Il caso dei motori Volkswagen “truccati”
L'azienda ha ammesso di aver imbrogliato ai controlli sulle emissioni inquinanti: ha perso più di 20 punti in borsa e rischia una multa fino a 18 miliardi di dollari
L’azienda tedesca Volkswagen, uno dei più grandi produttori di automobili al mondo, ha perso più del 20 punti alla borsa di Francoforte dopo l’accusa di aver montato motori “truccati” su alcuni modelli di auto, allo scopo di imbrogliare ai controlli sulle emissioni inquinanti effettuati negli Stati Uniti. Secondo l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA), che sta indagando sulla questione, Volkswagen ha installato un software sulle centraline di motori diesel di 5 modelli venduti fra il 2008 e il 2015 in modo che risultassero meno inquinanti. Secondo l’EPA i motori “truccati” sono stati montati su 482mila automobili.
Volkswagen ha diffuso un comunicato scusandosi genericamente per aver violato la fiducia dei suoi clienti, ma senza aggiungere dettagli o precisazioni alle accuse dell’EPA. In un comunicato l’EPA scrive che Volkswagen ha ammesso l’uso dei software fraudolenti. Il CEO di Volkswagen, Martin Winterkorn, ha detto in un comunicato di essere «profondamente dispiaciuto» per avere «tradito la fiducia dei nostri clienti e del pubblico». L’EPA ha ordinato a Volkswagen di richiamare le 482mila auto col motore truccato e di bloccare la vendita negli Stati Uniti di modelli con lo stesso motore. Lunedì 21, scrive Agence France-Presse, Volkswagen ha fatto sapere che sospenderà la vendita di auto Volkswagen e Audi con motore diesel negli Stati Uniti. Volkswagen rischia di essere punita con una multa fino a 18 miliardi di dollari.
L’imbroglio di Volkswagen è emerso venerdì 18 settembre, dopo che a luglio l’EPA aveva minacciato Volkswagen di non fornire licenze per la vendita di automobili nel 2016 nel caso non spiegasse gli strani risultati di alcuni test indipendenti effettuati su automobili vendute fra il 2009 e il 2015, fra cui modelli molto popolari come Passat, Golf e Audi A3. Da mesi Volkswagen dava la colpa dei risultati di quei test a problemi tecnici. Al momento non è ancora chiaro se Volkswagen abbia montato motori truccati anche sui modelli in vendita in Europa.
Secondo l’EPA, Volkswagen ha montato su cinque modelli – Jetta, Beetle, Audi A3, Golf, Passat – un dispositivo studiato per capire quando la macchina era sottoposta a un test delle emissioni. Il dispositivo, una volta rilevato l’utilizzo dello strumento che simulava le particolari condizioni di guida urbana, riduceva sensibilmente le emissioni del motore rispetto all’utilizzo in strada, così da passare i controlli senza problemi. Il motore esaminato, sostiene l’EPA, può emettere in realtà fino a 10 o 40 volte la quantità consentita di ossido di azoto, un agente inquinante che compone il cosiddetto “smog”. Il Los Angeles Times ha scritto che secondo alcuni esperti di automobili i motori diesel che non rispettano i limiti sulle emissioni inquinanti sono più potenti ed efficienti rispetto a quelli “normali”.
L’imbroglio è stato inizialmente scoperto quando nel 2014 l’International Council on Clean Transportation, un’associazione no profit che compie test e analisi sulle emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto, ha compiuto controlli su strada sulle emissioni di alcuni modelli Volkswagen, confrontando i risultati ottenuti con quelli dei test col dinamometro. L’EPA ha quindi chiesto conto a Volkswagen dei risultati diversi dei test, ottenendo in cambio prima spiegazioni vaghe e solo in un secondo tempo una confessione. Secondo un portavoce di Volkswagen, l’azienda sta collaborando alle indagini dell’EPA e ha avviato un’indagine interna.
Oltre al danno d’immagine, alcuni analisti ritengono che Volkswagen rischia anche di essere indagata dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, rischiando pene individuali in aggiunta a una ingente multa pecuniaria dall’EPA.