Le nuove rotte del Passaggio a Nord Ovest
Lo scioglimento dei ghiacci ha portato a nuovi percorsi, ma molto pericolosi e impraticabili per le navi commerciali
di Paolo Bosso – @Amevintosh
Il canale di Panama può stare tranquillo. Lo scioglimento dei ghiacci artici potrebbe portare alla sorprendente condizione di rendere ancora più complicato il Passaggio a Nord Ovest per le navi mercantili (la rotta che collega l’Atlantico al Pacifico passando attraverso il mar Glaciale Artico). Le nuove rotte che si creano lì con l’ampliamento del mare aperto, infatti, sono anche piene di banchise polari pluriennali provenienti da nord, che per sciogliersi impiegano da qualche anno a un decennio. In futuro il clima in quel tratto di mare diventerebbe più tollerabile, ma la navigabilità per le navi commerciali, abituate a solcare le onde non a rompere il ghiaccio, potrebbe peggiorare. Lo sostiene un paper della York University di Toronto – Ice thickness in the Northwest Passage – che ha analizzato i dati di quattro sorvoli aerei effettuati sull’arcipelago artico canadese ad aprile e maggio degli anni 2011 e 2015.
Un ecoscandaglio a induzione elettromagnetica, o “EM Bird”, un grosso cilindro d’acciaio (qui un video del Drift and Noise Polar Services che lo mostra in azione), ha misurato lo spessore del ghiaccio tra la zona settentrionale e meridionale del Passaggio, lungo un arco di 1.600 chilometri. Si tratta del primo studio su vasta scala di questo tipo, secondo gli scienziati che lo hanno firmato, i professori Christian Haas (geofisico) e Stephen E. L. Howell (oceanografo/meteorologo) della Lassonde School of Engineering and Canada Research Chair for Arctic Sea Ice Geophysics della York University.
Rotte del passaggio a Nord Ovest (Wikimedia.org)
«È difficile capire quali saranno gli effetti del cambiamento climatico. Un ulteriore scioglimento potrebbe provocare maggior ghiaccio pluriennale alla deriva, rendendo il Passaggio a Nord Ovest meno percorribile» commenta Haas. Il tratto di mare che le portacontainer e le petroliere percorrerebbero per passare dal Pacifico all’Atlantico e viceversa, risparmiando fino a cinquemila miglia di navigazione invece di passare per il canale di Panama, sarà intransitabile ancora per un bel po’. Questo significa che lo scenario di un mare aperto e serenamente navigabile all’estremo Nord, dal Canada allo Stretto di Bering, è auspicabile in una Terra ancora più calda dei peggiori scenari possibili.
Secondo le misurazioni di “Em Bird” di quattro anni fa e di quest’anno, tra la Baia di Baffin a Est e il mare di Beaufort a Ovest – un’area estesa più della Libia – il ghiaccio è spesso mediamente tra 1,8 e due metri. L’era di una scorcatoia transpacifica estiva per il commercio marittimo intercontinentale è decisamente prematura. Si tratta di un ambiente, la parte più meridionale del Mar Glaciale Artico, dove il ghiaccio arriva ad essere spesso tre metri, e in alcune regioni le banchise sono larghe più di cento metri e spesse fino a quattro metri. Muri di ghiaccio alla deriva impossibili da controllare né da monitorare efficacemente. Quale assicuratore navale permetterebbe la navigazione in queste condizioni?
Sulla base degli ultimi dati del Canadian Ice Service, quest’anno la copertura di ghiaccio artica è stata la quarta più bassa mai registrata. Haas non nasconde l’incredulità. «Siamo stati sorpresi – spiega – di trovare così tanto spessore lo scorso inverno, a dispetto del fatto che c’è sempre più mare aperto durante la tarda estate». Anche se i dati sono stati raccolti nel tardo inverno artico, quando non ci sono ancora navi lungo la rotta, lo stato del ghiaccio in quel periodo basta a prevedere le condizioni estive successive, per nulla consigliabili per una navigazione d’altura. Per intenderci, il Titanic navigava cinquemila chilometri più a Sud.
La conclusione di Haas e Howell è che i tratti di mare “scongelati” non sono necessariamente navigabili. Una Terra più calda non determina un aumento uniforme e generalizzato della temperatura ma cambiamenti climatici imprevedibili, che a loro volta non portano necessariamente all’apertura di nuove rotte, almeno non nell’immediato.