I nuovi scontri in Israele e Palestina
Vanno avanti da giorni ma si sono intensificati ancora: sei palestinesi sono morti nella Striscia di Gaza, in varie città ci sono state aggressioni e si riparla di "terza intifada"
Da alcuni giorni sono aumentati gli episodi di violenza fra palestinesi e israeliani in Israele, Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Gli scontri si sono ulteriormente intensificati fra giovedì 8 e venerdì 9 ottobre. Solamente nella giornata di venerdì sei persone sono state accoltellate in tre diverse aggressioni in Israele e Cisgiordania, mentre sei palestinesi sono morti in seguito a una sparatoria al confine fra la Striscia di Gaza ed Israele. I dettagli della sparatoria non sono ancora chiari, ma una fonte di Al Jazeera che si trovava sul posto ha parlato di decine di feriti.
Un nuovo ciclo di scontri fra palestinesi e israeliani è iniziato giovedì 1 ottobre, quando una coppia di israeliani è stata uccisa in un tratto di strada fra due colonie israeliane. Citando ragioni di sicurezza, il governo israeliano ha imposto ulteriori restrizioni per l’ingresso di palestinesi alla Spianata delle moschee di Gerusalemme, un luogo sacro per i musulmani ma controllato dalle autorità israeliane. Da allora ci sono stati numerosi attacchi da entrambe le parti, soprattutto aggressioni con coltelli da parte di palestinesi nei confronti di israeliani. La tensione è così alta che i giornali israeliani e palestinesi da giorni parlano del possibile inizio di una “terza intifada”, cioè una rivolta organizzata e giustificata dalle autorità palestinesi nei confronti dello stato di Israele. Di una nuova “intifada”, fra l’altro, ha parlato un importante capo del gruppo politico militante palestinese Hamas in un sermone tenuto venerdì mattina.
Secondo Al Jazeera la sparatoria è avvenuta dopo una manifestazione di protesta a cui hanno partecipato centinaia di persone. L’esercito israeliano che presidia la frontiera ha iniziato a sparare quando i manifestanti hanno provato ad avvicinarsi alla recinzione del confine. Gli incidenti al confine israeliano con Gaza sono frequenti, ma secondo un fotografo che era presente alle proteste e contattato da Al Jazeera quelli di oggi sono stati particolarmente violenti: l’esercito israeliano ha sparato prima proiettili di gomma sulla folla, per poi passare poco dopo a proiettili “veri”.
Nel più grave di tre attacchi separati, quattro palestinesi sono stati attaccati con un coltello e feriti a Dimona, una città nel sud di Israele. Il sospettato principale è un 17enne israeliano. Un poliziotto israeliano è stato invece accoltellato da quello che l’esercito israeliano ha definito un palestinese all’ingresso della colonia di Kiryat Arba. Il palestinese sospettato dell’attacco è stato ucciso dal poliziotto israeliano. Un ragazzo israeliano di 16 anni è stato invece attaccato con un coltello a Gerusalemme, dove fra l’altro sono stati installati dei metal detector all’ingresso della “città vecchia”, la parte di città abitata prevalentemente da palestinesi.
#Israeli security started to install metal detectors at the the gates of the old city of #Jerusalem via Ramallahcity pic.twitter.com/HIT7KbolUA
— Nasser Atta (@nasseratta5) October 9, 2015
Proprio gli attacchi coi coltelli, l’arma più frequentemente utilizzata dai palestinesi che in questi giorni stanno attaccando gli israeliani, sono stati incoraggiati da Ismail Haniyeh, capo storico di Hamas e fra il 2006 e il 2007 primo ministro dell’Autorità Palestinese (l’organo di governo provvisoria che si era data la Palestina prima di costituire un governo). Secondo il Jerusalem Post, Haniyeh ha detto: «libereremo la moschea di al Aqsa [che fa parte della Spianata delle moschee]. Invoco l’intensificazione dell’intifada. Siamo fieri di voi, “eroi dei coltelli”».
Due intifada sono già avvenute alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Duemila, e in generale di “nuova intifada” si riparla a ogni nuovo ciclo di violenze che accadono in Cisgiordania o in Israele. Secondo diversi commentatori, però, l’ipotesi di una nuova intifada stavolta è più solida rispetto al solito per via del contesto di violenza diffusa degli ultimi giorni. Secondo diversi analisti c’entrano anche lo stallo delle trattative di pace fra Israele e Palestina e la pessima situazione economica in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Su Haaretz, un giornale progressista israeliano, alcuni giorni fa l’editorialista Anshel Pfeffer ha pubblicato un articolo intitolato “È cominciata una terza intifada?” in cui spiega che al momento «basta una sola altra morte, sia da una parte che dall’altra, per scatenare l’inferno».