Le foto della sfilata di Prada
Che ha generato giudizi visionari da parte di alcuni commentatori, e la consueta attenzione agli abiti ma anche alle modelle
di Enrico Matzeu – @enricomatzeu
Giovedì 24 settembre, nella seconda giornata di Milano Moda Donna, Prada ha presentato la collezione primavera/estate 2016 e i giornali ne parlano ancora molto. La sfilata era nella sede dell’azienda, in via Fogazzaro a Milano e gli spazi (colorati in oro) erano stati allestiti con strutture di plexiglass che pendevano dal soffitto. La colonna sonora ha usato pezzi come “Lady Scarface” di Lydia Lunch e una cover di “Gloomy Sunday”. Tim Blanks su Business of Fashion ha spiegato con una serie di metafore aliene e alienanti l’atmosfera della sfilata: «pensate alla nuova collezione di Prada come un cocktail party per le mogli strafatte di piloti di navicelle spaziali. Quella stampa del razzo era un segnale, i completi, piccoli e ordinati, un altro. Considerate gli orecchini sferici, gli stivaletti bassi argentati, la selva di paillettes con dischi volanti che avvolgono le spalle, i canapè arrotolati in plexiglass come cibo disidratato di astronauti e poi alcolici e barbiturici rappresentati dalla musica narcotizzante».
Gli addetti ai lavori hanno fatto notare il ritorno del tailleur, che Prada ha disegnato con uno stile anni Sessanta, e l’uso appunto di molte paillettes di varie misure. Anche Angelo Flaccavento sul Sole 24Ore non ha risparmiato enfasi e barocchismi linguistici: «la collezione è un regesto di tutto il Prada-pensiero in tema di classicismo, perbenismo e borghesia, frullato ed esploso attraverso un acceleratore psichedelico di particelle che scompone le superfici in righe ritmiche, che fa planare la sottoveste, d’organza, su gonna e camicetta, che fa brulicare paillette scintillanti su abiti scivolati, mentre alle orecchie roteano palle da discoteca e le labbra virano su tonalità metalliche. In passerella l’effetto è un crescendo ipnotico, carico di quel rigore estremo che solo può diventare sovversione assoluta».
La sfilata è stata aperta dalla modella spagnola Mayka Merino. Secondo Vogue America sfilare per Prada è molto importante per la carriera di una modella: in un articolo si spiega che la visibilità che dà quella sfilata non la dà forse nessun’altra e che con il tempo il casting delle modelle per Prada è diventato una sorta di «barometro con il quale vengono poi giudicate le altre sfilate, e anche un arbitro delle regole dell’industria del beauty». Le modelle avevano un taglio di capelli particolare con alcuni ciuffi piatti attaccati alla fronte e un rossetto dorato che è stato molto fotografato e ripreso da molte riviste di settore. In passato Prada ha fatto sempre delle scelte originali, come ad esempio far sfilare modelle famose negli anni Novanta che si erano poi ritirate. È successo con Kristen McMenamy nel 2004 e Gemma Ward nel 2014, mentre nella sfilata maschile per l’autunno/ inverno 2012 ha fatto sfilare alcuni attori di Hollywood, come Adrien Brody, Willem Dafoe e Jamie Bell.
Miuccia Prada – capo dell’azienda assieme al marito Patrizio Bertelli – era assente perché il giorno prima era morta un’anziana zia. A incontrare la stampa è stato il direttore dell’ufficio creativo di Prada, Fabio Zambernardi, molto meno conosciuto, visto che alla fine delle sfilate solitamente esce a salutare il pubblico solo Miuccia Prada. Sulla collezione Zambernardi ha detto che è pensata «sull’idea di un vestito, o sulla memoria di un vestito come memoria di un’altra epoca». Prada ha registrato un calo del fatturato del 23 per cento nella prima metà del 2015 e il calo delle vendite è causato anche dalla difficile situazione economica in Cina, che è solitamente uno dei mercati più forti per Prada.