Gli attacchi contro i migranti in Finlandia
Ce ne sono stati diversi negli ultimi giorni, ma la Finlandia non sembra il paese preferito dai migranti: fa troppo freddo, per esempio
Venerdì nella città finlandese di Lahti, a circa 90 chilometri a nord della capitale Helsinki, una quarantina di manifestanti che stava protestando contro l’arrivo di migranti nel paese ha attaccato un pullman con a bordo 49 migranti. I manifestanti – che erano vestiti con i mantelli bianchi e i cappucci tipici del Ku Klux Klan, il noto gruppo razzista americano – hanno lanciato sassi e fuochi artificiali verso il pullman. Secondo il giornale finlandese Yle, alcuni sassi sono stati lanciati anche contro il personale della Croce Rossa locale, che era sul posto per fornire assistenza ai migranti. Nell’attacco nessuno è rimasto ferito.
Giovedì sera a Kouvola, poco lontano da Lahti, un uomo di cinquant’anni ha lanciato una bomba incendiaria contro un edificio che avrebbe dovuto ospitare un altro gruppo di migranti. Più a nord, nella città di Tornio al confine con la Svezia, 200 persone hanno formato una catena umana nel tentativo di impedire ai migranti di varcare il confine. Il primo ministro finlandese Juha Sipila ha descritto gli incidenti come «casi isolati» e ha detto che la Finlandia è un paese «aperto e tollerante». Il secondo partito politico in Finlandia, comunque, è il movimento populista e xenofobo “Partito dei Finlandesi”.
Fino ad oggi la Finlandia ha registrato 14 mila richieste di asilo politico, otto volte le richieste che aveva ricevuto nel 2014. Entro la fine dell’anno sono attese un totale di 30 mila richieste. Sono numeri elevatissimi considerato che in Finlandia vivono poco più di cinque milioni di persone. Per capire la dimensione di quello che succede: è come se l’Italia avesse ricevuto 168 mila richieste di asilo invece delle circa 25 mila che ha ricevuto nel corso dei primi mesi del 2015.
A quanto pare molti migranti una volta arrivati in Finlandia cercano però di lasciare il paese. Una delle ragioni potrebbe essere la diffusione di sentimenti xenofobi, ma secondo alcuni migranti intervistati da AFP potrebbero esserci anche ragioni più prosaiche. Uno di loro ha detto: «Potete dire a tutti che odio la Finlandia. Fa troppo freddo, non c’è tè, non ci sono ristoranti, bar, nessuno per strada: soltanto automobili». Secondo AFP un gruppo di quindici richiedenti asilo in attesa nella stazione di Tornio, in Finlandia, la pensava allo stesso modo. La Svezia, dove molti migranti ritornano dopo aver raggiunto la Finlandia, non ha un clima particolarmente più mite, ma ha molte comunità di rifugiati più ampie e strutturate.
Una settimana fa diversi autobus carichi di migranti provenienti dalla Svezia sono ritornati indietro quando il confine è stato bloccato da alcuni dimostranti finlandesi. Molti altri migranti decidono da soli di ritornare in Svezia. Secondo il dipartimento dell’Immigrazione del governo finlandese, circa 200 domande di asilo fatte da altrettanti cittadini iracheni sono scadute la scorsa settimana, segno che i richiedenti hanno probabilmente lasciato il paese. I giornali finlandesi hanno raccontato di alcuni richiedenti asilo che hanno postato video e messaggi su una pagina Facebook popolare tra i migranti per scoraggiarli a raggiungere la Finlandia. Secondo AFP è possibile che alla fine dell’anno le domande d’asilo saranno molto inferiori alle 30 mila stimate dal governo.
I migranti che arrivano in Finlandia provengono quasi tutti da paesi in guerra o comunque con elevati livelli di violenza come Siria, Afghanistan e Iraq. È relativamente da poco tempo che in Europa sono cominciati ad arrivare grandi flussi di cittadini iracheni, una tendenza che secondo l’ONU si accentuerà nei prossimi mesi. Fino ad ora la guerra in Iraq ha avuto meno conseguenze sulla popolazione civile – almeno nel complesso – rispetto alla guerra in Siria, ma ha prodotto comunque più di tre milioni di profughi, la maggior parte dei quali al momento si trova ancora all’interno dei confini iracheni. Venerdì l’ONU ha detto che questa è una situazione che potrebbe cambiare. L’esercito iracheno potrebbe cominciare nei prossimi mesi un attacco contro Mosul, la più importante città irachena sotto il controllo dello Stato Islamico (o ISIS), e gli scontri potrebbero produrre fino a mezzo milione di nuovi profughi.