Abolire il Senato
Anche il Foglio chiede al governo di cambiare la riforma che si sta discutendo: ma per fare il contrario di quello che dicono gli altri
Un articolo del Foglio si inserisce nel dibattito di questi giorni – settimane, mesi, anni – sul ruolo del Senato, mentre in Parlamento si discute di una riforma che se approvata ne ridimensionerebbe molto dimensioni e funzioni. La gran parte del dibattito – nella politica e sui giornali – si sta concentrando in questi giorni su come “salvare il Senato”, e quindi restituirgli elettività, influenza e competenze rispetto ai progetti iniziali del governo, come chiede l’opposizione e la minoranza interna del PD; il Foglio sostiene invece che sarebbe meglio abolire il Senato una volta per tutte e passare al monocameralismo, sistema rispettabile e funzionante adottato già da diverse democrazie moderne, invece che cercare precarie vie di mezzo. Una scelta del genere sarebbe stata però un po’ più laboriosa e politicamente complicata, perché avrebbe comportato modifiche più radicali della Costituzione.
Certe volte fa piacere essere d’accordo pure con Pino Pisicchio, presidente del Gruppo misto alla Camera: “Credo che sia giusto riflettere tutti insieme però sulla mission del Senato. Se questa mission non c’è più, allora forse ha ragione chi ha detto che è giusto abolirlo del tutto”. Volendo farla più filosofica, basterebbe prendere sul serio il “lodo Cacciari”, per chiamarlo così. Il filosofo e già fondatore del Pd ripete allo sfinimento, e non da ieri, che la “riformetta” del Senato così non va, e che la scelta logica e politica era di abolirlo e basta, il Senato. Da subito. Monocameralismo perfetto, senza intrugli.
Ora l’idea di abolirla in toto, la mala bestia, è venuta pure al premier Matteo Renzi e ad alcuni dei suoi più coraggiosi cavalieri della Tavola rotonda. Ma purtroppo è spuntata, ed è stata presentata, come “un Piano B”. La soluzione di riserva, ma si sa che messa così è più che altro una minaccia a vuoto.