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  • Martedì 6 ottobre 2015

Cosa succede con Adelphi

Maurizio Crippa racconta sul Foglio storia, straordinarietà e prospettive della casa editrice che si è sottratta all'acquisto da parte di Mondadori

Immagine di copertina dalla pagina Facebook di Adelphi
Immagine di copertina dalla pagina Facebook di Adelphi

Sul Foglio di oggi Maurizio Crippa racconta un po’ della storia e delle cose della casa editrice Adelphi – con qualche sarcasmo forse superfluo sugli snobismi per cui Adelphi è nota – e di cosa significa la decisione di riacquistare le proprie quote da Rizzoli da parte del socio principale Roberto Calasso, per non partecipare alla cessione di RCS Libri a Mondadori.

Si separarono per colpa di Nietzsche. Così vuole non la leggenda, bensì l’archeologia culturale italiana (chi mai si separerebbe più, oggi, per Nietzsche o per Lukács? Nemmeno nel Pd). Luciano Foà non riuscì a ottenere da Giulio Einaudi le garanzie economico-ideologiche per avviare la pubblicazione nei Millenni dell’opera omnia del filosofo tedesco. Questioni di costi editoriali, intrecciate a questioni squisitamente culturali, allora più o meno come ora. Foà se ne venne a Milano, in via San Giovanni sul muro, assieme al suo amico Roberto “Bobi” Bazlen e con i soldi di Roberto Olivetti, il figlio di Adriano, e altri collaboratori eccellenti. Era il 1962, il pittogramma cinese della luna nuova (“morte e rinascita”) e la grafica-non grafica delle copertine, con i suoi colori pastello che ancora oggi qualcuno definisce un “urlo sussurrato”, erano già pronti a intestarsi la storia e la mitologia di una cultura “altra”, e “alta”, rispetto a quella di Casa Einaudi, guardiana dell’ala sinistra del pensiero.

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