La direzione nazionale del PD, interlocutoria
La relazione di Renzi approvata all'unanimità, ma la minoranza non ha votato, ma Bersani ha registrato "aperture significative", ma non si sa se Renzi le abbia fatte
La direzione nazionale del Partito Democratico si è tenuta lunedì per discutere di riforme, compresa quella del Senato che è arrivata in aula tra molte contestazioni senza essere prima esaminata dalla commissione Affari costituzionali. La riunione si è conclusa a fine pomeriggio con l’approvazione all’unanimità della relazione del segretario Matteo Renzi, ma al voto non ha partecipato la minoranza dissidente nei confronti della riforma del Senato, in particolare sulla non elettività dei senatori. La questione rimane ancora confusa, con accenni ad aperture da entrambe le parti che però si mescolano a bluff e strategie dialettiche. A fine riunione, in effetti, Bersani ha detto di avere percepito aperture significative da parte di Renzi, il quale però non aveva definito chiaramente in cosa si concretizzerebbero queste aperture. Anzi, Renzi ha avvertito di ritenere molto ardita l’eventuale scelta del presidente del Senato Grasso di aprire la ridiscussione sull’articolo 2.
La maggioranza del PD è favorevole alla riforma, vuole sveltire i tempi di approvazione ed evitare l’ostruzionismo dell’opposizione: ma 28 senatori del partito hanno firmato nelle scorse settimane degli emendamenti per modificarne il testo, in particolare per quanto riguarda l’articolo 2, sull’elettività o la non elettività diretta dei componenti del nuovo Senato.
«Adesso i voti sono diventati un po’ pleonastici. Andiamo alla sostanza: mi pare che Renzi abbia fatto un’apertura significativa». Così Pier Luigi Bersani appena arrivato alla Festa dell’Unità di Modena commenta l’intervento di Renzi alla direzione Pd. «Voglio essere chiaro ancora una volta – ha spiegato l’ex segretario – se si intende, come mi pare di avere capito, che gli elettori decidano, scelgano i senatori, e i consigli regionali ratificano, ne prendono atto, va bene, sono d’accordo. Perché è la sostanza di quello che abbiamo sempre chiesto. Decidono gli elettori, i senatori non li si fa in una trattativa a tavolino. Meglio tardi che mai, se è così». «Adesso – ha detto ancora – vedremo al Senato come verrà tradotta questa indicazione, questa apertura e se è così si può andare avanti senza bisogno di Verdini eh, perché quando ci mettiamo d’accordo – avverte – non c’è bisogno di nessuno».