Oggi si vota in Portogallo
È un paese descritto come esempio del successo delle misure di austerità: la coalizione al governo è data in vantaggio, ma potrebbe non bastare per la maggioranza dei seggi
Oggi in Portogallo si tengono le elezioni per rinnovare tutti i 230 seggi dell’Assemblea della Repubblica, l’unica camera del Parlamento portoghese. L’attuale primo ministro Pedro Passos Coelho, leader della coalizione di centrodestra Portugal à Frente, cerca un secondo mandato dopo la sua elezione nel 2011. Il suo principale avversario è António Costa, leader del Partido Socialista, il più importante partito di centro-sinistra portoghese. Il Portogallo, di cui si è parlato molto negli ultimi mesi anche in riferimento alla crisi greca, è considerato da molti come un esempio positivo del funzionamento delle misure di austerità imposte dall’Europa ai paesi che hanno ottenuto dei piani di salvataggio internazionale: Passos Coelho, che è avanti nei sondaggi, potrebbe diventare il primo leader dell’eurozona ad avere implementato tutte le misure di austerità richieste e avere poi ottenuto un nuovo mandato per governare.
Come si vota in Portogallo
La legge elettorale del Portogallo è proporzionale e prevede 20 circoscrizioni elettorali: i collegi corrispondono ai 18 distretti amministrativi e alle 2 regioni autonome portoghesi, le Azzorre e Madeira. Non è prevista formalmente alcuna soglia minima per accedere al Parlamento: in realtà una barriera di accesso è stata introdotta di fatto con il metodo d’Hondt, un sistema di attribuzione dei seggi che favorisce leggermente i partiti nazionalmente più grandi a danno dei più piccoli e di quelli che non hanno consensi omogenei su tutto il territorio nazionale. In pratica il metodo d’Hondt fa sì che i partiti molto piccoli riescano a ottenere dei seggi in Parlamento solo se hanno in precedenza formato una coalizione con altri partiti più grandi.
Cosa dicono i sondaggi
Fino a poche settimane fa i sondaggi davano la coalizione al governo, Portugal à Frente, piuttosto indietro. Negli ultimi anni il governo è stato criticato dalle opposizioni per gli effetti sociali delle riforme e dei tagli adottati sotto il piano di austerità imposto dall’Unione europea. Costa, che ha 54 anni e in passato è stato anche sindaco di Lisbona, ha detto che il programma di austerità ha prodotto «nient’altro che povertà». Una stima della Commissione Europea realizzata quest’estate indicava per esempio che il 60 per cento degli hotel e dei ristoranti portoghesi erano a forte rischio di chiusura poiché – a causa degli scarsi introiti e della tassazione elevata – non riuscivano a pagare i debiti contratti in passato. Secondo il Wall Street Journal, comunque, nelle ultime settimane Portugal à Frente è riuscita a recuperare molti consensi e a distanziare il Partido Socialista di diversi punti: ora sarebbe in vantaggio.
Secondo il più grande sondaggio realizzato finora per le elezioni, condotto dalla rispettata Università Cattolica e diffuso giovedì, Portugal à Frente è data al 38 per cento, il Partido Socialista al 32 e gli indecisi sono il 15 per cento (dei numeri simili sono risultati anche da un sondaggio realizzato da Intercampus per alcuni giornali e televisioni portoghesi). Un altro sondaggio, realizzato da Marktest, dà Portugal à Frente al 41 per cento e i socialisti al 28,6, con un terzo degli elettori ancora indecisi. Altri sondaggi minori, scrive Reuters, danno le due principali forze politiche portoghesi molto più vicine. Secondo i sondaggi il terzo partito è il partito comunista (Coligação Democrática Unitária), che è dato attorno al 10 per cento, ma è in crescita anche il Bloco de Esquerda, un altro partito di estrema sinistra. El País ha scritto che il Bloco de Esquerda è la vera sorpresa di questa campagna elettorale: a differenza dei comunisti, il Bloco non ha escluso completamente la possibilità di trovare degli accordi con i socialisti e ha detto di non voler far uscire il Portogallo dall’euro.
Il vantaggio che i sondaggi danno a Portugal à Frente potrebbe non essere sufficiente alla coalizione di governo a riottenere la maggioranza assoluta di seggi in Parlamento. In quel caso si creerebbe una situazione particolare: la maggioranza dei seggi potrebbero ottenerla i tre partiti di sinistra – i socialisti, i comunisti e il Bloco – che però non sembrano intenzionati ad allearsi per andare al governo (anche El País la considera un’opzione poco plausibile, date soprattutto alcune grosse differenze nei programmi elettorali). Il Bloco ha aperto a un’alleanza con i socialisti, che però finora – forse per paura di perdere consensi – non hanno risposto. Un’altra opzione valutata nei sondaggi è una “grande coalizione” tra le due principali forze politiche del Portogallo, Portugal à Frente e il Partido Socialista: non ci sono stati segni o dichiarazioni significative a sostegno di questa ipotesi.
Pro e contro le misure di austerità
Antonio Costa Pinto, uno scienziato politico dell’Università di Lisbona, ha detto al Wall Street Journal che Passos Coelho è stato «molto efficace nel far passare il messaggio che l’economia sta migliorando e che il Portogallo non può rischiare di tornare indietro eleggendo il Partido Socialista». Durante la campagna elettorale, Costa ha parlato a volte in maniera contraddittoria riguardo alla posizione del suo partito nei confronti delle misure di austerità. Per esempio ha descritto con toni positivi le posizioni anti-austerità di Syriza in Grecia, definendole «un segno del cambiamento dell’orientamento politico in Europa». Poi però ha fatto un passo indietro dicendo di essere a favore dei negoziati e di non volere arrivare a uno scontro con l’Unione Europea. In generale non sembra che Costa si voglia discostare troppo dal percorso intrapreso da Passos Coelho negli ultimi quattro anni.
Sia Costa e Passos Coelho hanno promesso di aumentare gli stipendi del settore pubblico e di eliminare una tassa speciale introdotta sotto il programma di austerità: Costa vorrebbe però muoversi più rapidamente di Passos Coelho. Costa ha anche proposto la riduzione dell’IVA al 23 per cento per i ristoranti portoghesi, un ulteriore alleggerimento fiscale per chi guadagna poco e una riduzione del deficit del bilancio pubblico.