«Il pubblico è un esaminatore, ma un esaminatore distratto»
È l'ultima frase del saggio più famoso di Walter Benjamin, filosofo e critico letterario tedesco morto oggi 75 anni fa
Walter Benjamin, uno dei filosofi e critici letterari più famosi del Novecento, è morto il 26 settembre del 1940, settantacinque anni fa. Benjamin era nato a Charlottenburg, in Germania, nel 1892. Fu uno dei più importanti intellettuali della Germania fra le due Guerre mondiali: negli anni Venti e Trenta pubblicò diversi saggi, tradusse in tedesco parte dei Fiori del male del celebre poeta francese Charles Baudelaire e strinse rapporti con importanti intellettuali come Theodor W. Adorno e Georg Lukács. Benjamin era nato da una famiglia ebrea e scappò dalla Germania nel 1932. Morì in esilio a Portbou, vicino Girona, in Spagna, nel 1940. L’ipotesi più accreditata è che Benjamin si sia suicidato, ma negli ultimi anni diverse ricostruzioni hanno parlato di punti mai chiariti riguardo i suoi ultimi giorni di vita (un popolare saggio del 2001 ha sostenuto che sia stato ucciso da agenti dell’URSS).
Il saggio più letto di Benjamin è probabilmente L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, un saggio sulla trasmissione e la condivisione di opere artistiche uscito nel 1936 (in Italia è stato pubblicato da Einaudi). Le ultime due frasi del saggio sono riferite al cinema, ma l’ultima può tornare buona anche per altri contesti.
Il cinema svaluta il valore culturale non soltanto inducendo il pubblico a un atteggiamento valutativo, ma anche per il fatto che al cinema l’atteggiamento valutativo non implica attenzione. Il pubblico è un esaminatore, ma un esaminatore distratto.