Il più bel romanzo sul pugilato
Per Tuttolibri è "Città amara" di Leonard Gardner, del 1969, che Fazi ha appena ripubblicato
L’editore Fazi ha appena ripubblicato “Città amara” (Fat City, nell’originale), nella traduzione di Stefano Tummolini. È l’unico romanzo di Leonard Gardner – autore di racconti e sceneggiatore, e anche attore – e uscì negli Stati Uniti nel 1969: John Huston ne fece un film con Stacy Keach e Jeff Bridges. Tuttolibri ha pubblicato sabato un articolo di Gardner sulla storia del libro.
Stockton, la città dove è ambientato Città amara, è il posto dove sono nato. Mio padre era un ispettore dell’ufficio postale e un ex pugile non professionista, che ammiravo e al quale piaceva condividere i ricordi del ring. «Non riuscivano neanche a sfiorarmi col guantone», gli piaceva dire, e quando finalmente mi regalò un paio di guantoni mi resi conto che colpirlo era davvero impossibile.
Stockton si trova su un ampio delta molto fertile, la cui ricchezza di terreno e acqua lo hanno reso una delle più importanti aree di produzione di frutta e verdura nonché un importante centro per il lavoro agricolo, noto per i suoi salari bassi e la fatica fisica. Allora Stockton era considerato come il più grande agglomerato di taverne e bordelli a ovest di Chicago, un’etichetta degna di nota per una cittadina che allora contava una popolazione di appena ottantamila abitanti. I lavoratori andavano e venivano, ciondolavano sui marciapiedi e dormivano nelle fatiscenti pensioni costruite durante l’epoca della corsa all’oro. I campi, i frutteti e i conservifici offrivano ad alcuni un lavoro a breve termine; mentre i numerosi bar e negozi di liquori offrivano agli altri una via di fuga.
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