idee che quelle scelte portavano con sé, in occasione della sua autobiografia che uscirà la settimana prossima, intitolata <em><a href="http://www.amazon.it/gp/product/1101883499/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&amp;camp=3370&amp;creative=24114&amp;creativeASIN=1101883499&amp;linkCode=as2&amp;tag=ilpo-21">My Journey</a>.<br />
</em>Il 30 giugno scorso Donna Karan <a href="http://www.nytimes.com/2015/06/30/fashion/donna-karan-steps-down.html"><b>ha lasciato</b></a> <i>Donna Karan International</i>, l’azienda di moda che aveva fondato nel 1985 e che dal 2001 è di proprietà del gruppo LVMH, uno dei più grandi e importanti del business della moda. Karan ha lasciato per dedicarsi a tempo pieno alla sua fondazione <a href="https://www.urbanzen.com/"><b><i>Urban Zen</i></b></a>, che si occupa di problemi legati alla salute, all’occupazione e all’istruzione, negli Stati Uniti e nei paesi in via di sviluppo, mantenendo però una consulenza per Donna Karan International. È proprio nella sede di Urban Zen che Donna Karan ha rilasciato l&#8217;intervista ad <em>Associated Press</em>, con i suoi &#8220;setti pezzi di saggezza&#8221;.</p>
<h3>La moda è vestire e indirizzare</h3>
<p>Karan spiega che quando lanciò la sua etichetta c’era un gran bisogno di qualcuno che vestisse le donne in quanto tali, perché al lavoro negli uffici indossavano più che altro abiti da uomo: completi, cravatte e camicie molto abbottonate, oppure vestiti da cocktail. Nessuno pensava a vestire le donne lavoratrici in modo femminile e uno dei suoi obiettivi è sempre stato quello di indirizzare le donne verso abiti adatti a loro.</p>
<h3>I vestiti devono funzionare sia per il giorno che per la sera, e il nero è il colore migliore</h3>
<p>L’idea di Donna Karan è sempre stata che un vestito debba funzionare dal momento in cui viene indossato la mattina al momento in cui viene tolto la sera prima di andare a dormire: capace di affrontare un’intera giornata, perché spesso le donne non hanno tempo di andare a casa e cambiarsi. «I gioielli sono un elemento importante. E il nero. Non ne faccio mai a meno. Il nero mi accompagna dalla mattina alla sera».</p>
<h3>Mostrate le spalle, che non ingrassano mai</h3>
<p>Karan ricorda di quando la rivista <em>Women’s Wear Daily</em> stroncò una delle sue creazioni con <a href="https://www.ilpost.it/2015/09/21/off-the-shoulder/">le spalle scoperte</a>, fino a quando Liza Minnelli andò nel suo negozio e scelse proprio quel vestito scartato e lo stesso fece poi Hillary Clinton, indossando un abito con quella scollatura alla Casa Bianca, confermando la sua intuizione. Per Karan quella di scoprire le spalle, lasciando però le braccia coperte, fu una scelta ovvia: sono una parte del corpo che non ingrassa mai.</p>
<h3>È bello avere fan che contano</h3>
<p>L&#8217;abito in funzione della persona, non il contrario: per spiegare questo concetto Karan ricorda di quando vestiva Barbra Streisand (che è autrice della prefazione del libro): era un rapporto molto stretto, fatto di una collaborazione intima, e Karan, che l&#8217;ha vestita praticamente per ogni concerto, oltre che per il suo matrimonio, dice di lei: «Il suo stile era eleganza, semplicità, variabilità. Non era mai troppo. Era come se lei – la donna, la voce – venisse fuori. Ed è sempre stato quello che ho sentito con i vestiti: ho sempre voluto che a mostrarsi fosse la persona, non gli abiti che indossava».</p>
<h3>Non nascondersi</h3>
<p>Karan racconta di come spesso le donne cerchino di nascondere, letteralmente, i difetti, nella loro particolare visione di cosa possono o non possono indossare. E quindi di come pensino che tanto più i vestiti che indossano siano larghi tanto più riescano a nascondersi dentro di essi, quando a volte è l&#8217;esatto contrario e vestiti stretti possono far sembrare una donna più slanciata. Come le gonne a matita, lunghe fino al ginocchio e strette sui fianchi. Karan dice di adorare le donne che le indossano: «Non importa se hanno il sedere un po&#8217; più largo, stanno meglio in una gonna a matita, perché le restringe.»</p>
<h3>L&#8217;utilità delle scadenze</h3>
<p>Karan ricorda di quanto fosse stressante organizzare quattro settimane della moda all&#8217;anno, con le conseguenti quattro nuove collezioni, ma di come al tempo stesso avere quelle scadenze fosse il motivo per cui riuscisse sempre a disegnare la stagione successiva.<br />
«È estenuante. Ma allo stesso tempo sei su di giri. Quindi quando manca poco (alle sfilate, ndr) è una scarica di adrenalina. E crolli, è garantito. Dicevo sempre &#8220;Oh mio Dio se solo avessi una settimana in più, due settimane in più, tre settimane in più, ma una scadenza è una scadenza. Ed è ciò che mi ha portato alla stagione successiva. Ero sempre in ritardo. La maggior parte degli stilisti ha bisogno di scadenze. Stai ancora disegnando mentre i vestiti sfilano in passerella».</p>
<h3>La creatività è magnifica, ma la moda ha bisogno di vestiti che possano essere indossati</h3>
<p>Secondo Karan oggi la moda sta forzando un po&#8217; troppo il limite di ciò che una donna può davvero indossare, e lavorare nel settore è più difficile rispetto a quando iniziò lei. Ci sono più cose da gestire, i red carpet e la comunicazione rendono tutto più immediato, le nuove creazioni si vedono subito. Nonostante la cosa positiva sia che la vastità di scelta e la creatività rispondono all&#8217;individualità di ciascuna persona, per Karan c&#8217;è una continua ricerca del nuovo che rischia di spingersi oltre il limite di ciò che una donna indosserebbe veramente.</p>

Cultura

Moda

donna karan

Donna Karan in posa per l'intervista di Jocelyn Noveck per Associated Press, 5 ottobre 2015 
(AP Photo/Bebeto Matthews)

Donna Karan

<p>La collezione invernale di Donna Karan nel 1985<br />
(AP Photo/Mario Suriani)</p>


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Fashion U.S. Fall Fashions by designer Donna Karan

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<p>La collezione invernale di Donna Karan nel 1985<br />
(AP Photo/Suzanne Vlamis)</p>


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Le ha raccontate in un'intervista, ripartendo dai "sette pezzi facili" con cui cominciò

Sette cose importanti per Donna Karan

Sette cose importanti per Donna Karan

Sette cose importanti per Donna Karan

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Sette cose importanti per Donna Karan