Cosa ha deciso l’Europa sui migranti
Poca roba: sarà stanziato un miliardo di euro per le agenzie dell'ONU che si occupano di rifugiati e ci saranno più punti di controllo lungo i confini europei
Nella notte tra mercoledì e giovedì i capi di stato e di governo dell’Unione Europea – riuniti a Bruxelles, in Belgio – hanno concordato lo stanziamento di un miliardo di euro per aiutare le organizzazioni delle Nazioni Unite che si occupano di migranti, in particolare delle persone che da mesi si trovano nei campi profughi in Medio Oriente a causa della guerra in Siria.
L’UE si è anche impegnata a fornire più aiuti e assistenza a Turchia, Giordania e Libano, dove si trova la maggior parte dei profughi, in particolare con il governo turco c’è un impegno per intensificare i rapporti diplomatici e di cooperazione. Sono state accolte in parte anche le richieste dei paesi dell’est Europa che in questi mesi hanno dovuto gestire flussi straordinari di migranti: riceveranno maggiore assistenza e fondi per il finanziamento delle attività di controllo lungo i confini. Saranno istituiti nuovi punti di controllo alle frontiere per accelerare le procedure, riducendo i tempi di attesa per i richiedenti asilo.
La promessa di maggiori aiuti ai paesi dell’est Europa ha alleviato un po’ le tensioni rispetto ai giorni scorsi, quando a maggioranza i ministri degli Interni dell’UE avevano deciso di approvare il piano della Commissione europea per la ricollocazione di 120mila migranti con quote obbligatorie per ogni paese. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha detto che i negoziati nella notte sono stati “eccellenti” e che si sono svolti in “un’atmosfera migliore di quanto mi aspettassi”. Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo, ha detto di essere soddisfatto per i risultati raggiunti, ma ha ricordato che nei campi profughi in Medio Oriente ci sono milioni di persone, e che occorre essere pronti per nuovi e consistenti flussi di migranti. Da inizio anno si stima che in Europa siano arrivati almeno 500mila migranti e potrebbero arrivarne altre centinaia di migliaia prima della fine del 2015.
Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ha commentato i risultati raggiunti parlando di una vittoria per l’Italia e per l’Europa:
Sono stati necessari sei mesi e tre vertici europei, ma con la decisione di stanotte possiamo finalmente dire che l’immigrazione diventa una questione europea, a tutti i livelli.
Nel documento finale appena licenziato, infatti, si dice chiaramente che hotspot, rimpatri e suddivisione equa dei rifugiati (attraverso la cosiddetta relocation) sono tre iniziative che si tengono insieme. Tutte e tre insieme.
È una vittoria per chi come l’Italia dal primo giorno chiede una politica comune, non la miope ed egoista chiusura nazionalista.
Ma è anche un vittoria per chi crede nell’Europa come casa di valori, comunità di destini, luogo di speranza. Siamo un popolo, non solo una massa aggregata di statistiche. E per questo affrontiamo insieme le sfide e i problemi storici del nostro tempo.
Stanotte a Bruxelles ha vinto un’idea di Europa solidale: adesso tutti al lavoro per realizzarla. L’Italia patria dei diritti e degli ideali farà la sua parte a testa alta e con l’orgoglio di chi lavora per salvare le vite dei nostri fratelli rifugiati e per salvare l’identità europea.
Anche il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha detto di essere soddisfatta dalla riunione finita questa notte, mentre il presidente francese François Hollande ha detto che la crisi dei migranti richiede uno sforzo internazionale da parte di tutti, chiedendo ad altri paesi come Stati Uniti e Canada di fare la loro parte.
I commenti da parte dei leader dei paesi dell’Europa dell’est sono stati invece meno positivi. Il primo ministro croato, Zoran Milanović, ha detto di avere chiesto ai leader europei di fare tutto il possibile per controllare i flussi alla fonte, quindi sulle rotte che dalla Turchia portano alla Grecia, ricordando che il suo paese ha dovuto accogliere in pochi giorni decine di migliaia di persone. Il meno soddisfatto è stato il primo ministro ungherese, Viktor Orban, secondo il quale nella riunione non sono state decise misure efficaci a sufficienza per “difendere i confini dell’Europa”. Orban è sostenitore di una politica piuttosto intransigente nei confronti dell’immigrazione: con il sostegno del Parlamento ha fatto erigere barriere lungo i confini con la Serbia e ha impegnato l’esercito per i controlli alle frontiere.
I leader europei torneranno a riunirsi per discutere di immigrazione a metà ottobre. Sarà probabilmente la prima occasione per valutare gli effetti delle decisioni assunte nella notte, che secondo diversi osservatori non sono comunque neanche lontanamente sufficienti per fare fronte a un’emergenza che coinvolge ormai milioni di persone.