I migliori quadri del “Detroit Institute of Arts” sono in mostra a Genova
È la prima volta che uno dei più importanti musei americani esporta i suoi quadri migliori, fra cui celebri opere di Picasso e Van Gogh: c'entra la difficile situazione economica della città
di Francesco Marinelli – @frankmarinelli
Venerdì 25 settembre è stata inaugurata al Palazzo Ducale di Genova la mostra “Dagli Impressionisti a Picasso”, che raccoglie 52 quadri provenienti dal Detroit Institute of Arts, il più importante museo della città di Detroit e uno dei più importanti musei americani (fu il primo ad esporre negli Stati Uniti i quadri delle avanguardie artistiche europee di fine Ottocento e inizio Novecento). È la prima volta che le principali opere del Detroit Institute of Arts si spostano in blocco: e sul perché lo fanno c’è anche una storia che riguarda i problemi economici della città. Il biglietto per la mostra costa 13 euro ma sono previste diverse riduzioni. La mostra si concluderà il 10 aprile 2016.
Cosa c’è dentro la mostra
L’esposizione racconta un percorso “ideale” dello sviluppo dei più importanti movimenti artistici europei del XIX e del XX secolo. La nascita del movimento dell’Impressionismo è rappresentata dai ritratti di Gustave Colbert (“Bagnante addormentata presso un ruscello”), dallo studio dei colori di Claude Monet (“Gladioli”) e dalla rappresentazione dei paesaggi agresti di Camille Pissarro (“Sentiero”). Ci sono anche tre opere di Pierre Auguste Renoir tra cui “Donna in poltrona”, esposto in occasione della prima mostra sull’Impressionismo nel 1874. La parte dedicata a Edgar Degas comprende cinque quadri che racchiudono i suoi temi ricorrenti più importanti: il ritratto, i cavalli e le ballerine. Un altro spazio monografico è dedicato a Paul Cézanne e ai suoi soggetti principali: la figura umana, il paesaggio provenzale (con una delle ultime versioni di “Montagna Sainte Victoire”) e la natura morta (“Bagnanti”).
La sala più grande è dedicata alla corrente post impressionista: ci sono soprattutto quadri di Vincent Van Gogh come “Riva della Oise ad Auvers” del 1890 e l’”Autoritratto con il cappello di paglia” del 1887, che fu la sua prima opera a essere esposta negli Stati Uniti. Ci sono poi i quadri postimpressionisti della cosiddetta scuola di Parigi, tra cui “Finestra” del 1916 di Henri Matisse e i ritratti di Amedeo Modigliani. Altre opere rilevanti riguardano invece i movimenti di avanguardia tedeschi con gli autoritratti di Otto Dix, i paesaggi di Oskar Kokoschka e l’astrattismo di Vassily Kandinsky (“Studio per quadro con forma bianca” del 1913). La sala dedicata a Pablo Picasso è composta di sei quadri: dalla giovanile “Testa di Arlecchino” del 1905 fino a “Donna seduta” dipinta nel 1960. Si parte dal cosiddetto “periodo blu” della sua carriera, ancora piuttosto composto, e si arriva all’astrattismo cubista.
Il museo di Detroit
Alla fine dell’Ottocento Detroit era una delle capitali economiche degli Stati Uniti e il Detroit Institute of Arts, fondato nel 1885, era considerato uno dei centri più importanti per la valorizzazione delle opere “moderne” europee. Il merito fu soprattutto delle scelte fatte dallo storico dell’arte tedesco William Valentier, che fu direttore del museo dal 1925 al 1945. La situazione economica del Detroit Institute of Arts è sempre stata legata a quella della città: tra il XIX e il XX secolo Detroit fu una delle città più vivaci degli Stati Uniti grazie soprattutto allo sviluppo dell’industria automobilistica, mentre nel Novecento inoltrato iniziò un periodo difficile culminato con la dichiarazione di bancarotta nel 2013.
Per ripagare i debiti della città si è presa in considerazione l’ipotesi di vendere alcuni dipinti del Detroit Institute of Arts: nel complesso il museo ne custodisce 66mila e sono stati valutati circa 4,6 miliardi di dollari. Il tema è stato al centro di un lungo dibattito e in molti hanno criticato gli amministratori locali della città per aver pensato di vendere le opere per fare cassa. Per evitare ulteriori scontri con le fondazioni, gli amministratori hanno invece deciso di applicare la pratica del loan fee: cioè il prestito, dietro pagamento, delle opere del Detroit Institute of Arts ad altri musei.