• Moda
  • Lunedì 28 settembre 2015

La sfilata di Dolce&Gabbana

Molti colori, molta Italia del Dopoguerra come da repertorio, ma anche la trovata delle modelle che si fanno i selfie

di Enrico Matzeu – @enricomatzeu

(GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)
(GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)

Dal 2013, il marchio Dolce&Gabbana degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana è l’unico, tra quelli italiani più importanti, a non essere inserito nel calendario ufficiale di Milano Moda Donna a causa di una polemica con Mario Boselli, allora presidente della Camera Nazionale della moda (che organizza la fashion week di Milano): dato che il marchio dei due stilisti non aderisce alla Camera della moda – con cui ci sono state tensioni sui pagamenti e sul ruolo stesso dell’associazione – è escluso dal calendario ufficiale. Ciò non toglie che gli stilisti possano organizzare autonomamente il loro evento, come hanno fatto anche stavolta, domenica 27 settembre.

Si parla sempre molto delle sfilate di Dolce&Gabbana perché tra quelle italiane sono solitamente le più spettacolari. Quest’anno l’idea è stata affidata alle modelle, che si facevano dei selfie tra di loro sulla passerella, scompigliando i rigori consueti delle successive marce e l’abituale rigidità degli arti superiori. Le foto fatte dalle modelle venivano trasmesse in un grande schermo sopra al pubblico e gli autoscatti sono stati pubblicati poi sugli account dei social network di Dolce&Gabbana.

Come scrive il Guardian, la collezione per la primavera/estate 2016 non si è ispirata – per la prima volta dopo tanto tempo – solamente alla Sicilia (la regione di origine di Domenico Dolce), ma a tutta l’Italia. Il titolo della sfilata era “Italia is love” e sulla passerella è stata ricreata una via italiana degli anni Cinquanta – periodo a cui l’immaginario Dolce&Gabbana attinge con assiduità – con alcuni negozi, tra cui un fruttivendolo. La colonna sonora era la canzone That’s amore di Dean Martin e hanno sfilato 92 look (Dolce&Gabbana disegna un numero molto alto di vestiti per ogni collezione). Gli abiti erano decorati (molto) con pietre e cristalli e avevano ricamati o stampati alcuni dei principali monumenti italiani, dalla Torre di Pisa al Colosseo. C’erano anche ritratti di Dante Alighieri ed effigi della Madonna e nell’uscita finale le modelle hanno indossato delle tuniche corte con stampate le cartoline di alcune città italiane. Tra gli accessori si notavano gli orecchini a forma di limone o le borse a forma di macchina fotografica. Stefano Gabbana ha detto ai giornalisti prima della sfilata che l’ispirazione per questa collezione gli è venuta leggendo un libro sulla moda italiana dopo la seconda Guerra Mondiale, tempo di ricerca di abbellimenti e di nuovo interesse turistico per l’Italia.

Su Vogue America, partendo dalla sfilata di Dolce&Gabbana, Sarah Mower ha fatto una riflessione sull’insistenza sullo stile e la cultura italiana di alcuni marchi italiani nelle loro collezioni. Secondo Mower, infatti, hanno adottato lo stesso approccio anche Alessandro Michele, con l’ultima collezione di Gucci, e Pier Paolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri, di Valentino, con la sfilata di Alta Moda a Roma lo scorso giugno.
Sul piano economico le cose per Dolce&Gabbana stanno andando bene e nell’anno finanziario che si è chiuso lo scorso 31 marzo hanno venduto nei loro 334 negozi in tutto il mondo circa 1 miliardo di euro.