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  • Mercoledì 23 settembre 2015

Il Musée d’Orsay di Parigi è chiuso per sciopero da due giorni

E al momento non è chiaro quando riaprirà: i lavoratori protestano contro le proposte di apertura sette giorni su sette

(LPLT / Wikimedia Commons)
(LPLT / Wikimedia Commons)

Aggiornamento del 24 settembre: Durante un’assemblea generale organizzata nella mattina del 24 settembre, i dipendenti hanno deciso di sospendere lo sciopero iniziato il 22 settembre. Il Musée d’Orsay è ora di nuovo aperto e Splendeurs et misères, images de la prostitution  è visitabile. I sindacati e la direzione del museo hanno raggiunto un accordo: l’apertura sette giorni su sette del museo inizierà da questo inverno (e non più dall’autunno) e prima dell’inizio dell’apertura sette giorni su sette il museo dovrà assumere alcuni nuovi dipendenti per assicurare la copertura dei turni.

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Il Musée d’Orsay – uno dei più importanti musei di Parigi – è chiuso dal 22 settembre a causa dello sciopero di alcuni suoi dipendenti. Lo sciopero ha costretto gli amministratori del museo a sospendere e posticipare a data indefinita l’attesa inaugurazione di Splendeurs et misères, images de la prostitutionun’esposizione sulla rappresentazione artistica della prostituzione. Lo sciopero è stato indetto dal sindacato CGT-Culture (Confédération générale du travail), uno dei principali sindacati francesi. Le Figaro scrive che a scioperare sono soprattutto – ma non solo – gli agenti di sorveglianza del museo: il 22 settembre hanno aderito allo sciopero 34 su 37 di loro.

I lavoratori del sindacato CGT scioperano contro la decisione del governo francese di tenere aperto il Musée d’Orsay, il Louvre e il museo della reggia di Versailles sette giorni su sette, per aumentare le visite scolastiche ai tre musei, i più importanti e conosciuti di Parigi. Al momento tutti e tre i musei hanno un giorno di chiusura (per il Musée d’Orsay è il lunedì) e l’apertura sette giorni su sette – che per ora è solo una proposta – dovrebbe cominciare dal 2 novembre. In Francia se ne parla però da alcuni giorni, soprattutto da quando a inizio settembre il presidente francese François Hollande ha detto: «Entro l’autunno il giorno di chiusura dei musei diventerà il giorno delle visite scolastiche. Vogliamo offrire ai giovani francesi tutte le possibilità di imparare, di emozionarsi e di ammirare le opere».

L’idea di aprire i musei ogni giorno della settimana è motivata dal fatto che al momento i tre più grandi musei di Parigi non riescono ad accettare tutte le richieste delle scuole, dato che sono già molto visitati dai turisti. Alain Lombard, amministratore generale del Musée d’Orsay ha detto: «In questo momento non riusciamo ad accogliere tutte le scolaresche che fanno richiesta. Rifiutiamo una domanda su due. Restando aperti anche il lunedì, potremmo far scoprire il museo ai giovani». Fleur Pellerin, ministro della Cultura francese, ha spiegato che Louvre, il museo di Versailles e il Musée d’Orsay – tutti e tre gestiti dallo Stato – potrebbero restare aperti un giorno in più alla settimana e accogliere così con più facilità anche disabili e persone con un basso reddito.

Già il 15 settembre i lavoratori del Musée d’Orsay iscritti a CGT-Culture avevano spiegato in una lettera le motivazioni del loro sciopero: secondo loro non c’è al momento abbastanza personale per supportare un ulteriore giorno di apertura. Una costante apertura del museo creerebbe anche problemi logistici legati ai turni di lavoro, dicono, oltre a rendere più faticosa la manutenzione e la pulizia del museo. Il 23 febbraio un’assemblea generale dei lavoratori di CGT-Culture ha deciso di continuare lo sciopero: non è ancora chiaro quando il museo potrà riaprire e quando l’esposizione Splendeurs et misères, images de la prostitution potrà essere inaugurata.

Nel frattempo in Francia il dibattito politico e sindacale sullo sciopero, le sue ragioni e i disagi per i turisti è intenso e simile a quello che c’è da alcuni giorni in Italia, dopo che venerdì 18 settembre alcuni siti archeologici di Roma – tra cui il Colosseo – hanno ritardato l’apertura a causa di un’assemblea sindacale dei lavoratori di quei siti archeologici. Il governo italiano subito dopo ha deciso con un decreto legge di equiparare i musei ai servizi pubblici essenziali, introducendo così criteri più stringenti per l’organizzazione degli scioperi.