L’Italia bombarderà l’ISIS?
Lo sostiene con certezza in prima pagina il Corriere della Sera ma il ministero della Difesa ha detto che sono soltanto "ipotesi da valutare"
Secondo un’anticipazione del Corriere della Sera pubblicata oggi, nelle prossime ore gli aerei militari italiani che fanno parte della coalizione occidentale contro lo Stato Islamico (o ISIS) riceveranno per la prima volta l’incarico di bombardare alcune zone dell’Iraq, sulla base di informazioni condivise con il comando degli Stati Uniti. Finora i Tornado italiani avevano partecipato con attività di ricognizione senza essere attrezzati per compiere bombardamenti. In Iraq, l’ISIS occupa buona parte del confine con la Siria e la provincia di Anbar, a non molti chilometri di distanza dalla capitale Bagdad. Il Corriere non cita esplicitamente fonti per la sua notizia, aggiungendo che non è escluso che possa essere necessario un voto in Parlamento prima di autorizzare i bombardamenti. Di recente, alle attività militari della coalizione si sono aggiunte quelle della Russia, che ha iniziato a bombardare la Siria la settimana scorsa, ma con l’obiettivo di aiutare il presidente siriano Bashar al Assad più che per colpire direttamente lo Stato Islamico.
Nella mattina di oggi, il ministero della Difesa ha chiarito con un breve comunicato stampa che per ora i bombardamenti in Iraq da parte dell’Italia sono solo un’ipotesi.
In merito a indiscrezioni di stampa su operazioni militari aeree italiane in Iraq, il Ministero della Difesa precisa che sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento.
L’articolo del Corriere
I Tornado italiani che partecipano alla coalizione occidentale contro l’Isis avranno nelle prossime ore l’incarico di svolgere missioni di bombardamento nelle zone dell’Iraq selezionate di comune accordo con il comando americano. La presenza dell’Italia nella coalizione compie così un salto di qualità che il Corriere aveva auspicato il 9 e poi ancora il 28 settembre scorsi, ritenendo che il nostro Paese dovesse assumersi responsabilità maggiori della semplice ricognizione in quella che è ormai una guerra in piena regola contro i tagliagole dell’Isis.
La decisione iniziale di partecipare alla coalizione è di poco meno di un anno fa. Quattro Tornado del Sesto stormo di Ghedi furono inviati in una base aerea sita in Kuwait, al pari di un aereo-cisterna KC767 e di alcuni droni Predator privi di armamento. Tra piloti e personale di supporto l’impegno fu allora di 140 uomini, ma non erano soltanto le missioni di ricognizione aerea a caratterizzare il ruolo italiano. Una consistente quantità di armi fu fornita ai Peshmerga curdi che dopo la caduta di Mosul e la proclamazione del Califfato erano state le uniche forze di terra ad affrontare efficacemente l’Isis, e partì un programma di addestramento molto apprezzato e tuttora in corso.