Il Papa ha incontrato Kim Davis
Il Vaticano ha confermato l'incontro con la funzionaria del Kentucky che – dicendo di agire "sotto l'autorità di Dio" – non permette alle coppie gay di sposarsi
L’avvocato di Kim Davis, l’impiegata pubblica del Kentucky che ha passato cinque giorni in prigione per essersi rifiutata di rilasciare le licenze di matrimonio ad alcune coppie omosessuali, dicendo di agire “sotto l’autorità di Dio”, ha detto che la donna ha incontrato privatamente il Papa a Washington la scorsa settimana. I matrimoni gay sono legali in tutti gli Stati Uniti ma Davis ha deciso di non dare licenze matrimoniali alle coppie gay, istruendo il suo ufficio a fare lo stesso; e dato che la sua carica è elettiva, le autorità statunitensi non possono rimuoverla dall’incarico.
La notizia dell’incontro è stata data dal sito statunitense di notizie sul Vaticano Inside the Vatican, che a sua volta cita direttamente Davis, i suoi avvocati e fonti vaticane anonime. La notizia è stata data, comunque, dalle maggiori testate internazionali: il New York Times ha anche intervistato telefonicamente l’avvocato di Kim Davis, Matt Staver, che ha pubblicato un comunicato raccontando l’incontro sul sito di un gruppo cristiano di cui è presidente. Dal Vaticano è arrivato un commento nella mattinata di mercoledì 30 settembre: Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha detto di non voler negare che l’incontro sia avvenuto ma di non voler fare commenti in merito.
Kim Davis, accompagnata dal marito, avrebbe incontrato Papa Francesco presso la nunziatura apostolica del Vaticano a Washington DC giovedì 24 settembre. Davis si trovava già a Washington per ritirare un premio che le era stato assegnato da un’associazione di conservatori, proprio per la sua posizione contro il matrimonio omosessuale. Staver, l’avvocato di Davis, ha detto che l’appuntamento era stato organizzato attraverso i funzionari del Vaticano e non attraverso i vescovi o la Conferenza episcopale degli Stati Uniti, e che è avvenuto nel pomeriggio dopo che il Papa aveva parlato al Congresso.
Le varie fonti riportano anche alcuni dettagli sull’incontro: sarebbe durato circa un quarto d’ora; Papa Francesco avrebbe parlato con Davis e il marito in inglese; Davis avrebbe chiesto al Papa di pregare per lei e il Papa avrebbe chiesto a sua volta alla donna di pregare per lui; il Papa avrebbe infine dato a Davis due rosari, l’avrebbe ringraziata per il suo coraggio e spronata a essere forte.
Durante il suo viaggio negli Stati Uniti, il Papa è stato apprezzato per una serie di dichiarazioni e posizioni definite da molti giornali “progressiste” e nei suoi discorsi pubblici non ha fatto commenti sui matrimoni omosessuali. Nell’intervista data sul volo di ritorno dal suo viaggio negli Stati Uniti, però, il Papa ha parlato di obiezione di coscienza difendendola. La domanda che gli è stata posta faceva un riferimento piuttosto esplicito al caso di Kim Davis:
Sappiamo che lei ha visitato le piccole sorelle dei poveri e che voleva così sostenere la loro causa anche giudiziaria contro la riforma sanitaria di Obama. Sosterrebbe anche i funzionari governativi che per obiezione di coscienza non portassero avanti le pratiche per i matrimoni gay?
«Non posso avere in mente tutti i casi specifici, ma posso dire che l’obiezione di coscienza è un diritto. E se a una persona non si permette di fare l’obiezione di coscienza, gli si nega un diritto. In ogni struttura giudiziaria deve entrare l’obiezione di coscienza, perché è un diritto umano. Altrimenti, finiamo nella selezione dei diritti: questo è un diritto di qualità, questo no. Sempre mi ha commosso quando da ragazzo ho letto parecchie volte la Chanson de Roland, che descrive la scena dei maomettani in fila davanti al fonte battesimale o alla spada. Dovevano scegliere, non era loro permessa l’obiezione di coscienza. È un diritto umano: un funzionario di governo è una persona umana e ha quel diritto».