A che punto è l’affare Mondadori-Rizzoli
Le trattative per la creazione di un unico enorme editore si sono bloccate per il timore di una multa dell'Antitrust, ma riprenderanno nei prossimi giorni
Mercoledì 30 settembre è scaduto il termine che Mondadori e RCS, due delle più grandi società editrici in Italia, si erano date per accordarsi sulla cessione della divisione RCS Libri a Mondadori. Sull’edizione di oggi di Repubblica, Giovanni Pons ha spiegato che alcuni guai sono sorti proprio giovedì: il problema principale è che Mondadori teme che l’acquisto di RCS Libri – che comprende importanti case editrici fra cui Rizzoli, Fabbri e Sonzogno – possa comportare una multa dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (la cosiddetta “Antitrust”). Se Mondadori acquistasse RCS Libri arriverebbe infatti a possedere quasi il 40 per cento del mercato: a fare da concorrenza rimarrebbero soltanto gruppi di piccoli e medie dimensioni, con limitate possibilità economiche.
Temendo una multa, Mondadori ha chiesto a RCS di poter pagare i 135 milioni di euro pattuiti per l’accordo solamente dopo una eventuale decisione dell’Antitrust. RCS invece, che ha da tempo grossi problemi economici, vuole ottenere subito i soldi della cessione e ha chiesto a Mondadori di assumersi la responsabilità per eventuali conseguenze presso l’Antitrust. In un comunicato diffuso l’1 ottobre, RCS ha detto che ci sono «punti ancora aperti» ma che il CdA «ha dato mandato all’amministratore delegato di verificare la possibilità di finalizzare entro i prossimi giorni l’operazione».
Nell’ultimo giorno utile per chiudere la trattativa per la vendita di Rcs Libri a Mondadori, il quadro si è improvvisamente complicato. Il consiglio di amministrazione che si è riunito nella mattinata di ieri si è dovuto riconvocare in serata mentre nel mezzo sono proseguiti i colloqui per trovare una soluzione finale. Gli ostacoli da superare non riguardano tanto il prezzo, già definito in 135 milioni per tutta Rcs Libri inclusi i debiti, ma piuttosto le garanzie riguardo il pagamento.
Mondadori ha infatti chiesto, secondo alcune indiscrezioni attendibili, di effettuare il saldo solo dopo il via libera da parte dell’Antitrust all’operazione. E poichè unendo Mondadori e Rizzoli nel segmento “trade” si verrebbe a creare una posizione importante pari a circa il 38% del mercato, non si può escludere che l’autorità possa imporre la cessione di qualche marchio o casa editrice minore.
L’incasso del prezzo solo tra qualche mese, però, costituisce per la società guidata da Pietro Scott Jovane un inconveniente non da poco: un duro confronto con le banche creditrici. Le quali chiedono il rispetto dei “covenant”, cioè un debito netto a fine anno inferiore a 440 milioni e un rapporto tra debiti e margine operativo lordo non superiore a 3,5. Se questi parametri non verranno rispettati il cda sarà costretto a chiamare la seconda tranche di aumento di capitale da 190 milioni già deliberato due anni fa.