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  • Venerdì 9 ottobre 2015

Fotografie da Lesbo

Nell'isola greca continuano ad arrivare ogni giorno centinaia di persone, giovedì è morto un bambino di un anno

Una famiglia di afghani si abbraccia dopo essere arrivata a Lesbo, 1 ottobre 2015. 
(AP Photo/Muhammed Muheisen)
Una famiglia di afghani si abbraccia dopo essere arrivata a Lesbo, 1 ottobre 2015. (AP Photo/Muhammed Muheisen)

Lesbo è una delle isole della Grecia più vicine alla costa della Turchia e da mesi è una delle prime tappe delle persone che arrivano dal Medio Oriente e sono dirette nei paesi dell’Unione europea. Nel 2015 quasi mezzo milione di profughi e migranti per lo più siriani, afghani e iracheni, in fuga da guerre e persecuzioni, si sono messi in viaggio verso l’Europa. Circa 400 mila, secondo i dati dell’agenzia dell’ONU per i rifugiati, sono sbarcati in Grecia. Solo nelle ultime 24 ore la guardia costiera greca ha salvato 542 persone intorno alle isole di Lesbo, Chios e Samos, ma un bambino di un anno è morto nell’affondamento di una barca. Dopo un rallentamento causato dal maltempo, dallo scorso 5 settembre gli sbarchi sono ricominciati con un ritmo elevato: il numero medio giornaliero di arrivi a Lesbo varia tra le 2 mila e le 4 mila persone.

Si tratta di cifre molto elevate per Lesbo, che ha circa 85 mila abitanti, e le autorità locali hanno da tempo grosse difficoltà a gestire la situazione. Da giorni le persone che man mano arrivano sull’isola vivono in stato di semi abbandono, con poco cibo e assistenza. Il governo greco e l’Alto commissariato ONU per i rifugiati hanno intensificato la loro presenza sull’isola, ma la situazione resta complicata. Il numero di sepolture nei cimiteri dell’isola è aumentato e crescerà ancora durante l’autunno e l’inverno quando i viaggi nel Mediterraneo saranno ancora più pericolosi, a causa delle tempeste; all’obitorio scarseggia lo spazio e gli abitanti del posto dicono che i pescatori spesso lasciano i corpi che ritrovano in mare per evitare di doverli consegnare alle autorità e affrontare un complicato iter burocratico.

L’impatto dell’enorme flusso migratorio è poi molto visibile sull’isola: i ristoranti e i negozi hanno i menù scritti in arabo e i locali sono pieni di rifugiati. Le coste si sono trasformate in lunghe strisce arancioni fatte da centinaia di giubbotti di salvataggio abbandonati e gommoni sgonfi. Sugli autobus locali scarseggiano i posti e molti migranti sono costretti a camminare anche per 50 chilometri prima di raggiungere il porto e prendere, nel migliore dei casi, un traghetto che li porterà sulla Grecia continentale.

Tra i tanti fotografi che in questi giorni sono andati sull’isola per raccontare l’arrivo e la vita dei migranti c’è anche Muhammed Muheisen, fotografo di origine giordana che lavora per Associated Press, tra i più apprezzati e premiati degli ultimi anni: nel 2013 ha vinto il premio Pulitzer “Breaking News” insieme ad altri fotografi di AP per i loro reportage sulla guerra in Siria ed è stato scelto da Time come miglior fotografo dell’anno. Le immagini mostrano i momenti concitati e drammatici dello sbarco, i salvagenti ammassati sulla riva, decine di persone che dormono a terra sui sassi e che cercano di ripararsi dal freddo degli ultimi giorni. E poi qualche momento di leggerezza: ragazzine che scherzano tra loro e qualcuno che nuota nell’acqua chiara del porto di Mitilene.