I danni che i cellulari non fanno agli adolescenti
Malgrado le preoccupazioni dei genitori e un certo allarmismo dei giornali, gli studi dicono che gli smartphone non hanno un impatto negativo sui ragazzi (anzi)
Molti genitori si chiedono quale sia l’età giusta per regalare un cellulare ai loro figli, temendo spesso che uno smartphone possa renderli socialmente più alienati se non proprio dei disadattati, sempre col naso su uno schermo e lontani dalle cose che succedono nel mondo intorno a loro. Articoli più o meno allarmistici in questo senso vengono pubblicati di continuo e contribuiscono ad alimentare preoccupazioni di questo tipo, convincendo molti genitori ad attendere o rimandare il momento dell’acquisto di uno smartphone per i loro figli. Le ricerche degli ultimi anni, condotte per lo più da psicologi e sociologi, dimostrano però che gli smartphone non hanno avuto nessun impatto negativo nella vita sociale degli adolescenti, e che semmai in alcuni casi hanno contribuito a migliorarla.
Una ricerca di Madeleine George e Candice Odgers della Duke University (North Carolina, Stati Uniti) ha esaminato un’ampia serie di studi sugli effetti degli smartphone tra gli adolescenti. Come prevedibile, il livello di utilizzo dei cellulari è molto alto: ogni adolescente invia una media di 60 messaggi di testo al giorno, mentre il 78 per cento degli adolescenti intervistati negli Stati Uniti per lo studio aveva la possibilità di collegarsi a Internet con il proprio smartphone.
Dalle ricerche non sono però emerse particolari cause di preoccupazione per i genitori: concludono quasi tutte che il mondo negli smartphone degli adolescenti non è completamente separato dal resto della vita, ma va in parallelo con la normale e tangibile realtà fuori dallo schermo. La maggior parte degli adolescenti usa il cellulare per restare in contatto con persone che già conosce, con le quali si incontra normalmente di persona senza la mediazione di un dispositivo elettronico. Allo stesso modo, le disavventure che incontrano online non sono diverse da quelle che possono avere offline.
Alison Gopnik del Wall Street Journal spiega che due distinte ricerche condotte nel 2007 nei Paesi Bassi e nel 2013 alle Bermuda, con il coinvolgimento di migliaia di adolescenti, hanno concluso che gli adolescenti che utilizzano smartphone e social network per comunicare hanno spesso amicizie migliori ed esperienze sociali più ricche. Seppure con un numero più basso di intervistati, altri studi minori hanno messo in evidenza gli stessi benefici. Non ci sono quindi segni evidenti del fatto che le amicizie siano cambiate o peggiorate in seguito alla diffusione sempre più massiccia e in età sempre più basse dei cellulari.
I ricercatori della Duke University hanno preso in considerazione le paure più diffuse da parte dei genitori, come quelle legate al fatto che gli smartphone rendano i figli più distanti da loro o che li rendano più esposti agli estranei. In entrambi i casi non sono stati riscontrati problemi di questo tipo. Alcuni studi hanno comunque messo in evidenza effetti negativi, come il fatto che utilizzare gli smartphone poco prima di dormire possa influire negativamente sui cicli del sonno, ma si tratta di effetti generalizzati che riguardano tutti e non solo i più giovani. Timori di questo tipo possono essere comunque superati imponendo ai figli qualche regola, per esempio: quando è ora di andare a dormire il telefono resta spento, o in una stanza diversa da quella in cui si dorme.
Secondo Gopnik, le paure dei genitori rientrano semplicemente in un problema più ampio di comprensione delle nuove tecnologie tra una generazione e quella seguente. Il fenomeno è noto agli psicologi da tempo: ogni nuova generazione adotta senza problemi e in modo automatico tutte le tecnologie delle generazioni precedenti; le cose sono invece più complicate per le nuove tecnologie introdotte nel corso della propria esistenza, che quando si diventa adulti sono più difficili da comprendere e gestire. Il fenomeno diventa molto evidente nel caso in cui siano introdotte innovazioni di grande impatto e che, in una certa misura, rompono con alcune dinamiche e tradizioni sociali del passato.
L’incapacità di adattarsi da subito a una nuova tecnologia ci accompagna praticamente da sempre. È abbastanza famosa la citazione che definiva il telegrafo un mezzo di comunicazione “superficiale, immediato, non filtrato e troppo veloce per le verità” nel 1858. La stessa frase è riemersa praticamente invariata all’arrivo del telefono, della radio, della televisione e naturalmente dei cellulari.