Cosa c’è scritto nella lettera che una bambina di 5 anni ha consegnato a Papa Francesco
Sophie Cruz, figlia di due immigrati messicani irregolari, gli ha chiesto di impegnarsi sul tema dell'immigrazione. Il papa si trovava a Washington D.C.
Il 23 settembre Papa Francesco – Jorge Mario Bergoglio – si trovava a Washington D.C, negli Stati Uniti, dove a bordo dell’auto definita spesso “Papamobile” ha lentamente attraversato le strade principali, salutando le molte persone che erano lì per l’occasione. Al passaggio di Bergoglio una bambina di cinque anni, vestita con un abito tradizionale messicano, ha superato le transenne che impedivano alle persone di avvicinarsi: la sicurezza l’ha fermata ma a un segnale dì Bergoglio ha deciso di lasciarla passare. La bambina si chiama Sophie Cruz e ha consegnato al Papa una lettera e una maglietta.
Sophie Cruz è nata negli Stati Uniti – e quindi è americana – ma i suoi genitori sono messicani e prima della sua nascita sono entrati illegalmente negli Stati Uniti, dove ancora vivono. Sulla maglietta che Cruz ha consegnato a Bergoglio c’era scritto “¡Papá Rescata DAPA!”, “Papa, salva il DAPA”. Il DAPA (Deferred Action for Parents of Americans and Lawful Permanent Residents) è un progetto annunciato nel 2014 dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama – poi diventato ordine esecutivo – e ha l’obiettivo di aiutare certi immigrati irregolari (per esempio quelli con figli) a ottenere il permesso di vivere regolarmente negli Stati Uniti, ed evitare che vengano rimpatriati e quindi separati dai loro figli.
La richiesta di Cruz ha a che fare col fatto che un eventuale futuro presidente Repubblicano abolisca il DAPA, rendendo ancora più complicata la situazione degli immigrati irregolari. Il Guardian scrive che Cruz è andata a Washington insieme a suo padre e alcuni altri immigrati, per “vedere il Papa dare un impulso alle riforme sull’immigrazione“.
La lettera che Cruz ha consegnato a Bergoglio (sembra fosse accompagnata da alcuni disegni) era scritta in spagnolo e Bergoglio l’ha accettata e conservata. Nelle ore successive al suo incontro con Bergoglio alcuni giornali statunitensi hanno però intervistato Cruz che ha recitato a memoria la lettera, sia in spagnolo che in inglese: di seguito la trascrizione della lettera di Cruz, così come lei l’ha “ripetuta a memoria”. Il linguaggio della lettera e il fatto che Cruz l’abbia imparata a memoria fanno pensare a un’efficace e programmata azione di sensibilizzazione sul tema dell’immigrazione, messa in atto da un gruppo di adulti grazie a lei.
Ciao, mi chiamo Sophie Cruz, ho 5 anni e sono una cittadina statunitense con radici messicane. Vivo a Los Angeles, in California, nel cuore dell’agricoltura. I miei genitori arrivano da Tuxtepec, in Messico. Voglio parlarti della tristezza nel mio cuore, dovuta al fatto che ICE [un’agenzia federale che si occupa d’immigrazione] potrà un giorno deportare i miei genitori. Ho il diritto di vivere con i miei genitori. Ho il diritto di essere felice. Mio padre lavora molto in un’azienda che si occupa di zincatura del metallo. Tutti gli immigrati come mio padre danno da mangiare a questa nazione. Di conseguenza, meritano di vivere con dignità. Meritano di essere rispettati. Meritano riforme sull’immigrazione che possano aiutare questa mia nazione, perché se le sono guadagnate lavorando duramente nelle fattorie, raccogliendo arance, cipolle, angurie, meloni, spinaci, lattuga e molti altri ortaggi. Non dimenticarti dei bambini, prenditi cura di chi soffre perché non ha genitori, per colpa della guerra, della violenza o della fame.