Robert Mugabe all’ONU: «Non siamo gay»
Il presidente dello Zimbabwe stava parlando dei diritti dei gay, dicendo che sono contrari ai valori del suo paese e rivendicando il diritto di opporsi a una loro estensione
Durante il suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe ha parlato anche del riconoscimento dei diritti dei gay lanciandosi in un’appassionata difesa di chi, come lui, ci si oppone. Mugabe, in particolare, si è lamentato delle critiche che ricevono gli oppositori dei diritti dei gay, parlando di un “doppio standard” deciso dagli “autoproclamati prefetti dei nostri tempi” e chiedendo che venga rispettato anche il diritto di chi “osa ragionare in modo indipendente”. Intorno al minuto 11 del suo discorso, poi, Mugabe ha detto:
Rifiutiamo allo stesso modo i tentativi di prescrivere “nuovi diritti” contrari ai nostri valori, alle nostre norme e tradizioni e al nostro credo. Non siamo gay.
La frase di Mugabe è stata accolta da chi era in sala in quel momento con qualche risata, che si sente nel video, e applausi di circostanza.
Mugabe ha 91 anni ed è al potere dal 1980, tra repressione del dissenso e accuse di corruzione, persecuzione delle minoranze etniche, appropriazione personale degli aiuti internazionali e violazioni dei diritti umani. È stato rieletto per sette mandati consecutivi, prima come primo ministro e poi come presidente. Dopo la sua ennesima contestata rielezione del 2002, l’Unione Europea e gli Stati Uniti imposero delle sanzioni al presidente Mugabe e lo dichiararono “persona non grata” – formula latina che indica il rappresentante di uno Stato non più gradito – insieme con sua moglie e i suoi più stretti collaboratori. Le sanzioni prevedevano, e prevedono tuttora, il congelamento dei beni all’estero e il divieto di ingresso in territorio europeo e statunitense.