La difficile gestione dei rifugiati in Germania
Le code per chiedere asilo durano giorni, i centri di accoglienza sono strapieni: l'arrivo stimato di 800.000 persone sta mettendo alla prova anche il collaudato sistema tedesco
di Anthony Faiola, Souad Mekhennet e Stephanie Kirchner – Washington Post
Per affrontare le richieste di asilo di almeno 800mila persone nel corso dell’anno – più di ogni altro paese d’Europa, ma circolano anche stime più alte – la Germania ha messo in piedi una delle risposte più massicce a un’emergenza dai tempi della Seconda guerra mondiale. La Germania, un paese conosciuto per la sua efficienza, sta cercando di assorbire tutti i richiedenti asilo mettendoli nei centri temporanei per i profughi e nei centri sportivi delle diverse città tedesche.
A Berlino, fuori dal principale centro di verifica delle richieste, molti richiedenti asilo stanno vivendo però un incubo di burocrazia. Decine di persone sono accampate sui marciapiedi al freddo – alcune sono lì da settimane – mentre aspettano che esca il loro numero sullo schermo luminoso che si trova dentro alla struttura. Ma ogni giorno è come tirare una monetina. All’orario di chiusura pomeridiana centinaia di richiedenti asilo vengono lasciati senza risposta e passano un’altra notte fuori al freddo. Said Hamadich, un ragazzo siriano di 27 anni che dice di avere ormai passato 22 giorni di fronte alla struttura, sta aspettando che venga chiamato il suo numero, l’U64: «Dormiamo per strada, aspettando e ancora aspettando, e fa freddo. Ci svegliamo al mattino e ricomincia la stessa punizione del giorno prima».
A circa 10 minuti di autobus dalla struttura temporanea di verifica delle richieste di asilo è stato messo in piedi un centro per i profughi all’interno di un centro sportivo. Qui ai richiedenti asilo vengono forniti un letto e del cibo caldo, e anche corsi di zumba e concerti di pianoforte. Il problema è che il centro è collegato molto male alla struttura temporanea per la verifica delle richieste di asilo: gli autobus non ci sono tutte le mattine e per questo molti richiedenti asilo decidono di dormire al freddo fuori dalla struttura, invece di tornare al centro sportivo. Hamadich, che a Damasco lavorava come tecnico di laboratorio, ha detto, indicando con entrambe le mani l’accampamento fuori dal centro: «Ho letto di quanto i tedeschi siano operosi ed efficienti. Ma questo non sta funzionando».
La Germania sta cercando di ridistribuire i rifugiati nelle città tedesche usando criteri basati sul numero degli abitanti di ciascuna città e le entrate ottenute dalle tasse. La città di Berlino, per esempio, si sta preparando a ricevere più del 5 per cento di tutti i richiedenti asilo e sta cercando di gestire l’arrivo di oltre 9mila rifugiati nelle ultime tre settimane. I centri di accoglienza per i richiedenti asilo sono talmente pieni che molte persone stanno ricevendo dei voucher per dormire in ostelli privati. Il problema, hanno raccontato alcuni volontari, è che l’amministrazione cittadina è molto indietro con i pagamenti e quindi molti ostelli non accettano più i voucher. Un portavoce dell’amministrazione di Berlino ha detto di non poter negare o confermare il problema, ma ha aggiunto che la città sta cercando di effettuare i pagamenti il prima possibile.
Il governo nazionale e quelli locali stanno cercando di assumere migliaia di nuovi agenti di polizia e funzionari incaricati di gestire i richiedenti asilo. Nel frattempo le scuole stanno cercando disperatamente nuovi insegnanti per aiutare circa 300mila nuovi studenti. Irina Wissmann, la preside della scuola elementare An der Bäke di Berlino, ha detto che nessuno dei 300 insegnanti qualificati che le sono stati indicati dai funzionari cittadini era disponibile a svolgere il lavoro. Wissmann ha detto di avere già 20 nuovi studenti rifugiati e di aspettarsi che il numero raddoppi entro la fine dell’anno. Senza nuovo personale teme un aumento del numero degli studenti nelle classi e anche la possibilità che alcuni ragazzini rimangano traumatizzati: «Sarà molto difficile», ha aggiunto.
Questo mese Manfred Schmidt, capo dell’Ufficio nazionale per la migrazione e i rifugiati, si è dimesso dal suo incarico. Schmidt era stato criticato per non avere valutato con precisione la portata della crisi e per non avere esteso le misure per affrontarla. Nei centri per i rifugiati fuori dalla capitale tedesca, nel frattempo, stanno cominciando a emergere accuse di violenze sessuali. A Giessen, una città nella Germania centrale, la polizia sta investigando su quattro casi di violenza sessuale. Alcune associazioni hanno detto che la struttura non era stata pensata una separazione sufficiente tra uomini e donne.
In un momento in cui lo scandalo sulle emissioni di Volkswagen sta mettendo in discussione la reputazione della Germania come paese sempre-rispettoso-delle-leggi, la crisi dei rifugiati sta contribuendo a cambiare la percezione sulla generale competenza dei tedeschi. Leila El Abcah – volontaria del gruppo Moabit Helps che si occupa di aiutare i rifugiati a Berlino – ha detto: «Lo Stato non ha chiaramente nulla sotto controllo». La sera Abcah porta alcuni rifugiati in diverse case private di persone disposte a offrire loro un posto letto per la notte: «Se non ci fossero così tanti volontari non funzionerebbe niente, collasserebbe tutto».
I funzionari tedeschi hanno detto che stanno facendo del loro meglio per gestire una situazione così straordinaria e che è già un miracolo che siano riusciti ad aiutare rapidamente e dare un posto per dormire a centinaia di migliaia di richiedenti asilo. In un’intervista con il Washington Post della scorsa settimana, il ministro degli Interni Thomas de Maizière ha detto che la Germania sta gestendo la crisi, “ma con difficoltà”. De Maizière ha notato come il paese abbia messo in piedi una massiccia operazione di accoglienza per i richiedenti asilo “in poche settimane”. Ha anche detto che i problemi di gestione dei richiedenti asilo a Berlino sono dovuti al fatto che molti di quelli che dovevano essere registrati nelle città più piccole si sono invece diretti verso la capitale: «In un certo senso non possono lamentarsi che stanno facendo la coda qui quando non vogliono andare in altri posti», ha detto de Maizière.
Per affrontare la crisi, alcune città – tra cui Berlino – stanno cercando di pensare a soluzioni creative con l’aiuto di cittadini e volontari. Per esempio questa settimana il teatro Deutsches di Berlino, risalente al Diciannovesimo secolo, ha cominciato a ospitare i richiedenti asilo negli spogliatoi degli attori. Ma il problema più grande è garantire ai rifugiati un posto dove stare nel lungo periodo. Un quartiere di Berlino sta considerando la proposta di mettere i rifugiati nei negozi vuoti. Il quartiere liberale Friedrichshain-Kreuzberg, dove si trovano molti dei locali notturni di Berlino, sta contemplando di sequestrare alcuni appartamenti vuoti per sistemarci i richiedenti asilo.
Nel breve termine, i funzionari locali stanno usando quattro centri sportivi e un centro fatto da diverse tende per garantire ai richiedenti asilo un posto dove stare. In centro a Berlino è stata anche creata una specie di piccola città per quei rifugiati che stanno aspettando di ottenere una sistemazione di lungo periodo. All’interno della struttura, i richiedenti asilo giocano a biliardino e a ping pong. I bambini urlano e corrono in una specie di asilo. Nonostante il centro sia stato progettato per ospitare le persone solo per una notte o due mentre l’amministrazione cittadina decide cosa fare delle loro richieste, alcuni migranti si trovano lì da due mesi. Hussein Khadir, un meccanico iracheno di 23 anni che questa settimana ha portato suo fratello cieco nel centro per rifugiati, ha detto che quello che vorrebbe è che la sua domanda fosse esaminata rapidamente cosicché suo fratello possa ricevere le necessarie cure mediche.
Poche sere fa centinaia di richiedenti asilo hanno lasciato rassegnati il centro di Berlino dopo avere aspettato in vano per un altro giorno. Hamadich, il tecnico di laboratorio siriano, ha mugugnato: «Ci stanno trattando come animali». Un altro richiedente asilo ha detto: «Sono 24 giorni per me», e un altro ancora: «Sono qui da 13 giorni». La persona che detiene il “record” è un uomo siriano basso che sta perdendo i capelli e che con la mano alzata ha detto: «Sono qui da 30 giorni – un mese!».
Monica Hebbinghaus, una portavoce dell’amministrazione di Berlino, è a conoscenza del fatto che alcuni richiedenti asilo stanno dormendo per strada. Hebbinghaus dà la responsabilità al caos provocato dal numero sempre maggiore di persone che stanno arrivando nel paese. A un certo punto, ha raccontato, alcuni richiedenti asilo visibilmente frustrati hanno tentato di entrare senza autorizzazione nel centro di verifica delle richieste. Hebbinghaus ha anche detto che molti richiedenti asilo non stavano seguendo le istruzioni. Dovrebbero aspettare il loro turno nelle strutture per rifugiati, ma ogni giorno si presentano al centro anche senza essere stati chiamati. Poi ha aggiunto: «Stiamo parlando di un numero di richiedenti asilo nelle ultime due settimane che normalmente vediamo in un anno intero. È quasi al di là di qualsiasi capacità umana gestire una situazione di questo tipo».
© Washington Post 2015