I guai di Volkswagen, spiegati
Dopo il caso dei motori "truccati", anche in Europa si chiedono verifiche sulle emissioni delle auto: intanto la società ha accantonato 6,5 miliardi di euro per l'eventuale multa
Lunedì sera, durante un evento di presentazione della nuova Passat a New York, il CEO di Volkswagen in Nord America, Michael Horn, ha parlato pubblicamente per la prima volta dello scandalo dei motori “truccati” che ha coinvolto l’azienda tedesca, dicendo che la società è stata disonesta, che ha tradito la fiducia dei suoi clienti e del pubblico e che, in sintesi, «ha fatto un gran casino». Martedì l’azienda ha detto che le automobili che montano il dispositivo che camuffa le emissioni di sostanze inquinanti dei motori sono 11 milioni.
Le dichiarazioni di Horn sono arrivate al termine di una giornata piuttosto difficile per Volkswagen, che ha perso più di 20 punti alla borsa di Francoforte, ha dovuto richiamare 482mila auto vendute negli Stati Uniti e ha dovuto sospendere la vendita di diversi modelli negli Stati Uniti, dopo aver ammesso di aver installato su molte auto un software per ingannare i test sulle emissioni nocive dei motori diesel, facendole apparire molto più basse di quelle reali. Martedì le cose non sono migliorate: altri paesi hanno detto che effettueranno controlli sulle auto Volkswagen e il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha avviato un’indagine penale sulla vicenda, secondo quanto riferito da diversi giornali. Dopo che Volkswagen ha detto che le auto col motore “truccato” sono 11 milioni, le sue azioni hanno perso un altro 19,82 per cento, dopo il 20 per cento del giorno precedente.
Per quanto riguarda il CEO di Volkswagen, Martin Winterkorn (Horn si occupa solo della regione del Nord America), il giornale tedesco Tagesspiegel aveva scritto di un cambio al comando dell’azienda da ufficializzare il 25 settembre: il posto di Winterkorn verrebbe preso da Matthias Müller, attuale capo di Porsche. Più tardi però, Reuters ha comunicato che un portavoce di Volkswagen ha detto che le voci che girano su una sostituzione di Winterkorn sono assolutamente infondate. Nel pomeriggio di martedì Volkswagen ha pubblicato un video in cui Winterkorn si scusa per il comportamento tenuto dall’azienda ma dice di volere continuare ad essere il CEO di Volkswagen.
Della storia dei motori “truccati” Volkswagen si era cominciato a parlare venerdì 18 settembre, dopo che a luglio l’EPA – l’agenzia statunitense per la protezione ambientale – aveva minacciato Volkswagen di non fornire licenze per la vendita di automobili nel 2016 nel caso non spiegasse gli strani risultati di alcuni test indipendenti effettuati su automobili vendute fra il 2009 e il 2015, fra cui modelli molto popolari come Passat, Golf e Audi A3. Per mesi Volkswagen aveva dato la colpa dei risultati di quei test a problemi tecnici, ma in un secondo momento aveva confessato di aver barato nei test sulle emissioni nocive.
Secondo l’EPA, Volkswagen ha montato su cinque modelli – Jetta, Beetle, Audi A3, Golf, Passat – un dispositivo studiato per capire quando la macchina era sottoposta a un test delle emissioni. Il dispositivo, una volta rilevato l’utilizzo dello strumento che simulava le particolari condizioni di guida urbana, riduceva sensibilmente le emissioni del motore rispetto all’utilizzo in strada, così da passare i controlli senza problemi. Il motore esaminato, sostiene l’EPA, può emettere in realtà da 10 fino 40 volte la quantità consentita di ossido di azoto, un agente inquinante.
Lunedì 21 Volkswagen si è scusata pubblicamente con un comunicato per aver violato la fiducia dei suoi clienti, senza diffondere ulteriori dettagli sulla vicenda e confermando di stare collaborando con la EPA per le indagini e di aver avviato un’indagine interna per evitare che situazioni simili si possano verificare in futuro. Oltre al danno di immagine che deriverà dallo scandalo dei motori truccati, la Volkswagen rischia di ricevere una grossa multa dall’EPA e, in seguito all’apertura dell’indagine del Dipartimento di giustizia, anche pene individuali per i suoi dirigenti. Scrive Bloomberg che la società ha già accantonato 6,5 miliardi di euro (7,6 miliardi di dollari) da usare per pagare un’eventuale multa decisa dalla EPA. La multa potrebbe arrivare fino a 37.500 dollari per ogni auto “difettosa” venduta: se i numeri delle auto coinvolte verranno confermati, questo potrebbe portare a una multa totale di circa 18 miliardi di dollari. Come ha spiegato Bloomberg, tuttavia, è probabile che in ogni caso si arrivi a un accordo tra le parti: nessuno vuole che venga decisa una multa tanto grande da costringere Volkswagen alla chiusura.
Intanto anche il Congresso degli Stati Uniti ha confermato di aver avviato una sua indagine sulla vicenda dei motori truccati tramite la commissione parlamentare di sorveglianza e controllo e quella sul commercio e l’energia, e martedì il ministero dell’Ambiente della Corea del Sud ha detto che sarà avviata un’indagine su due modelli Volkswagen venduti nel paese, la Jetta e la Gold, e sulla Audi A3, spiegando che se verranno riscontrati problemi simili a quelli scoperti dall’EPA l’indagine sarà estesa a tutti i modelli Audi e Volkswagen con motore diesel.
Per ora non è chiaro se anche in Europa siano state vendute auto con il motore “truccato” o comunque non in regola rispetto ai limiti sulle emissioni, ma in molti temono che la cosa sia probabile, visto anche che i test sui motori delle auto in Europa vengono condotti da società private pagate dai produttori di auto. Secondo diversi esperti, inoltre, è possibile che anche altri produttori si siano avvalsi di sistemi per barare sull’inquinamento prodotto dai loro motori ed è possibile che il problema riguardi anche motori a benzina ed emissioni di CO2. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto a Volkswagen di «mostrare tutti gli elementi velocemente e in completa trasparenza». Il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, martedì ha detto che sarebbe necessaria un’indagine a livello europeo sui motori truccati, a questa richiesta si è aggiunto anche il ministro dei Trasporti britannico; il ministero dell’Ambiente tedesco ha chiesto ad altri produttori di auto in Germania di chiarire la loro posizione in merito alla vicenda e se avessero adottato sistemi simili a quelli di Volkswagen per superare i test anti-inquinamento negli Stati Uniti. Il ministero dei Trasporti italiano ha detto di aver avviato un’ indagine con Volkswagen e KBA, il principale omologatore delle auto Volkswagen in Europa, per scoprire se sia avvenuto «il medesimo illecito» anche per le auto vendute in Italia.